01/03/2018 | 20.00
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Febbraio malinconico, con la Primavera la Dea sboccerà di nuovo - by Giuliobas

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Il mese di febbraio termina, e finalmente  possiamo dire: un mese funesto, tanto atteso e ricco di emozioni quanto deludente dal punto di vista dei risultati. Un febbraio accompagnato da un clima sempre così piovoso, malinconico,che sembra rispecchiare i cuori nerazzurri dopo una settimana terribile sportivamente parlando, e così avverso che pare vada di pari passo con quel poco che la Dea ha raccimolato in questi giorni: dall'acquitrino dello Scida a Crotone, alla neve del risveglio di Dortmund con le temperature che toccavano i -10°, passando per pioggerellina fastidiosa del match casalingo con la Fiorentina che si è ripetuta ancora qualche giorno più tardi a Reggio Emilia dove gocce d'acqua e lacrime d'amarezza si sono unite e dove forse proprio il campo scivoloso ha favorito l'intervento maldestro di Berisha e in qualche modo la fine del sogno europeo. Come se non bastasse domenica scorsa una burrasca di neve si è abbattuta su Torino, rinviando la sfida di campionato e anche ieri qualche fiocco è ancora caduto sul campo casalingo della Juventus.

Sotto la pioggia, la neve, le intemperie i tifosi nerazzurri non hanno mai fatto mancare il loro sostegno incondizionato alla squadra che nonostante la doppia eliminazione esce a testa alta con grande orgoglio con la consapevolezza di aver dato tutto, di essere stati all'altezza e di aver onorato ogni singolo impegno. Un altro sogno si spegne, in meno di una settimana tutto quello che l'Atalanta si era conquistato meritatamente si disperde nell'aria gelida di un tardo pomeriggio di fine febbraio.

L'Atalanta, dopo essere stata eliminata dal Borussia Dortmund ai sedicesimi di finale di Europa League, deve abbandonare anche la Coppa Italia con una doppia sconfitta da 1-0 contro la Juventus. La seconda ieri quando all'Allianz Stadium un rigore molto discusso fischiato da Fabbri(arbitro non internazionale) per presunto fallo di Mancini ai danni di Matuidi e realizzato da Pjanic ha regalato agli uomini di Allegri la quarta finale consecutiva della coppa nazionale. Fughiamo ogni dubbio: il rigore non esiste e ci si chiede come mai il direttore di gara non abbia rivisto le immagini a bordocampo. Mistero. Se questo è l'utilizzo che viene fatto del VAR allora non ci siamo proprio. Domandiamoci chiaramente come mai per la Champions League questa tecnologia è stata respinta ancora una volta, ci sarà un motivo. Un episodio chiave nell'economia della partita in un momento decisivo della contesa, al minuto 74' quando la gara proseguiva sul filo dell'equilibrio e tutto ancora poteva accadere.

Episodio ancora più grave avviene invece ad inizio gara quando al 13' Chiellini interviene duramente su Caldara. "Duramente è un eufemismo. Il difensore bianconero compie una scivolata ruvida, fuori tempo e rischia di mandare KO anche colui che il prossimo anno giocherà al suo fianco. Anche qui secondo i direttori di gara sorvolano e Chiellini viene solo ammonito. Questo è l'errore più grave dell'intero match: poteva condizionare non poco la sfida. Per concludere la disamina arbitrale nel primo tempo l' equipe di Allegri chiede un rigore per tocco di mano di Masiello in area. Stessa dinamica di quello assegnato alla Dea nella gara di andata, poi parato. Il difensore atalantino non porta mai il braccio verso la palla, non allarga mai la mano, e la sfera sbuca dalle spalle di Mandzukic. Tocco dunque involontario come lo fu quello di Benatia. Ciò non significa che debba esserci una compensazione, non perché si è fischiato una volta deve essete fatto anche la seconda se esso è sbagliato: errare è umano, ma perseverare è diabolico e l'accoppiata Fabbri-Valeri stavolta non sbagliano.

Ma non perdiamoci troppo in polemiche, non è nella nostra natura, e torniamo alla partita, al calcio giocato, quello fatto di tattica, tecnica e qualità, quello che amiamo follemente e che speriamo sia sempre più giusto.
L'Atalanta arriva a Torino con poche speranze, ma come da credo bergamasco e gasperiniano "finché c'è vita c'è speranza", e la Dea non disdegna nemmeno allo Stadium contro una della formazioni più complete d'Europa. Gasperini, a distanza di una settimana con Petagna ai box ,Schmidt out per scelta tecnica e Bastoni a Coverciano per gli stage della Nazionale , ripropone gli stessi titolari che hanno sfiorato l'impresa in Europa con l'unica eccezione di Toloi, squalificato, e rimpiazzato da un sostituto naturale come Mancini(mettere Palomino centrale avrebbe significato dover spostare anche gli altri due)nella difesa a tre composta anche da Caldara e Masiello a difesa di Berisha. Nel cuore del gioco ancora gli inesauribili Freuler e De Roon con Hateboer e Spinazzola a galoppare sulle corsie laterali. In avanti Cristante a sostegno di Gomez e Ilicic.

Dall'altro lato la Juventus deve gestire il minimo vantaggio conseguito all'andata e le varie emergenze in infermeria.
Buffon guida la retroguardia composta da Lichtsteiner a destra, Benatia e Chiellini al centro e Asamoah a sinistra; centrocampo a tre con Pjanic affiancato da Marchisio e Matuidi, mentre in attacco, mancando sia Higuain che Dybala(in panca), il tridente è formato da Mandzukic,Douglas Costa e Alex Sandro.

La squadra di Gasperini gioca una gara attenta, mette subito in chiaro che vuole provarci e al 3' il primo tiro del match è di Gomez, ma il pallone sorvola la traversa. L'Atalanta muove bene il pallone, la Juventus attende chiudendo bene tutti gli spazi e il giro palla nerazzurro diventa un fraseggio sterile e poco incisivo. Per superare le linee bianconere c'è bisogno di un guizzo di Ilicic e Gomez e infatti al 12' i due si mettono in proprio, lo sloveno mette al centro per l'argentino che calcia centralmente favorendo l'intervento di Buffon. Il possesso palla atalantino sfiora il 65% ma, anche per merito di una fase difensiva attenta e precisa dei padroni di casa,non si trasforma mai in qualcosa di veramente pericoloso. Al 35' si vede anche la Juve con Mandzukic che si libera di Masiello ma a tu per tu con Berisha si fa ipotizzare dall'albanese che è bravo a restare in piedi fino all'ultimo. Sul fronte opposto Ilicic serve al centro per Freuler che viene però rimpallato. La prima frazione di gioco termina sul punteggio di 0-0 con la conclusione di Asamoah che dà l'illusione del gol e con il brivido nel recupero per un non-intervento di Mancini su Pjanic che si lascia andare in area e viene giustamente ammonito per simulazione.

Il primo tempo ha messo in luce ancora una volta la grande pecca dell'Atalanta: tanta mole di gioco, poche occasioni create, tanto possesso ma poca pericolosità effettiva, bene fino alla 3/4 avversaria e poi quasi per disincanto ci si perde. Nella ripresa i bianconeri alzano un po' il baricentro e comincia a macinare, pur sapendo di stare attenti alle infilate avversarie che possono mettere in discussione risultato e qualificazione. Gasperini inserisce Cornelius rilevando Ilicic. Al 65' la migliore occasione dell'intera partita capita nei piedi di Gomez: Benatia commette un errore in fase di impostazione, Cristante appoggia per l'argentino che dai 40 metri con Buffon uscito alla disperata calcia. La palla gira troppo e si stampa sul palo. È la fotografia del momento del Papu e di tutta la squadra.

Due minuti più tardi i legni vengono pareggiati con Douglas Costa che colpisce in pieno la traversa. Al 74' il fattaccio contestato e la Juve passa in vantaggio con Pjanic. Nel finale il tecnico di Grugliasco manda in campo anche Rizzo e Barrow ma la rimonta non avviene, e tra sostituzioni e qualche giallo sventolato la gara termina sull'1-0. L'Atalanta saluta la coppa Italia dopo un cammino comunque prestigioso e importante, di cui fare tesoro per il futuro. Nella doppia sfida di semifinale gli episodi sono stati determinanti, dalla rete fulminea di Higuain all'andata, al rigore sbagliato da Gomez sempre a Bergamo passando per le decisioni arbitrali della gara di Torino. Dal suo canto L'Atalanta deve rammaricarsi di non essere riuscita a segnare nemmeno una rete.

Il problema vero della Dea non è il fatto di non andare a segno:solo in 5 occasioni (sulle 37 gare stagionali), contro Juve,2 volte, Roma,Napoli e Inter non è arrivato il gol. Il problema è non avere quel giocatore che risolve le partite da un momento all'altro. E forse in questi impegni è mancata quell'esperienza, malizia(eh diciamolo anche quel fattore C) che si impara proprio in queste partite così importanti.  Perché come ha detto il Gasp:"Noi o vinciamo o impariamo": certo sarebbe piaciuto a tutti passare il turno in almeno una delle due competizioni, intanto, seppur con le lacrime agli occhi, "accontentiamoci" di imparare, sicuri che da ciò possa nascere qualcosa di ancora più grande, bello e soddisfacente.

Il mese poco fortunato di febbraio finisce qui ma teniamoci le emozioni fantastiche vissute, gli abbracci scambiati, niente ci toglierà il sorriso di tifare Atalanta, nemmeno un uomo in difesa gialla, nemmeno un palo. Ora la testa sarà concentrata solo sul campionato, c'è una nuova Europa League da conquistare e già da domenica l'Atalanta si troverà di fronte ad un bivio contro la Samp. Tutti insieme ripartiamo! Chissà che con la primavera il fiore nerazzurro non germogli di nuovo!

 

Giuliobas

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