08/08/2020 | 23.32
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Elogio della follia

La follia spesso è vista con un’accezione prettamente negativa. Spesso folle è chi vuole vivere al di fuori degli schemi, chi non vuole uniformarsi ai canoni prestabiliti e chi vuole osare più del consentito dall’umana comprensione.

Ma la follia fa parte della natura umana. E’ insita in ognuno di noi. Sta a noi decidere se lasciarle compiere voli pindarici, oppure tarparle le ali e metterla a tacere.

Come una sorta di moneta bifronte, di arma a doppio taglio, la follia può essere fonte di guai e di sciagure oppure, come scritto da Erasmo da Rotterdam, essere portatrice di allegria e spensieratezza.

Ed è difficile dire dove sia la follia, perché spesso la follia esiste negli occhi di chi osserva, variando a seconda dei punti di vista. Ciò che per me potrebbe essere nella norma, per qualcun altro non lo è affatto.

Gasperini per molti era un folle. Un allenatore con idee irrealizzabili e pericolose per la propria squadra. Ma i fatti hanno dimostrato che la sua follia qui a Bergamo ha trovato terreno fertile ed è sbocciata in tutto il suo splendore. Splendore che sta irraggiando quasi tutto il panorama calcistico continentale grazie alla sua freschezza, spettacolarità e spavalderia. Quasi tutto il panorama calcistico, perché in Italia, a parte i complimenti di facciata, il fenomeno Atalanta pare dare fastidio alle “alte sfere” che gestiscono l’istituzione pallonara.

Istituzioni con mentalità antiquata, volte a mantenere il più possibile lo status quo creatosi, fino a fossilizzarsi. Senza rendersi conto che la propria mancanza di innovazione ha portato il movimento calcistico italiano a ruolo di comprimario in ambito continentale.

Senza mollare il comando neppure quando ci si sta rendendo conto che si sta per schiantare.

Poco appeal per gli investitori, poco appeal per gli spettatori, poco appeal per i campioni, che preferiscono altri tornei. Campionati noiosi come le partite che lo compongono, che provocano una scarsa competitività delle squadre italiane in Europa. Come confermato da un recente studio svolto negli USA, in base al quale il calcio europeo, ed ancor di più quello italiano, ha bassissimi livelli di competitività a causa degli abnormi squilibri finanziari in campo tra le diverse squadre.

Questa è la follia. O meglio, follia nella sua accezione negativa, mista ad egoismo ed ottusità.

O forse la follia è di chi continua a chiudere gli occhi davanti a tutto questo scempio. Mass-media e tifosi delle squadre con i soldi.

L’incapacità di dire che “il re è nudo” e far finta che tutto vada benissimo.

Follia è ostinarsi a riproporre le stessa persone come rappresentanti ai vertici calcistici.

Follia è dire che il campionato è avvincente quando per la nona volta lo vince la stessa squadra, senza mai aver alcun’antagonista. Follia è tarpare le ali a quelle squadre che meriterebbero di stare lassù. Non si chiedono regali, ma solo ciò che è giusto. Senza considerare che una nostra vittoria avrebbe giovato a tutto il movimento italiano: traccerebbe un solco da seguire, porterebbe un uragano di freschezza, rappresentando una favola che renderebbe il “prodotto calcio” italiano di gran lunga più appetibile e più vendile.

Ma, come già detto, questa non è follia, è ignoranza mista ad egoismo.

Perché la follia è quella spensierata e gioiosa del Gasp. E la follia è anche la nostra, che continuiamo a sognare qualcosa di impossibile, qualcosa di splendidamente irraggiungibile. Perché per essere atalantini, un po’ di follia è indispensabile.

Ago76

By staff
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