Doni intervistato da Bergamonews.it
Da bergamonews.it
"Questa Atalanta sta facendo cose eccezionali, ci stiamo abituando davvero, anche troppo bene. E sarebbe bello se tutto questo diventasse normalità. Ma questa squadra ormai ha una mentalità e una forza straordinarie, ha acquisito fiducia e sicurezza e poi anche una panchina più forte”.
Parla Cristiano Doni, con 112 gol il primo cannoniere nella storia dell’Atalanta. Adesso fa il tifoso, ma era in campo nella stagione 2000-2001 quando l’Atalanta di Vavassori fu per qualche giornata terza e anche seconda, all’ottava giornata dopo la vittoria per 1-0 contro il Lecce.
Ora ci stiamo abituando alla zona Champions, ma che paragoni si possono fare con quella Atalanta?
Ah sì siamo stati secondi però, dopo la vittoria per 3-0 sul Verona, a novembre eravamo andati a San Siro a giocare contro il Milan e ricordo che si diceva ‘pista, arriva la capolista!’ perché eravamo primi. Certo, un primo posto estemporaneo. Paralleli? Era un’Atalanta diversa, intanto era una squadra costruita con meno disponibilità economiche: c’era un mix tra i Favini boys, perché è bello ricordare il lavoro del signor Mino e anche tanti risultati ottenuti negli ultimi anni, i giovani che hanno creato tante plusvalenze sono frutto del suo lavoro, fondamentale. Così come bisogna riconoscere anche il lavoro di Ivan Ruggeri. Quella squadra del 2000 era un mix tra giovani di un ottimo settore giovanile, Pelizzoli, Donati, Zauri, i due Zenoni, Pinardi, Rossini, con altri giocatori che avevano trovato qui la loro base di lancio, come Siviglia, come me. Poi i ‘vecchietti’ come Carrera, Gallo, Fontana. E naturalmente il comandante Vava e Ruggeri al timoneche con grande coraggio aveva affidato la squadra al Vava.
Ecco, allora Vavassori l’ha trasformato nell’esterno sinistro del suo 4-4-2 e Doni in quel ruolo si è esaltato, oggi Gasperini sposta Gomez a giocare a tutto campo e la mossa esalta il Papu. C’è qualche affinità?
Mah, direi che quella di Gomez è stata una trasformazione naturale ed è stata una mossa intelligente. Io invece ho cambiato nel pieno della carriera e poi con Colantuono sono andato a giocare dietro alla prima punta. Se assomiglio più a Ilicic? Forse più a lui, ma Gomez e Ilicic sono di altissimo livello e davvero ognuno ha le sue caratteristiche, siamo molto diversi.
Certo anche allora gli esterni dovevano pedalare molto:
Ma il Vava è stato intelligente a collocare i giocatori e anch’io poi… Vero che mi fa piacere quando sento qualcuno dire che quello gioca alla Doni, là sulla fascia sinistra del centrocampo. Sicuramente il Vava è stato geniale, io mi sono rimboccato le maniche ed è stata la svolta per la mia carriera, quindi i meriti sono suoi e anche miei.
A proposito di paralleli: tra Vava e Gasp?
Di sicuro li accomuna la grande carica agonistica, però sotto tanti aspetti sono molto diversi, partendo dal fatto che il lavoro del Vava come quello di Gasperini è stato eccezionale. Gasp ha dato questa mentalità, un modo di giocare coraggioso, sempre avanti: direi unico. Va su tutti i campi e se la gioca a viso aperto per vincere e questa mentalità viene tradotta nel gioco.
Un gioco spettacolare, allora e oggi. Questo va sottolineato…
Proprio così. Allora c’era un mix bello tra la spregiudicatezza dei giovani e le idee del Vava. Poi noi non avevamo una panchina così forte come quella di oggi, anche se la Serie A di allora era forse il campionato più forte in Europa. E quel 3-3 a San Siro ancora oggi, a ricordarlo, dà emozioni forti.
La differenza oggi sta nella continuità? Di questa Atalanta di Gasperini che resiste in zona Champions?
È incredibile, si sta quasi consolidando e questa è una cosa straordinaria. L’esperienza in Champions…beh la prima partita è stata vissuta sulle emozioni, la squadra era molto bloccata. Nella seconda ha pagato un po’ di inesperienza. Ma è sempre alto livello e ogni volta l’Atalanta se la gioca per vincere, come ha fatto a Dortmund col Borussia. Poi contano anche gli episodi.
Di questi giocatori, Zapata, Gomez, Ilicic, quale impressiona di più Doni?
Io direi l’atteggiamento, la qualità e l’organizzazione della squadra. L’intensità che hanno. Poi chiaro che la qualità dei singoli ti aiuta ad alzare l’asticella e gli obiettivi. Sono convinto anche che se va via Zapata e arriva un altro fa bene anche lui e questo vale per Gomez, per Ilicic. Metti le seconde linee e fanno bene. Il segreto è nel lavoro di Gasperini: sono arrivati giocatori mediocri e sono diventati forti, i forti sono diventati campioni. L’allenatore è stato la chiave di tutto. E sono anche convinto che Zapata in un altro contesto non avrebbe raggiunto questi numeri, come dimostrato dal suo rendimento precedente. Perché questa Atalanta attacca portando in area sei-sette uomini, l’arma vincente è la mentalità e l’atteggiamento creato da Gasp.
Dove può arrivare questa squadra?
Non faccio previsioni. Certo anche lo stadio nuovo aiuta ad alzare il livello, i risultati si ottengono solo se sei convinto e c’è la giusta presunzione per poter vincere con tutti. Io dico: avanti così, capiterà qualche momento meno felice ma l’atteggiamento non cambierà. E sono convinto che l’Atalanta farà un grandissimo campionato.