20/04/2021 | 10.25
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Fondamentali: Atalanta-Juventus 1-0




Un’Atalanta meno spettacolare ma più solida.





Con la vittoria di domenica, al termine di una partita sostanzialmente equilibrata, l’Atalanta si è presa il terzo posto in classifica consolidando la propria ambizione di giocare di nuovo, per il terzo anno consecutivo, la Champions League (sempre che si giochi), mettendo al tempo stesso in discussione le possibilità della Juventus, tallonata da Napoli (-2) e Lazio (-4 con una partita in meno). La squadra di Gasperini è venuta fuori nel corso del secondo tempo, anche grazie agli ingressi dalla panchina; dall’altra parte, invece, una Juventus particolarmente aggressiva e fluida per la prima parte è progressivamente calata, senza riuscire a invertire l’inerzia con le sostituzioni, né concretizzando le occasioni avute. Il risultato può essere considerato episodico, ma è difficile togliere meriti a un’Atalanta che è arrivata a un livello di maturità altissimo e che, negli anni, ha costruito una rosa ampia e ricca di qualità.







Il contrasto più netto è proprio questo: l’Atalanta ha giocato una partita più sofferta del solito, ma alla fine è riuscita a venirne fuori grazie anche alla possibilità di pescare dalla panchina giocatori offensivi che possono creare l’occasione dal nulla. La Juventus, invece, nonostante una prestazione al di sopra di molte altre in stagione, non è riuscita a raccogliere le opportunità avute, e tra infortuni e giocatori rientrati da poco o non al meglio, non ha raccolto punti. Al di là del risultato, la partita ha proposto qualcosa di sostanzioso a livello tattico, soprattutto per quanto riguarda la squadra di Pirlo, che vale la pena di approfondire nonostante la sconfitta.

 

La Juve era partita bene

Per l’occasione l’Atalanta è tornata al 3-4-1-2, dopo che nelle ultime settimane aveva utilizzato il 4-2-3-1 , sia per l’assenza di Romero, di cui lo stesso Gasperini ha rimarcato l’importanza nell’intervista post-partita a Sky, sia per la tendenza dei bianconeri ad attaccare occupando la massima ampiezza alle spalle del centrocampo avversario. Nonostante ciò, l’Atalanta ha fatto molta fatica ad assorbire i movimenti della Juventus per buona parte della gara, ed è stata soprattutto la posizione di Alex Sandro, un ibrido fra terzo difensore di sinistra, terzino e interno di centrocampo, ad avere una cascata di benefici nelle varie fasi per la Juventus.

 

Il terzino che si muove verso l’interno non è una novità per la Juventus, anzi è una mossa che Pirlo ha iniziato a utilizzare spesso nella seconda parte di stagione, soprattutto contro avversari particolarmente aggressivi nel corridoio centrale. Il fatto che la Juventus non abbia un vero e proprio leader tecnico davanti alla difesa, un playmaker capace di fare sia da riferimento immediato per l’uscita palla, sia di rimanere bloccato in posizione preventiva durante lo sviluppo dell’azione, unito alle peculiarità tecniche di Danilo e Alex Sandro, hanno portato Pirlo a utilizzare sempre più spesso questa soluzione.

 

Al primo minuto di gioco abbiamo visto subito l’influenza del posizionamento di Alex Sandro, che in maniera armonica ha combinato con McKennie, che a sua volta aveva effettuato un taglio molto lungo partendo da destra (un altro tema particolarmente ricorrente nel corso del primo tempo).

 



















Sandro in posizione accentrata trova il taglio di McKennie nello spazio lasciato libero da Toloi, attratto fuori dalla linea da Rabiot.

 

La probabile intenzione alla base dell’accentramento di Alex Sandro era quella di fa venire verso l’interno Maehle (esterno a tutta fascia a destra) o di creare, in alternativa, un sovraccarico contro il trequartista centrale di Gasperini, che si sarebbe trovato a dover controllare sia il terzino che il mediano che restava basso (principalmente Bentancur, ma a volte anche Rabiot).

 

Così, la Juve è riuscita ad alzare agevolmente il suo baricentro col pallone, con l’Atalanta che tendeva a rinculare per compattarsi. Alex Sandro, che in stagione ha svolto questo compito meno frequentemente di Danilo, è riuscito sia a essere un valore aggiunto dal punto di vista posizionale, sia a incidere in prima persona nell’azione attraverso un buon numero di verticalizzazioni. Per essere fruttuoso, però, il suo posizionamento doveva coincidere con dei movimenti in verticale  senza palla dei centrocampisti. Insieme a quelli di McKennie (che come al solito si stringeva) e Morata, che grazie alla presenza di Dybala si è dedicato più spesso all’attacco della profondità.

 

L’Atalanta non è riuscita a controllare il palleggio della Juve sul corridoio centrale perché questi scambi di posizione hanno messo in crisi i meccanismi di scalata con cui solitamente porta la propria pressione, e i consueti scambi di marcatura.

 

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Qui Rabiot riceve palla in diagonale da Alex Sandro, su cui era uscito Freuler liberandolo (su quella stessa fascia Chiesa teneva bloccato Maehle mentre Toloi era troppo lontano). Il francese poi verticalizzerà per il taglio di Morata.

 

La forza di questa mossa però stava anche nella possibilità di alternare l’accentramento di Sandro con momenti in cui rimaneva più defilato. Grazie alla presenza di Dybala in campo, particolarmente incline ad andare incontro per ricevere sui piedi, questa variante è stata decisiva in ameno un paio di occasioni.

 



















Due esempi: Szcezsny verticalizza per Morata con Dybala che era andato a occupare lo spazio centrale. Poi invece trova Dybala tra le linee. In entrambi i casi, Sandro e Cuadrado sono entrambi molto aperti, e l’Atalanta non riesce a fare densità.

 

Il posizionamento di Alex Sandro ha dato benefici sensibili anche alle transizioni difensive della Juventus, un aspetto che spesso in stagione è stato lacunoso: il suo accentramento spingeva Bentancur e Rabiot molto più in alto e i due potevano intervenire immediatamente in riaggressione a palla persa. Chiellini e De Ligt, gli altri due difensori, hanno accompagnato bene con delle marcature preventive molto aggressive che hanno reso difficile all’Atalanta venir fuori. E lo stesso Alex Sandro è stato particolarmente efficace nell’interrompere le ripartenze accorciando in avanti.

 

Il secondo tempo atalantino

Il grosso problema della Juventus è stato quello di non convertire questa capacità di eludere il pressing dell’Atalanta in gol. Com’era preventivabile, l’assenza di Ronaldo ha dato qualcosa in più alla squadra di Pirlo in termini di aggressività e fluidità, ma è mancato il suo magnetismo in area di rigore (anche se va detto che il portoghese è stato tutt’altro che cinico nell’ultimo periodo).

 

Tra l’assenza di Ronaldo e i problemi fisici di Chiesa, oltre al calo di condizione di Dybala e di Morata, la Juventus è andata via via concedendo sempre più terreno all’Atalanta. Nel secondo tempo, la squadra di Pirlo poteva accentrare anche Danilo (entrato al posto dell’infortunato Chiesa) oltre a Sandro, entrambi molto stretti in fase di avvio azione e attivi in riaggressione, ma non è riuscita a mantenere l’intensità del primo tempo.

 

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Adesso la Juve poteva contare su due terzini-interni, ma non è stato sufficiente.

 

Se la Juventus ha perso brillantezza nella manovra è stato soprattutto perché l’Atalanta ha cercato di alzare il pressing senza farsi spaventare, proprio per evitare che Sandro potesse trovare il tempo di smarcarsi diagonalmente verso il centro: così sono arrivati molti più lanci da parte dei bianconeri.

 

In questo solco, si sono anche visti i frutti dello scambio di zona tra De Roon e Freuler. Rispetto al solito, il mediano olandese giocava sulla sinistra, probabilmente una scelta voluta da Gasperini per assorbire gli arretramenti di Dybala e dare anche una mano a Gosens contro Cuadrado. Nel primo tempo, grazie alle rotazioni della Juventus, questa mossa non aveva funzionato, ma il cambio di contesto del secondo ha fatto emergere l’importanza di De Roon.

 



















De Roon prima su Dybala e poi su Cuadrado.

 

Sul contesto di gara ha pesato molto l’uscita dal campo di Chiesa, che ha avuto come conseguenza indiretta un’occupazione dell’ampiezza meno precisa da parte della Juventus. Nonostante Chiesa non avesse brillato fin lì, la sua posizione larga a sinistra era determinante per fissare la difesa avversaria e dare più spazio nelle zone interne. Al suo posto è stato utilizzato spostato McKennie, con Cuadrado spinto in alto dall’ingresso di Danilo. Così, nelle occasioni in cui Sandro è riuscito a ricevere centralmente, si è trovato senza soluzioni pronte in ampiezza, poiché McKennie anche da sinistra tendeva ad attaccare la profondità in diagonale e Rabiot avrebbe dovuto coprire troppo campo per arrivare largo in tempo.

 



















In un caso Danilo porta palla internamente, mentre Rabiot cerca di defilarsi a correndo all’indietro, lentamente, e McKennie è già sulla linea al centro. In un altro Danilo trova McKennie in diagonale, che gioca all’indietro su Sandro, ma a quel punto non c’è la soluzione pronta per aprire il gioco a sinistra.

 

Col passare dei minuti, anche McKennie ha pagato la scarsa condizione, così Pirlo ha inserito Arthur spostando Rabiot più a sinistra e mantenendo Bentancur più centrale, ma l’ingresso dell’ex Barcellona non è stato in sintonia con i ritmi della partita, e la sua capacità di dare respiro nelle situazioni di congestione non si è vista.

 

Avrebbe fatto molto comodo alla Juventus riuscire a gestire i tempi di gioco, visto che molti suoi giocatori sembravano aver speso parecchie energie. Finché ne ha avuto, la squadra di Pirlo si era adeguata al contesto estremamente intenso e orientato ai duelli imposto dall’Atalanta, ma quando il ritmo generale degli avversari si è abbassato, i nerazzurri sono venuti fuori.

 

Inserendo al contempo Ilicic e Malinovski sulla trequarti, dopo aver già sostituito Pessina con Pasalic all’inizio della ripresa, hanno potuto gestire fasi di attacco posizionale. La Juventus ha, in generale, difeso bene l’area, attraverso ripiegamenti profondi dei centrocampisti, assorbendo gli inserimenti, ma il primo segnale negativo è arrivato con la più grossa occasione della partita per la squadra di Gasperini, un colpo di testa di Zapata su cross destro di Ilicic.

 

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Ilicic ha creato l’occasione migliore della partita girandosi elegantemente contro McKennie e crossando alla perfezione col piede debole per Zapata sul secondo pallo.

 

L’Atalanta ha tenuto per qualche minuto un baricentro alto, in possesso di palla, finché Malinovskij (che tra l’altro non sembrava essere entrato in partita molto bene) è stato decisivo sia con una punizione, che ha prodotto l’angolo da cui è nato il gol, sia con il gol in sé, nato da un suo tiro da fuori deviato, casualità ha voluto, proprio da Sandro che era stato uno dei giocatori più decisivi per i bianconeri.

 

Dopo il vantaggio l’Atalanta è riuscita a contenere la reazione di nervi della Juventus, scaricata tra azioni manovrate e calci piazzati, e a portare a casa la vittoria. Forse la cosa più indicativa della fase di transizione che sta attraversando la Juventus sta proprio nel fatto che l’Atalanta sia riuscita a batterla nello stesso modo con cui la stessa Juventus ha vinto così tante partite negli ultimi anni: e cioè con pazienza, sofferenza, e attingendo dalla panchina.

 

Cosa sarà la Juventus del futuro passerà in parte dalle valutazioni delle prestazioni al di là del risultato delle singole partite, ma considerando l’ambiente è facile immaginare che un piazzamento fuori dalle prime quattro potrà portare anche una ridiscussione completa del progetto tecnico. L’Atalanta di quest’anno, invece, si sta dimostrando meno “macchina da gol” e più resistente a diversi contesti, capace cioè di tenere il filo anche nelle partite in cui non riesce ad imporsi attraverso l’aggressività senza palla e trova poco la porta. L’Atalanta ha fatto gradualmente a meno, per ragioni diverse, di alcuni dei propri giocatori più importanti (da Gomez a Hateboer), con Ilicic meno coinvolto e costante delle ultime annate, ma attraverso qualche piccolo ritocco Gasperini ha comunque mantenuto una costanza di risultato notevole. E mentre rimane da capire cosa ne sarà della Champions League, sul campo il discorso qualificazione è apertissimo.

fonte ultimouomo.com

By marcodalmen
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