"Et dona ferentes" è una citazione dall'Eneide di Virgilio e vuol dire "anche quando portano doni" ed era rivolta ai Troiani di stare vigili sui Greci anche quando all'apparenza portano doni (il Cavallo di Troia). Oggi, la frase è usata per esprimere diffidenza verso chi, pur offrendo doni o mostrando amichevolezza, potrebbe avere secondi fini.
Ecco perche' riportiamo un editoriale odierno di Michele Criscitiello, controverso direttore responsabile di SportItalia e mai tenero nei nostri confronti, che tesse lodi sperticate a Luca Percassi anche se ci mette una punta di veleno alla fine.
Ecco il pezzo
Luca Percassi è il genio del calcio italiano degli ultimi 10 anni. Antonio, il papà, gli affida la squadra di calcio lui prende il giocattolino e lo fa diventare una macchina perfetta di soldi e successi.
Tratta da imprenditore vero, si siede a parlare con gli arabi e chiede 63 milioni per Retegui e chiude a 70.
Si siede con la Juve e porta a casa i soldi che vuole, tratta poco con il Napoli e adesso farà altri 50 milioni dall’Inter per Lookman perché lui è consapevole che il calciatore se vuole andare via deve andare via ma è specialista a farsi pagare anche la colazione se si incontrano prima delle 10 del mattino.
Questa è una grande qualità per un figlio che nasce con i soldi in tasca di papà. Capisce di calcio e vive di calcio. Dalla prima squadra agli under 8. Lo stadio, lo scouting, il centro sportivo. Percassi, a Bergamo, ha insegnato a fare calcio a tutti. Anche a chi vince gli scudetti. Perché De Laurentiis è un altro fenomeno. Vincere 2 scudetti in 3 anni a Napoli vuole dire che sei un Re ma tra stadio e strutture è rimasto indietro di 30 e da uno così ci aspettiamo una visione diversa.
Luca Percassi, amministratore delegato (Getty Images)
Detto questo Luca Percassi quest’anno rischia di bruciarsi con il fiammifero. Ha fatto bene a liberarsi di Gasperini, una zavorra. Anche a Bergamo hanno capito che puoi essere bravo in panchina ma ci vuole anche stile e comunicazione nel calcio. Il problema di Luca è che se non dovesse arrivare tra le prime 4 gli diranno: “Hai visto? Il merito era dell’allenatore”. La scelta di Juric e tutte queste cessioni rendono il progetto Atalanta a rischio per l’Europa che conta. Il livello rischia di abbassarsi anche se siamo fiduciosi sul team della Dea che quando sceglie un calciatore sbaglia raramente.