14/04/2023 | 19.30
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Gli Atalantini e il DNA (Dea Non Arrenderti)

L'ultimo motivo e' stata la netta vittoria della Fiorentina di ieri sera in Conference League.

Stiamo, da qualche tempo, convivendo, nell'ambiente atalantino, con una situazione tendente alla demoralizzazione esagerata, in questo caso anche di fronte ai successi degli altri, quando invece dovremmo esaltarci o deprimerci (sportivamente parlando) solo guardando in casa nostra.

In effetti non c'e' niente di nuovo sotto le mura di Città Alta perché questa pare essere in generale una nostra prerogativa. Una sorta di vittimismo o se vogliamo di provincialismo intrinseco nel nostro DNA.

Perche' i bergamaschi, quindi il 90% degli atalantini, sono eccezionali a reagire alle avversita', soprattutto quelle improvvise ma poi, con l'andar del tempo, somatizzano accadimenti favorevoli e posizioni di privilegio e diventano perennemente insoddisfatti anche in quelle situazioni che per creare motivi di insoddisfazione proprio non ne avrebbero il motivo.

Rimanendo in ambito calcistico, se l’Atalanta vince siamo bravissimi a trovare il pelo nell’uovo per identificare qualcosa che poteva andare meglio. Le stesse stagioni passate sotto pandemia, per disgrazia coincise probabilmente con l'Atalanta piu' forte della storia ci hanno visto passare in un attimo da ultimi arrivati sul proscenio europeo, senza altre aspettative di giocarsela al meglio contro squadroni da Play Station, ad un'Atalanta che, per quanto visto prima e per l'opinione pubblica, avrebbe avuto il naturale dovere di vincere con chiunque. Cosi' in Europa, figuriamoci in Italia.

Poi sono cominciati problemi piu' tangibili, come ad esempio l'allontanamento del Papu, i problemi di testa di Ilicic, il semplice invecchiare della vecchia guarda. la separazione prima con il vecchio staff medico e poi quella con il DS Sartori... e apriti cielo.

Il ritorno alla "normalita'" dell'Atalanta (il che non vuol dire tornare a giocare per la salvezza ma semplicememte uscire dal ruolo di squadra meraviglia come eravamo diventati) lo stiamo vivendo male, da un anno e mezzo a questa parte.

L'altro anno abbiamo crocifisso il settore arbitrale (e non e' che meritasse molto altro) quest'anno è partita la caccia ai colpevoli in squadra o in panchina e l’ancora di salvezza sono sempre gli assenti (chissà perché poi spesso quando gli assenti sono presenti, non cambiano in modo radicale la sostanza delle cose).

Una situazione paradossale, un sentimento negativissimo che ci porta spesso a distruggere la capacita' di costruire, programmare o semplicemente resistere alle avversita' che ci ha sempre contraddistinto..

È come se, soprattutto nel bergamasco medio, ci fosse in ognuno una sorta di masochismo che di fronte alle situazioni positive ci faccia dire “si ok va bene però…” con l’intento di convincerci che si possa trovare maggiore soddisfazione nelle difficoltà piuttosto che nelle situazioni di confort.

Siamo nati per combattere e non per mantenere le posizioni. Detto cosi' suona anche bello pero' le implicazioni negative sono parecchie

Dovremmo costruire sugli errori, non farci prendere la mano, prender nota delle cazzate commesse e ricordarcele bene, onde evitare di commetterne ancora. Perche', come si dice, sbagliare e' umano ma perserverare e' diabolico.

Lo vorremmo dire a tutti, alla squadra, al mister, alla societa' ma anche a noi e cioe' alla tifoseria: un modello autodistruttivo che non rammenta gli errori passati è destinato a ripeterli.

Guardiamo con piu' serenita' a quel "rientrare tra i ranghi" che ci sta accadendo, cerchiamo di criticare gli errori ma con intento costruttivo, non piangiamoci addosso inutilmente ma cerchiamo di capire i motivi e spiegarne le ragioni.

Per tante ragioni non siamo una tifoseria normale, ogni tanto sarebbe bello ricordarlo e fermarci a pensarne il motivo.

Un famosissimo detto bergamasco, che abbiamo gia' citato piu' volte, recita cosi:

"caràter de la rassa bergamasca, fiàma de rar, sóta la sènder, brasca……"

che spiega che, sotto l'apparente freddezza della cenere, nascondiamo la brace subito pronta ad uscire.

Il che puo' essere visto in due modi:

- chi lo vede come capacita' positiva di reazione agli avvenimenti avversi
- chi la particolarita' di bruciare in poco tempo e poi spegnersi.

Potremmo soffiarci su quella brace, ci stiamo pisciando sopra quando invece dovremmo ricordare la nostra storia. Grandissima ma di umili origini.

Lunedi' ci aspetta una Fiorentina in gran forma e non vedono l'ora di fotterci, li' sulle rive dell'Arno.

Potrebbe accadere, tutto sta a vedere come usciremo. Perche' cadere ripetutamente lo si fa in un attimo, è reagire nel modo giusto che e' veramente grande.

 

Calep e Stasodedos

 



 
By staff
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