Gli anni spezzati
Gli anni spezzati
Mi ha sempre colpito questo titolo, un film che ha già la bellezza di 39 anni e narra uno dei tragici episodi della sanguinosa battaglia di Gallipoli, campagna della prima guerra mondiale, dove tra il 1915 e il 1916 persero la vita 8.587 uomini dell'ANZAC, parte del corpo di spedizione comprendente soldati dell'esercito australiano e neozelandese. La storia è incentrata sul valore della vita e la leggerezza con cui è bruciata dalla ferocia della guerra.
Guardavo ieri sera alcune tra le ultime partite dell'Atalanta, cosi' in ordine sparso la vittoria di Lecce, quella di Valencia, le 7 pere di Torino. Non mi è sembrato un altro mondo, magari una realta' alternativa, ma non ho avuto quella sensazione che hanno in molti che sia passato un secolo da quei giorni.
Tra le cose per le quali provo orgoglio è come noi atalantini si sia reagito alla situazione inaspettata e particolarmente sconvolgente per la nostra terra, di un'epidemia cosi' rapida e devastante: anche i tifosi piu' incalliti, quelli che fino a febbraio vivevano a pane e Atalanta, hanno subito reagito nel modo giusto realizzando la magnitudine dell'evento rispetto allo stop dell'attivita' sportiva della nostra amatissima squadra.
Non era scontato e son sicuro che in altri posti avrebbe parzialmente prevalso anche l'egoismo di non volersi veder privati del sacro rito del fubal piuttosto che pensare ai morti e al disastro economico imminente. Non era scontato dato anche il momento cosi' significativo corrispondente al piu' alto punto della nostra storia centenaria.
Vi confesso che sono scettico sulle nostre prospettive alla ripresa. L'Atalanta, molto piu' delle altre squadre, è un meccanismo oliato alla perfezione che sopperisce con il costante ingegno (del Gasp) e manodopera (dei giocatori) a qualche carenza nella cilindrata dichiarata. Poi navigavamo sull'onda dell'entusiasmo. Per quello penso che la ripresa ci vedra' un po' ridimensionati dalla polvere sollevata da questa tempesta e dal tempo trascorso, pronti ad infilarsi tra gli ingranaggi del perfetto meccanismo nerazzurro. Poi, se capiterà il contrario, non saro' mai stato piu' felice di autosputtanarmi.
Pero', concedetemi di dirlo: chi se ne frega
Riconosco che è una bestemmia rinunciare alle ambizioni dentro e fuori i nostri confini vista l'occasione irripetibile ma mi basta rivedere in campo le nostre maglie. Perche' mi mancano indipendentemente dal risultato ma soprattutto perchè sarà il segno che la situazione, anche se molto lentamente, si starà normalizzando.
E pazienza se gli anni meravigliosi di questa Dea saranno stati spezzati da quel piccolo bastardo che ci tiene tutti in casa, il dispiacere non sarà mai nemmeno minimamente paragonabile al pensiero di coloro che gli anni della propria vita se li è visti spezzati per davvero.
Calep