Domenghini: «Da adolescente dormivo nelle stalle, all’Atalanta giocavo e lavoravo in fabbrica»
Alla Gazzetta: «All’Atalanta prendevo un milione all’anno, con l'Inter ho firmato un contratto in bianco e Moratti scrive: quindici. Sono arrivato con la Fiat 600».
"La mia fortuna, mi ha cambiato la vita. Non avevo niente, ho vinto e avuto tutto. Ero povero, sono salito in cima del mondo».
Suo padre aveva un’osteria a Lallio e lei era un ribelle. È così?
"Certo. Un’osteria con il pergolato e il campo da bocce. Eravamo in 9 fratelli, 6 femmine e 3 maschi. Il più grande era l’unico ad avere la bicicletta, una Coppi, ma io non potevo toccarla. Un giorno l’ ha venduta e ha acquistato un pianoforte; non aveva la passione della musica, non l’ho mai sentito un giorno suonare quel piano. A tredici, quattordici anni ero uno senza legge. Dormivo nelle stalle, fumavo le pagine dei giornali vecchi, andavo a prendere le uova nei nidi delle rondini sui cornicioni della chiesa. Rubavo la frutta ai contadini e quelli mi inseguivano fino a casa, all’osteria, e urlavano a mio padre: “Tuo figlio è un delinquente!”. E io scappavo, correvo e correvo».
E di corsa è arrivato all’Atalanta. Come?
"Vicino all’oratorio della chiesa c’era un campetto, giocavo lì. Poi arrivavano i più grandi, quelli che lavoravano e ci mandavano via. Poi una sera sono andato a fare un torneo a sette a Verdello e un prete mi disse: “Tu vieni a giocare con noi in prima divisione”. L’allenatore era il dottor Brolis, lavorava alla Dalmine. Sono diventato giocatore senza fare il settore giovanile, senza imparare nulla. Centravanti, poi mezzala sinistra, poi destra. Il dottor Brolis mi ha venduto all’Atalanta per 200 mila lire, a me non davano niente. Solo le spese della corriera. Al mattino lavoravo in fabbrica, al pomeriggio mi allenavo. Volevo diventare giocatore professionista e non capivo. Pensavo: se mi fanno lavorare, vuol dire che non sono un vero calciatore. Un giorno il direttore della Magrini chiama un dirigente dell’Atalanta: “Che cosa facciamo con questo ragazzo? O lavora tutta la giornata o ve lo tenete a giocare”. Mi hanno tenuto».
