16/12/2021 | 13.21
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Due facce della stessa medaglia - by Ombra

Aspettative e amore incondizionato: due facce della stessa medaglia -  Benessere e Armonia

Due situazioni agli antipodi. Almeno in apparenza. L’Atalanta della Serie A e la Dea formato Champions League sono due squadre, volenti o nolenti, diverse. Diverse le esigenze richieste da campo e avversari. Diverse le condizioni psicologiche con le quali affrontare le partite. Diverse le dinamiche e le letture dei duelli combattuti sul terreno di gioco. I numeri spesso aiutano ad analizzare più in profondità aspetti del gioco che corrono il rischio di passare in secondo piano. Non raccontano tutta la verità, anzi: talvolta ne deformano i contorni, allontanando le sensazioni del tifoso dal semplice gesto atletico, dalla semplice disposizione tattica. Un dato numerico relativo a questa stagione, però, balza quantomeno all’occhio.

8 volte è capitato in campionato che l’Atalanta passasse in svantaggio. Fiorentina, Inter, Milan, Sampdoria, Lazio, Spezia, Verona. Squadre di qualsiasi latitudine, geografica e di classifica. Squadre dall’atteggiamento differente, che hanno saputo approfittare per prime di una situazione favorevole creatasi. Squadre che hanno reagito in maniera differente al gol realizzato, chi abbassandosi, chi insistendo sugli stessi binari intrapresi prima della rete iniziale. Contro Fiorentina e Milan, il doppio svantaggio accumulato non è stato recuperato. Con Lazio e Inter, finali rocamboleschi hanno permesso alla Dea di dividere la posta in palio. Negli altri casi, i nostri sono riusciti a ribaltare totalmente, portando a casa i 3 punti. 14 punti conquistati a partire da situazioni di svantaggio: miglior dato della Serie A. Un’enormità, se si considera che non si è ancora giunti al giro di boa del campionato, ma dato in linea con la tendenza delle scorse Atalanta gasperiniane, capaci di farti credere che l’esito di una partita non è mai scritto. Almeno fino all’arrivo del triplice fischio.

5 volte è capitato in Champions League che l’Atalanta passasse in vantaggio. Villarreal in Spagna e in entrambi i confronti con Young Boys e Manchester United. Solo a Bergamo con gli svizzeri i nerazzurri hanno conservato pienamente la distanza, facendosi raggiungere o addirittura superare negli altri casi. 9 punti sprecati da situazioni di vantaggio: peggior dato della Champions League. Un’enormità, se si considera il numero ristretto del campione e l’incidenza del singolo risultato in una competizione così breve.

+14. -9. Come spiegare? Come interpretare questa differenza così marcata? Riferirsi solamente al singolo episodio non è sufficiente. Collegarsi all’atteggiamento conservativo degli avversari, bravi ad approfittare di alcune amnesie dell’Atalanta e buoni nel chiudersi a riccio, rischia di sottovalutare le disattenzioni che la malagestione della Dea stessa non le ha permesso di garantirsi porzioni di partita più tranquille e ragionate. Ci si immagina Gasperini e i suoi come i peggiori nemici dello 0-0. Qualcosa deve succedere. Che sia tu o che sia io, qualcuno è chiamato a scardinare la partita dai vincoli del risultato di partenza. Pazienza se poi il risultato diventa irrecuperabile. Pazienza se, per il godimento dello spettatore e per le coronarie del tifoso, spesso la situazione viene riportata sui binari dell’equilibrio anche nei casi in cui la meritocrazia pallonara avrebbe da ridire. Il bello e il brutto di questo sport, nobilitato dagli undici che Gian Piero da Grugliasco manda in campo un paio di volte a settimana. Che ci ricordano del perché vivere delle emozioni rende la nostra vita degna di essere vissuta. Che siano di sofferenza o di gioia, di timore o di leggiadria, di rabbia o di euforia. Calcio, mistero senza fine bello.

Ombra
By staff
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