09/10/2016 | 08.08
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Genio incompreso

«Vi spiego chi è Gasp, un genio incompreso»

Il regista a colloquio con Stefano Tettamanti, suo agente letterario e tifosissimo genoano

Ci incontrassimo a qualche Salone del Libro, metteremmo su l’espressione intellettuale d’ordinanza e discetteremmo di editoria. Già, perché lui è Stefano Tettamanti, ed è il mio agente letterario. Ma oggi ci incontriamo in una trattoria vicino a Brignole, a Genova, e diamo sfogo alle nostre vere passioni: si parla di calcio. Stefano non solo ne ha scritto a lungo sul Secolo XIX e ha tradotto numerosi libri sul tema, ma soprattutto è un genoano sfegatato;. Con lui ho condiviso un paio di Genoa-Atalanta a Marassi, uscendone sempre con le ossa rotte e con la cena da pagare. L’argomento della conversazione di oggi non può che essere uno: Gian Piero Gasperini. Appena lo nomino, il baffo di Stefano si allarga in un sorriso di compiacimento. «È l’allenatore più geniale che abbia mai visto …», dice senza mezzi termini. «A parte il “professore”, naturalmente. Ma Franco Scoglio non era solo un trainer, era un monumento». «E allora perché l’avete lasciato andare?», butto lì malizioso. «Fosse stato per i tifosi, sarebbe rimasto a vita. È che, come diciamo a Genova, Gasperini è patiscìmile». Tradurre, prego. «Una via di mezzo tra il permaloso e chi ha un’alta opinione di se stesso. E alla fine con uno come Preziosi non poteva che finire così…».

Capisco perché Gasperini a Bergamo sta facendo un effetto del tutto insolito. Di allenatori, da queste parti, ne abbiamo visti negli ultimi anni: la meteora Gregucci, l’umile Bortolo Mutti, il capoccione Colantuono, lo zio buono Edy Reja... Ma nessuno che fosse un genio. E come tutti i geni, a rischio incomprensione. Certamente nessuno è stato capace di suscitare in così poco tempo emozioni tanto contrastanti: dalla feroce delusione delle prime partite al delirio della vittoria col Napoli. Per non parlare della formazione di domenica, che nemmeno il Bocia avrebbe osato immaginare: ma che, col senno di poi, è quanto di più atalantino si potesse inventare. «Ah guarda — dice Stefano infilzando un totano —, io sulle formazioni di Gasperini ho una teoria: lui prima guarda quelle annunciate sui giornali e poi fa il contrario... Scherzo. Di sicuro non c’è nessuno che sappia motivare i giocatori, soprattutto i giovani, come lui. E nessuno che sappia far segnare tanto i centravanti. Magari mi dirai che davanti ha avuto la fortuna di schierare gente come Milito o Borriello... Sì, ma con lui ha segnato a valanga anche Gasparetto... No, davvero, penso che sia il miglior allenatore italiano. E poi Juric (attuale tecnico del Genoa, ndr) lo confessa apertamente: Gasperini è il mio maestro, faccio quello che mi ha insegnato lui, solo che Gasperini ha più palle...».

 In effetti, chi se lo aspettava uno come Petagna? O Kessie? «È che bisogna lasciargli il tempo di sperimentare. Quando è andato all’Inter, i senatori l’han fatto fuori subito perché avevano capito che aria tirava... Ma che sia uno che merita fiducia, a Genova l’han capito pressoché tutti. Ti racconto un episodio. Quando è tornato a Marassi dopo il primo esonero, col Palermo, appena ha messo piede in campo, lo stadio si è alzato tutto insieme. Trentacinquemila persone che applaudivano senza che nessuno glielo avesse chiesto. Personalmente, ho ricominciato a sentire il piacere di andare allo stadio solo quando è arrivato lui». Già, il piacere di andare allo stadio. Penso a quante partite, negli ultimi anni, mi sono rimaste davvero impresse nella memoria. Le conto sulle dita di una mano. Mentre devo ammettere che, sconfitte comprese, è difficile dire che quest’anno ci si annoia. «Dimenticatevi gli zero a zero — conferma Stefano ormai alle prese con una pànera come dessert —. Non è quella l’idea di calcio di Gasperini. Insomma, è chiaro che uno così o lo ami o lo odi, fin da subito. E lui non è che faccia molto per diventare simpatico a ogni costo». Ordino una pànera anch’io e penso a come potrebbe essere il futuro nerazzurro. Perché non sembra, ma siamo patiscìmili anche noi bergamaschi. Umili, sì, ma con un’alta idea di noi stessi. E pure un filino insofferenti, anche se ci piace pensare di essere le persone più tranquille al mondo... La conclusione? Forse Gian Piero Gasperini potrebbe essere davvero il profeta che il popolo nerazzurro aspetta. Ma la Bibbia è piena di profeti lapidati o dati in pasto ai leoni.

fonte bergamocorriere.it

By marcodalmen
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