27/07/2022 | 20.11
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Generale Duván Zapata - by Ombra



Prendi un attaccante sulla trentina, nel pieno della maturità fisica e tecnica. Potrebbe ambire a palcoscenici e stipendi di primissimo ordine. Consapevole e riconoscente dell’esperienza vissuta con la compagnia precedente, che per quanto accogliente e affettuosa non potrà mai pareggiare le assai remunerative offerte provenienti da teatri ben più facoltosi. Prendi lo stesso attaccante, frustrato da un’annata interrotta dopo un girone d’andata colmo di enormi prestazioni prima di quel funesto Genoa-Atalanta. Un centravanti deluso dalla mancata qualificazione della propria Nazionale alla rassegna iridata del dicembre qatariota. Non solo gli Azzurri, anche i Cafeteros colombiani guarderanno il Mondiale da casa. Mal comune mezzo gaudio? Poco importa. Quel che conta è che Duván Zapata sia ancora a Bergamo. Fiero e orgoglioso dei nostri colori.

Troppo spesso lo si dà per scontato, il fatto che il 91 di Calì possa ancora esultare sotto la Nord del Gewiss. Avrebbe avuto e avrebbe ancora tutte le carte in regola per monetizzare la crescita vissuta sotto la gestione Gasperini. D’altronde, lo ha detto anche il mister di Grugliasco, questo sarà un anno zero per la Dea. Un anno di ripartenza, alimentato da nuovi stimoli e protagonisti. Quale momento più propizio per l’ex Udinese e Samp per fare le valigie, salutare compagni e tifosi e accettare la corte delle sterline del Newcastle? A maggior ragione considerando che, con l’ottavo posto della scorsa stagione, l’Atalanta 2022/2023 non sarà più esposta sulla vetrina del calcio internazionale. Le ambizioni di Zapata, però, non si misurano in assegni a sei zeri. Ci sono valori e principi che valgono più di un aumento di stipendio.

Sentirlo parlare ai microfoni di DAZN degli episodi arbitrali riguardanti l’Atalanta del 2022 deve far riflettere. Da un lato, strizzare l’occhio agli amanti del complottismo e delle dietrologie potrebbe essere controproducente, qualora si volesse impostare un dibattito oggettivo e imparziale su questioni di campo. Tuttavia, siamo tifosi. E siamo atalantini. Quel suo “Questo lo dobbiamo dire”, sottolineando i torti perpetrati dagli uomini di Rocchi, lo avvicina ulteriormente ai sentimenti di uno stadio e una tifoseria sentitisi raggirati, quantomeno ingannati. Solidarizzare con la piazza non farà di te un capopopolo dall’integrità universale e assoluta, ma permetterà ai tuoi compagni di gettare il cuore oltre l’ostacolo, consapevoli che il leader si schiererà sempre in tuo favore. Per riaccendere il fuoco della passione atalantina, Duván Zapata si candida per essere braciere, brace e fuochista. Un leader indiscusso, appendice in campo dell’energia e vibratilità della longa manus di Gian Piero Gasperini. Dall’ombra dei Gomez e degli Ilicic, è sorto il sole del general Zapata.

 

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