Gasp: ''Atalanta come Bilbao, abbiamo realizzato il desiderio di Percassi''
L’intervista (bellissima) alla Gazzetta
Un’intervista da leggere. Anzi, alziamo la posta: una lettura calcistica altamente consigliata, per capire e comprendere l’arte della contestualizzazione calcistica. Gian Piero Gasperini, tecnico dell’Atalanta, parla alla Gazzetta dello Sport. E parla di calcio seguendo due fili logici che si intrecciano, e si intrecciano bene: il suo e quello dell’Atalanta, ovvero teorie e tecniche di un progetto nato ed evolutosi nel modo giusto. E che deve seguire gli stessi concetti per continuare ad avere successo.
Le parole più significative del Gasp: «Dopo certi risultati le aspettative crescono e qualche dubbio che qualcosa potesse cambiare c’era. Per ora però anche questa stagione sta andando bene. L’Europa ci ha dato lustro e ci ha permesso di superare momenti un po’ negativi in campionato. Ora siamo ripartiti anche lì».
Il modello-Atalanta
La spiegazione del modello-Atalanta nella ricostruzione dell’anno solare: «Un grandissimo anno, abbiamo quasi timore che finisca. Siamo andati oltre ogni previsione, tecnica ed economica. Abbiamo fatto plusvalenze con il mercato, abbiamo acquisito lo stadio. I tifosi sono entusiasti e anche da questo punto di vista l’immagine della città e del club sono migliorate: invece degli scontri, abbiamo visto un pubblico di famiglie e bambini. L’Atalanta è un bel fenomeno, ma dobbiamo stare attenti ad alimentarlo nel modo migliore».
Gasperini avrà dei meriti, anche manageriali: «Io alleno e basta. Altro che Ferguson dell’Atalanta. Qui ognuno ha il suo ruolo, io non faccio il mercato. Ma società e allenatore devono essere coordinati e condividere le strategie. Un progetto funziona finché è condiviso».
Il momento peggiore, non a caso: «L’estate di mercato, poi si va in campo ed è tutto più bello. Odio il mercato aperto e temo il prossimo, ma di solito in gennaio si fanno meno danni».
La parte finale dedicata (ancora) alla nobilissima arte della contestualizzazione: «Noi non possiamo vincere l’Europa League. È più realistico confermarsi in campionato, anche se c’è tanta concorrenza in pochi punti. Non dico che possiamo arrivare di nuovo quarti, stavolta anche un sesto posto o un settimo potrebbero bastare: un posto anche nella prossima Europa, insomma».
Fonte: ilnapolista.it