Domenica a pranzo
A volte succede che questioni di famiglia ti impediscano di andare allo stadio. Pensi che dopotutto non è la fine del mondo se non vedrai una partita; che al pranzo domenicale non si può dire no soprattutto se si tratta di un’occasione davvero speciale; che dopo quattro vittorie ed un pareggio la legge dei grandi numeri ti obbligherà ad un brusco risveglio… le pensi proprio tutte per convincerti che, tutto sommato, a non esserci, non finisce il mondo. Ed è vero che il mondo va avanti. Accetti anche il fatto che la TV resti spenta. Non solo: lasci il telefonino ben distante, per evitare che certe vibrazioni possano distogliere l’attezione da piatti, bicchieri e conversazione.
Capita poi che, distrattamente, dopo circa due ore di pranzo, quando stomaco, fegato e quant’altro hanno già da un pezzo alzato bandiera bianca, ti ricordi che il telefonino ti permette di mantenerti in contatto con quello che accade al di fuori di quella cucina, sebbene la conversazione conviviale sia più che brillante (perché a volte succede). Ed ecco materializzarsi quella notizia che ti lascia a bocca aperta: tre a zero, doppietta di Kurtić, Genoa cancellato, tutti a casa alè.
Ed è allora che ti rendi conto di non essere l’unico atalantino seduto attorno al tavolo: le domande si moltiplicano, le signore si rassegnano concedendo un “time-out” ai maschietti, l’interista che non manca mai glissa i riferimenti alla settimana precedente, preferendo concentrarsi sulla partita serale contro la Sampdoria (il poveretto ancora non sa che dopo cena dovrà esagerare col Maalox…), e tu pensi.
Pensi che da un lato la vita è bella anche se non sei andato allo stadio, che le signore si sono superate in cucina e che l’occasione era veramente unica, che la giornata passata diversamente non sarebbe stata così bella… poi inizi a dire che però certi pranzi di festa si potrebbero organizzare anche di martedì che pure è festivo, che per uno che ancora ricorda la retrocessione del 1972/73 non dovrebbe mai trovare una giustificazione… la lista è lunga.
La verità è che a Bergamo mai abbiamo visto giocare i nostri ragazzi in questo modo, mettendo sotto chiunque passi loro davanti. Non col migliore Mondo, non con Lippi, non con i primi Vava boys, nemmeno con Delneri. Squadre forti, ma non in grado di bloccare gli avversari. In certi termini, stiamo assistendo a qualcosa di storico (e speriamo NON irripetibile). Ed è un vero peccato non poterli vedere.
Fa piacere che questa vittoria porti il segno di Kurtić, un giocatore caratterizzato da un grandissimo impegno. Da quando a Bergamo è arrivato Gasperini, Kurtić si è trasformato. Il suo rendimento ne fa un cardine di questa squadra, ed ora diventa anche decisivo. Come situazione (non come giocatore) si notano similitudini con un certo Ferreira Pinto, uno che a Bergamo ha lasciato un grande segno.
Questa squadra è formata da un gruppo molto eterogeneo. Alcuni giocatori stanno dando molto mentre altri, finora, hanno dato un po’ meno. Eppure, se escludiamo le prime cinque partite di campionato, nessuno è stato insufficiente. E non siamo ancora ad un terzo del campionato. Ci sono giovani che stanno diventando protagonisti (in senso positivo) assoluti di questa stagione, altri che ancora non hanno avuto la possibilità di mostrare le proprie caratteristiche in campo, ma sappiamo che è solo questione di impegno e di tempo: perché la filosofia calcistica di Gasperini è questa. Tutti avranno la possibilità di lasciare un segno importante in questo campionato.
Per anni il settore giovanile è stato (e continua ad esserlo) il fiore all’occhiello della società. Ma, negli ultimi anni, pochi dei giocatori usciti da Zingonia sono riusciti ad alimentare una carriera d’alto livello. Negli ultimissimi anni, poi, molti si sono persi nelle serie minori. Qual è il problema di questa mancata sbocciatura? Un settore giovanile sopravvalutato? Un blocco all’interno del programma di sviluppo tecnico tra settore giovanile e prima squadra? Un impoverimento globale del calcio italiano? Questioni caratteriali o generazionali? Non sta a noi trovare risposte, e nemmeno vogliamo dare giudizi. Non per ora, almeno.
A noi basta sapere che anche mentre siamo a tavola, quando i trigliceridi prendono il sopravvento, Gasperini e i suoi ragazzi ci permettono di bere un caffè sempre molto dolce.
BY GOALIE