30/11/2022 | 17.11
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E noi vi aspettiamo qui

Sono fredde le notti, qui in Navarra.

Charo, ormai, la sera non ama più uscire. Il lavoro al supermercato va bene e i figli sono relativamente bravi. Preferisce starsene a casa a riposare.

Io, invece, non riesco. Nonostante il freddo. Nonostante l’età. Nonostante capisca che sarebbe ora che dedicassi a Charo il tempo che si merita.

L’altro giorno, Almudena ha accompagnato el Tio in ospedale. Una brutta tosse. E, vista la polmonite che e lo aveva quasi portato via qualche anno fa, lo hanno tenuto in osservazione qualche giorno. Lo dimetteranno domani.

Dal cortile della sua cascina, il cielo si vede splendidamente. Le stelle come brillantini dentro al nero della notte navarra. E il profilo dei Pirenei che si può solo indovinare.

Ci sono venuto qui io, in queste sere, a dare da mangiare al cane Ernesto.

Siamo andati a fare una passeggiata nella penombra del tramonto fino nel bosco. Mi sono messo il basco nero che el Tio solitamente lascia appeso all’interno della porta.

Io, quasi, il sentiero non lo vedevo più. Ci ha pensato lui ad aprire la strada, al ritorno, quando ormai si era fatto buio. Con il suo annusare gli odori nell’aria. Con lo scodinzolare. Con i rovistare fra le foglie umide sul sentiero.

Io mi sono preoccupato solo dei miei pensieri.

Di sera, al fresco e al buio, passeggiando da soli, si avvertono tutte le cose che mancano. Così come si fatica ad orientarsi per la mancanza della luce, si fatica a riconciliarsi con sé stessi per la mancanza delle cose care che non ci sono più così vicine.

Ho acceso il camino.

Il cane Ernesto è salito sul divano, con me.

Mi manca la compagnia del Tio, nonostante sia in casa sua. Mi manca la compagnia dell’Atalanta, che guardo quasi unicamente con lui. In questa cascina, su questo divano. Con il cane.

Ci sono i mondiali, è vero, ma non li guardo. Non per principio, ma perché sono mondiali nati storti, sotto la peggior luce del business. Non mi entusiasmano per nulla.

Mi manca l’Atalanta. Mi manca el Tio.

Allora mi verso un bicchiere di Ramòn Bilbao. Lo guardo attraverso la luce calda del fuoco del camino, che ne esalta le sfumature purpuree.

Stanotte rimarrò qui.

Con il camino acceso. Con il cane Ernesto. Con il cielo scuro fuori. Con lo scoppiettio della legna.

Alzo di nuovo il bicchiere. Strizzo l’occhio al cane.

E penso all’Atalanta. E penso al Tio.

Noi vi aspettiamo qui.

 

Rodrigo Díaz



 

 
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