28/02/2020 | 12.14
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Duro editoriale della Gazzetta dS contro Lotito, reo di voler negare l'anticipo all'Atalanta

Il no di Lotito alla Lega per l’Atalanta è l’ultima vergogna del nostro calcio che dimostra gli accordi tra il palazzo e il numero uno laziale

Il caso Atalanta-Lazio è la dimostrazione più chiara del fatto che nel calcio italiano il concetto di Sistema Paese fa fatica ad attecchire. Molta fatica. A volte è buono per riempirsi la bocca di propositi positivi, ma al dunque si torna a privilegiare anzitutto gli interessi personali.

La questione è nota: l’Atalanta, in vista del ritorno degli ottavi di Champions del 10 marzo a Valencia, contando sull’articolo 29 dello Statuto della Lega calcio ha chiesto al presidente Paolo Dal Pino l’anticipo della gara con la Lazio, da sabato 7 a venerdì 6: per avere come Napoli e Juventus, e soprattutto come la rivale spagnola, un giorno di riposo in più prima della gara europea. La Lazio ha rigettato l’istanza, la Lega – chiamata in causa – ha rinviato il tutto ad un accordo fra i due club.

Che dopo un tesissimo tentativo di contatto diretto fra i presidenti, Percassi e Lotito, è naufragato. Molto probabilmente in modo irrimediabile.


Dal Pino (presidente della Lega Serie A legato a Lotito ndr), oltre che su una normativa non inequivocabile che l’Atalanta ha provato a confutare, ha fondato la sua posizione sulla prassi: da concedere per obbligo i quattro giorni di «stacco» (sabato-martedì), non solo oggi ma anche in passato i cinque giorni fra la gara di campionato e quella europea sono sempre stati formalizzati dalla Lega con il conforto di un’intesa fra i club interessati.

Il presidente avrebbe potuto, nei superiori interessi del calcio italiano e non dei singoli club, fare pressioni «personali» su Lotito per convincerlo ad un passo indietro (o meglio, inavanti…), ma ha scelto di restare super partes. Ciò non toglie che sarebbe stato il primo, a nome di tutta la Lega, ad essere felice di un beau geste della Lazio. E sarebbe tuttora felice di poterlo accogliere, seppur in extremis. Come l’Atalanta, che dopo dieci giorni di pressioni su due fronti (prima la Lazio, poi solo la Lega), non ha ancora rinunciato definitivamente all’idea.

Ma dalla Lazio non sono arrivati e non arrivano segnali di questo genere.Anche se non ci sono motivi concreti accertati: se non l’esigenza di un giorno in più per la gestione infortunati, o la probabile maggior presenza di suoi tifosi il sabato rispetto al venerdì (per una gara che magari sarà a porte chiuse…).


Però ce n’è uno a cui è inevitabile pensare: a soli tre giorni dalla «gara della vita» a Valencia, l’Atalanta potrebbe destinare energie mentali e fisiche (leggi scelte di formazione) anche a quella, e non solo ai 90’ con la Lazio. Che non a caso è a sua volta una sfida Champions, ma con vista sulla prossima stagione.

In questa circostanza il consigliere federale Lotito ha scelto di trincerarsi dietro norme che dunque possono favorire il suo club, non di aprire una parentesi fair play applicando invece la regola della condivisione di una speranza: vedere una squadra italiana nei quarti di Champions, rilanciare il nostro calcio e la sua immagine anche attraverso i risultati.

Gazzetta dello Sport
da labaroviola.it

By staff
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