La partita perfetta finirà anche 0 – 0, ma anche un 2-2 come quello tra Inter e Atalanta non è male. Non è questione solamente di gol: sabato abbiamo visto un rigore sbagliato, un gol annullato, ma soprattutto cambi di fronte continui e 37 tiri in 90 minuti equamente distribuiti tra le due squadre. Inter-Atalanta è stata una delle partite più divertenti di questo inizio di stagione, il biglietto da visita di un campionato che – potendo contare i fuoriclasse sulle dita della mano – può offrire comunque una battaglia tattica di livello tra due squadre intense come quelle di Inzaghi e Gasperini.
Uno scontro tra due allenatori che utilizzano sistemi molto peculiari, e che ormai padroneggiano alla perfezione, in cui la base comune è praticamente la difesa a 3, usata da entrambi. Due sistemi quindi diversi, anche se poi, come quasi sempre capita quando c’è in campo l’Atalanta, il fulcro tattico dell’incontro è come le avversarie rispondono al pressing asfissiante sull’uomo della squadra di Gasperini. In base ai momenti della partita, e alle soluzioni adottate dall’Inter, si è alternato il dominio sulla partita.
A modificare la dinamica dell’incontro, poi, sono stati i cambi. Le ormai canoniche 5 sostituzioni hanno influenzato la partita in maniera evidente – con entrambi gli allenatori che hanno fatto entrare tre giocatori tutti assieme – mostrando come un cambiamento di regolamento che può sembrare marginale in realtà aiuta gli allenatori ad essere protagonisti oltre il piano gara iniziale.
Dove l’Inter riesce a battere il pressing dell’Atalanta
La partita è iniziata con l’Atalanta disposta con un 3-4-1-2, con Pessina orientato a uomo su Brozovic e Malinovskyi schierato invece nella zona sinistra dell’attacco con Zapata più al centro. Questa scelta doveva forse rendere più aggressivo il pressing iniziale dell’Atalanta centralmente, cercando di togliere dalla gara il regista croato, principale fulcro del palleggio nerazzurro. L’Inter però si è dimostrata molto flessibile nella gestione del pallone: si è adattata subito alle scelte dell’Atalanta, rendendo anzi la scelta di Gasperini uno svantaggio tattico.
L’Inter riusciva infatti a superare il pressing dell’Atalanta con un meccanismo in realtà abbastanza semplice e in linea con le caratteristiche dei giocatori. Utilizzando Brozovic solo per smuovere la pressione avversaria, Inzaghi usava i centrali per far circolare il pallone da destra a sinistra, dove a quel punto il giocatore in possesso (principalmente Bastoni) aveva il compito di far avanzare l’azione o provando a superare in conduzione il proprio avversario – attirato verso il centro dal palleggio – oppure verticalizzando rapidamente per un compagno in appoggio. Una volta superata la prima linea di pressione, l’Inter aveva la possibilità di servire gli esterni, sempre molto aperti e alti sul campo, le due punte, abili nel gioco spalle alla porta, oppure Barella, sempre più bravo nel lavoro di inserimento tra le due linee difensive avversarie.
L’influenza di Brozovic nella trequarti avversaria.
Uno degli schemi più cercati dall’Inter è stato il cambio di gioco da sinistra a destra per cercare la ricezione di Darmian, spesso libero di far avanzare l’azione fino alla trequarti, che i nerazzurri occupavano con cinque uomini, costringendo l’Atalanta a correre verso la propria difesa.
Anche il gol arriva con un’azione simile: Barella – che aveva ricevuto da Darmian, dopo un cambio campo leggermente corto – porta palla dalla zona destra del campo e dalla trequarti può scegliere quale compagno servire. Il centrocampista della Nazionale è bravissimo nel trovare e servire con un cross perfetto il taglio di Lautaro che batte Musso con una bellissima mezza rovesciata.
La capacità con cui l’Inter riesce a manipolare la pressione dell’Atalanta e affrontarne l’intensità nei primi minuti di gioco avevano fatto credere a uno sviluppo diverso della gara, complice il gol arrivato dopo appena 5 minuti. La squadra di Inzaghi sembrava in grado di gestire, grazie ai cambi di campo, anche i tempi della partita, mettendo in mostra una varietà di movimenti coordinati tra i giocatori impressionate e che rendeva il solito piano dell’Atalanta difficile da attuare.
Pessina riporta in partita l’Atalanta
La risposta dell’Atalanta arriva dopo una decina di minuti e consiste nel modificare l’orientamento del pressing, spostando Pessina dalla marcatura su Brozovic a quella su Bastoni, così da provare a disinnescare il meccanismo di uscita dalla difesa dell’Inter. Gasperini alza quindi Pessina su Bastoni in un 3-4-3 (o 3-4-2-1 per quel che conta) che va a pareggiare i tre centrali dell’Inter. Su Brozovic a questo punto deve muoversi Freuler – alternando la marcatura tra lui e Calhanoglu – con il centrale Toloi a cui viene affidato il compito di scalare in avanti per marcare il turco.
Con questo cambio tattico Gasperini è riuscito a rimettere in gara la sua squadra, e quando l’Atalanta sa cosa fare è un problema per tutti. Se nei primi minuti l’Inter riusciva a uscire agevolmente dalla propria difesa per assestarsi nella metà campo avversaria, con il pressing tre contro tre dell’Atalanta sui centrali di Inzaghi, Darmian e Perisic erano costretti ad abbassarsi per aiutare l’uscita, finendo però così per togliere la miglior soluzione fino a quel momento. Per arrivare nella metà campo avversaria, a questo punto, l’Inter è costretta a verticalizzare subito verso le punte e quindi attaccare in inferiorità numerica in un campo grande (le due punte più Barella lanciatosi in avanti ad ogni azione). Una giocata che riesce anche spesso, ma che raramente si concretizza in qualcosa di pericoloso. L’Atalanta invece, riuscendo a recuperare il pallone più spesso e più in alto, aumenta la qualità delle proprie occasioni.
Il pareggio arriva grazie a un bel tiro da fuori di Malinovskyi, un’azione nata proprio da un pallone recuperato dall’Atalanta su una verticalizzazione di Darmian dalla propria metà campo verso le punte (in questo caso Lautaro) che Palomino è riuscito ad intercettare. La palla finisce a Zapata che spalle alla porta riesce a farla arrivare a Malinovskyi con un rimpallo favorevole. L’ucraino guarda prima la porta, poi la posizione del marcatore Skriniar e quando vede che c’è uno spiraglio, lascia partire un missile di esterno sinistro che si infila nell’angolo.
Sempre da una conclusione di Malinovskyi da fuori area, questa volta centrale, arriva anche il gol del vantaggio dell’Atalanta pochi minuti dopo. Su una respinta imperfetta di Handanovic si fionda Toloi (!) salito fino a lì durante l’azione esaltando quel movimento ormai caratteristico e incredibilmente ancora perfettamente funzionante del sistema di Gasperini per cui anche i difensori possono fungere da attaccanti.
Muovendosi in avanti Toloi porta fuori posizione Calhanoglu, permettendo il passaggio pulito di Pessina verso Malinovskyi. Le triangolazioni delle catene sulla fascia esterna dell’Atalanta rimangono una delle cose più elaborate e appaganti da vedere in Serie A.
Il successo di Dimarco nel sistema di Inzaghi
Se da quel momento l’Atalanta era apparsa in controllo, i tre cambi dell’Inter dopo 60 minuti hanno cambiato ancora una volta la gara. Dopo la partita Inzaghi esalterà lo spirito con cui sono entrati in campo Dumfries, Dimarco e Vecino, che col suo ingresso sposta Barella mezzala sinistra. Se Vecino garantirà una presenza in area più costante rispetto a Calhanoglu, è soprattutto Dimarco a cambiare l’Inter, permettendogli di attaccare in superiorità una volta uscito dalla propria difesa.
Gasperini risponde inserendo Piccoli e Ilicic per Zapata e Malinovskyi e Djimsiti per Pessina. L’ultimo cambio è quello più importante perché Zappacosta viene alzato sulla trequarti al posto di Pessina, con Djimsiti piazzato sulla fascia. Proprio l’uscita di Pessina e l’avanzamento di Zappacosta in una zona di campo dove non è così a suo agio ha aiutato l’impatto immediato di Dimarco sulla partita.
Riportato a casa dopo l’ottima stagione a Verona, si pensava che il suo ruolo sarebbe stato quello di prima riserva come esterno sinistro a tutta fascia. Dimarco non ha forse la capacità atletica per coprire in continuità tanto campo quanto chiede Inzaghi in quel ruolo, però ha una tecnica e una tranquillità col pallone tra i piedi che hanno spinto l’allenatore a schierarlo come centrale di sinistra, soprattutto in situazioni in cui c’era bisogno di spinta da quel lato.
Dimarco non si è fatto problemi a salire a giocare a centrocampo quasi fosse una mezzala, creando più di un problema a Zappacosta che doveva rincorrerlo all’indietro per molti metri. La sua posizione poi si incastrava perfettamente con Perisic, sempre aperto in ampiezza, e Barella, più vicino, che gli garantivano uno spazio in cui giocare liberamente. Grazie all’ambizione di Dimarco, l’Inter poteva contare – praticamente – su un centrocampista in più che gli garantiva la superiorità numerica lungo il lato sinistro. E non è un caso se il gol del pareggio arriva proprio da quella zona di campo.
Anche Gasperini a fine gara ha parlato dei cambi dell’Inter come l’ennesima svolta della partita: «I cambi dell’Inter sono stati importanti, hanno accelerato moltissimo mentre noi avevamo qualche giocatore acciaccato e nel finale siamo calati. Però si sono anche aperti degli spazi. Paradossalmente quello che siamo riusciti a tenere di meno è stato proprio Dimarco, ma con l’ingresso di Pasalic abbiamo sistemato le cose». Il croato è entrato al minuto 77, pochi minuti dopo il gol del pareggio di Dzeko, proprio per arginare Dimarco. Un altro cambio efficace, che ha riequilibrato l’Atalanta, preparando un finale emozionante, con le due squadre che non si sono di certo accontentate del pareggio.
L’Inter la sua occasione l’avrà con Dimarco, che però vedrà il suo calcio di rigore respinto dalla traversa, andando in parte a vanificare l’ottima prestazione, anche se le due cose dovrebbero poter convivere. Pochi minuti dopo sarà l’Atalanta a segnare con Piccoli, al termine di un’azione movimentata ancora una volta dall’ingresso in area di Toloi (un difensore che si butta nell’area avversaria sul 2-2, a pochi minuti dal termine, dopo aver rischiato di subire il 3-2 su rigore) e dagli scambi sulla catena di fascia (stavolta la sinistra). Un gol annullato dal VAR per un pallone uscito dal campo prima di un rilancio di Handanovic.
È l’ultimo sussulto di un pareggio che non deve lasciare l’amaro in bocca alle due squadre. Una partita avvincente e piena di spunti: lo scontro tattico tra due sistemi tanto codificati, le occasioni da una parte e dall’altra, le prestazioni dei singoli, le emozioni dei minuti finali. Certo, ci sono stati anche alcuni errori, individuali e di sistema, ma anche gli errori fanno parte del gioco e aiutano a rendere più imprevedibili le partite. La stagione è appena iniziata, ma Inter-Atalanta dimostra che la Serie A può avere un suo livello alto e spettacolare al vertice.
Col 2-2 finale si interrompe la striscia di 18 vittorie consecutive in casa in Serie A dell’Inter in Serie A, iniziata proprio dopo un 2-2 nel novembre 2020 (contro il Parma). Eppure Inzaghi deve essere contento: la sua squadra ha dimostrato di poter fare partita pari sul piano dell’intensità con una squadra come l’Atalanta e di avere una rosa profonda e varia che gli ha permesso di aggiustare le cose a partita in corso. L’Atalanta, dopo un avvio non proprio eccezionale, ha dimostrato a tutti, ma forse soprattutto a se stessa, di potersi ancora fidare al 100% del proprio sistema per mettere in difficoltà anche le migliori squadre.
In attesa dei prossimi big match, in definitiva, Inter-Atalanta è stato un bello spettacolo per il nostro calcio.
fonte ultimouomo.com