10/06/2020 | 12.03
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Gomez: "Ho grande voglia. Temo gli infortuni"



El Papu Gomez, idolo di Bergamo e di tanti amanti del calcio, ha parlato alla Gazzetta dello Sport in vista della ripresa del campionato. Non ha mai smesso di giocare, anche quando non si poteva: per due mesi, davanti a due milioni abbondanti di tifosi (follower su Instagram), il Papu Gomez si è inventato una partita al giorno. L’incasso migliore con l’iniziativa #thebiggestgame, convocati oltre cento calciatori di tutto il mondo con la loro maglia: ora è quasi tempo di rimetterla, prima di donarla.

Capitano dell’Atalanta e cittadino benemerito di Bergamo: è dura essere il Papu in questo periodo?
"Più che altro è una responsabilità: l’enorme responsabilità di dover essere anche un esempio. Bergamo ha sofferto, tanto: era l’unica cosa che potevo fare, oltre a dare messaggi positivi. Anche restando in città: mai avuto il dubbio di andarmene. E non solo perché la pandemia poi è arrivata anche in Argentina o perché gli allenamenti potevano riprendere da un momento all’altro".

Giocare anche per Bergamo: spinta o peso sulle spalle?
"Un peso no: un’investitura. Dobbiamo cercare di continuare a fare le cose straordinarie che stavamo facendo e abbiamo dovuto lasciare a metà. Saremo nel mirino, ma lo siamo sempre stati negli ultimi anni".

E che l’Atalanta riparta cosa può significare per Bergamo?
"Dovrebbe chiederlo a quelli che incontro per strada e mi chiedono: “Quando si riparte?”. “Sei in forma?”. Io posso dirle cosa significa per noi: la possibilità e la voglia di ridare gioia a chi ha sofferto in questi mesi. Non possiamo restituire morti, cancellare dolori: solo dare un po’ di allegria, fare pensare ad altro per qualche ora. Anche Bergamo mangia calcio, respira calcio, vive di calcio. Senza dimenticare".


Dunque lei è favorevole alla ripartenza?
"Se me l’avesse chiesto due mesi fa avrei detto contrario. Oggi che la sicurezza è aumentata, che questo virus sembra meno aggressivo, dico favorevole. La Serie A è un’industria che muove milioni nel Paese: c’è tanta gente che ha bisogno del calcio per vivere, non solo i calciatori".

Pensa al 21 giugno, Atalanta-Sassuolo, più con paura o con voglia?
"Paura no: è più di un mese che ci alleniamo in sicurezza. Forse ne ho avuta un po’ la prima settimana: da solo non ti facevi solo la doccia, ma anche mille domande. Oggi ho solo tutta la voglia del mondo".

Più timore del caldo o degli infortuni?
"Cocktail pericoloso, ma il rischio maggiore mi sembra quello degli infortuni. Dopo due mesi a casa abbiamo perso un po’ il volume della muscolatura: saranno fondamentali alimentazione e riposo".

E timore che i valori possano cambiare rispetto a tre mesi fa?
"I valori sono quelli, ma si riparte tutti da zero: sarà soprattutto una questione mentale. Noi eravamo in un grande momento, e l’entusiasmo spesso porta vittorie. Giocando ogni tre giorni può succedere di tutto, magari ne vinci due e ne perdi subito due, sarà un su e giù tutto da scoprire".

Gasperini ha detto: potremmo giocare oggi.
"Al mio fisico bastano 15-20 giorni per essere a posto, ma le dico la verità: quando ho visto come stavano i miei compagni dopo due mesi di quarantena, mi sono emozionato. E mi emoziono a vedere quanto corrono De Roon, Freuler, Hateboer, Gosens, Castagne: sono animali...".
By marcodalmen
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