03/07/2021 | 15.15
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Fulvio Pea parla di Pessina



Fulvio Pea in una intervista a "il posticipo" ha parlato della sua esperienza, gli è stata anche rivolta una domanda su Pessina da lui allenato al Monza quando aveva 17 anni.


Lei ha vissuto una stagione travagliata col Monza nel 2014-15: come è nata?




Nessun professionista si aspetta di vivere una situazione simile. Siamo partiti il 1° luglio con l'ambizione di vincere il campionato con una presidenza che, negli anni precedenti, aveva pagato tutto regolarmente e aveva messo in piedi buone squadre. A distanza di due mesi ci siamo ritrovati in pieno fallimento senza una proprietà al comando. Così io, Alfredo Pasini e Gianni Califano ci siamo trovati a guidare il Monza.




Che problematiche c'erano?




Stipendi non pagati a calciatori e dipendenti. Ho condiviso la scelta di molti giocatori arrivati al Monza con l'ambizione di vincere il campionato. A dicembre eravamo terzi in classifica a 3 punti dalla prima, poi tanti di loro hanno lasciato la squadra e ci siamo ritrovati con nuovi calciatori. Avevamo raggiunto la salvezza. Ci sono stati inflitti punti di penalizzazione per gli stipendi non pagati e siamo stati costretti a fare i play-out. Abbiamo vinto con merito grazie a un giovane che ha fatto la differenza: Matteo Pessina.


Pessina ha esordito nel suo Monza: che cosa ricorda?




Nessuno conosce il percorso che ha portato Pessina all'esordio. Io e il mio preparatore Arturo Gerosa abbiamo lavorato con Matteo. Chi ha creduto tantissimo in questo ragazzo è stato il suo procuratore. Nell'estate 2014 io, i suoi genitori e il suo agente ci trovammo per stabilire un programma specifico per farlo crescere. Pessina ha fatto un percorso lungo per farsi trovare pronto. Il resto è venuto da solo.




Che tipo è Pessina?




Mi ha fatto subito una bella impressione. Ricordo un ragazzo maturo nonostante i suoi diciassette anni, molto intelligente, colto e soprattutto con un obiettivo da raggiungere, una cosa che non è così frequente nei giovani d'oggi. Poi Pessina non ragiona da calciatore, ma da uomo di atletica. Lotta sempre contro se stesso, deve sempre superarsi. In atletica è una cosa comune, nel calcio meno. Pessina è sempre più forte rispetto al giorno prima. Deve battere il suo ultimo tempo. Questo gli sta facendo fare la differenza. Poi se gioca dall'inizio oppure a gara in corso non c'è differenza. Sa che può essere protagonista sempre.


fonte il posticipo.it




By brignuca
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