Grande, grande, grande. By ReMo
Alla chiusura del mercato.
Mi pare davvero sorprendente che, dopo uno svolgimento delle trattative di mercato, che, ha economicamente ricalcato la logica della botte piena e moglie ubriaca, oltre ad un pacco di denaro sul conto, si possano leggere tante avversioni all’operato societario.
E’ vero che, anche al troppo, poco o tanto, non sussistono limiti, specie in prospettiva di giocarsi le proprie carte su tre diversi tavoli, con una voglia matta di vincere qualcosa, ma i desideri debbono trovare giusti, confini, soprattutto alla luce dei fatti che si sono spesi tanti quattrini, si è costruita una squadra al di là delle più rosee attese.
Il fatto poi di aver rimpinguato il capitale, che taluni pare considerino davvero lo sterco del diavolo, dovrebbe farci pensare ai conti economici delle società più grandi, mai come ora indebitate in maniera deleteria, in quanto possibile apertura a rovesci fallimentari.
Vedere una blasonata che ci riconosce una quarantina di milioni, per la cessione di un nostr giovane, diventa fatto eclatante, non solo per l’entità della cifra sborsata, ma soprattutto per la ripartizione dei pagamenti, che, inizialmente si avviano con soli due milioni, ricordando la procedura del saldo ‘a babbo morto’.
Significa che, il non voler rinunciare agli antichi fasti, si rinnova malgrado una posizione finanziaria pesantemente passiva, che dovrebbe indurre a ridurre , spese ed ambizioni, sino a quando l’assetto dei fondi, riproponga le antiche possibilità.
Di questo passo e con l’andazzo in auge, verrà il giorno in cui si dovranno rispettare le quadrature dei conti e per tante società blasonate, saranno pianti e stridor di denti, prevedibili e meritati.
Costoro sono assimilabili a coloro che sono succubi del demone del gioco, senza criteri e regole che si avventurano in rischi che li possono inghiottire, senza scampo alcuno.
Grazie all’avvedutezza ed alla preparazione della nostra dirigenza, dietro alla valida acquisizione di pedine di grande rilievo, si allinea la più sana delle amministrazioni, quella che non sacrifica il tutto, all’acquisto di stelle, talvolta sul viale del tramonto, per poi ritrovarsi nel buio assoluto, lasciando la concretezza di debiti insoluti.
Di scommessa in scommessa, il debito di dilata, nella prospettiva di risultati che, non sempre si raggiungono, aprendo il ciclo delle fibrillazioni.
Il tempo, come sempre, riesce a scompaginare i piani predisposti e la defezione di Caldara, accende
una nuova problematica, nella gestione del gruppo, ma, per certo,chi di dovere saprà come risolvere il problema, visto che, da sempre, nel calcio necessita l’acume che risolva anche non prevedibili difficoltà.
Qualcuno richiama al ricordo del ‘da dove veniamo’, aprendo squarci di incredibile veridicità. I limiti anagrafici, che non consentono a qualcuno di guardare al passato, riallertano seriamente, nei meno giovani, ricordi di altri tempi, avvezzi, d’abitudine, a celebrare nozze con i fichi secchi.
Vicissitudini ed arrangiamenti vissuti al meglio possibile, quando il meglio significava scarsezza di mezzi ed impossibilità di investimenti, che, comunque non ci hanno precluso di essere qui, in un momento trionfante, da tutti i punti di vista.
Rendersene conto significa poter guardare, con malcelato orgoglio, a chi vuole apparire grande, a dispetto di impalcature, comunque scricchiolanti, che ne governano la infausta conduzione.
Diamo valore all’insieme dei valori che appartengono alla nostra Atalanta, perché consentono una gestione tranquilla, serena ed equilibrata, in grado di avvicinare grandi ambizioni.
Altre realtà, che non fanno i queste considerazioni, in quanto non gli appartengono, in fondo ,in fondo ce le invidiano: a buon motivo e ragione.
Stiamo sereni e positivi: l’Atalanta è grande, grande, grande.
ReMo
Mi pare davvero sorprendente che, dopo uno svolgimento delle trattative di mercato, che, ha economicamente ricalcato la logica della botte piena e moglie ubriaca, oltre ad un pacco di denaro sul conto, si possano leggere tante avversioni all’operato societario.
E’ vero che, anche al troppo, poco o tanto, non sussistono limiti, specie in prospettiva di giocarsi le proprie carte su tre diversi tavoli, con una voglia matta di vincere qualcosa, ma i desideri debbono trovare giusti, confini, soprattutto alla luce dei fatti che si sono spesi tanti quattrini, si è costruita una squadra al di là delle più rosee attese.
Il fatto poi di aver rimpinguato il capitale, che taluni pare considerino davvero lo sterco del diavolo, dovrebbe farci pensare ai conti economici delle società più grandi, mai come ora indebitate in maniera deleteria, in quanto possibile apertura a rovesci fallimentari.
Vedere una blasonata che ci riconosce una quarantina di milioni, per la cessione di un nostr giovane, diventa fatto eclatante, non solo per l’entità della cifra sborsata, ma soprattutto per la ripartizione dei pagamenti, che, inizialmente si avviano con soli due milioni, ricordando la procedura del saldo ‘a babbo morto’.
Significa che, il non voler rinunciare agli antichi fasti, si rinnova malgrado una posizione finanziaria pesantemente passiva, che dovrebbe indurre a ridurre , spese ed ambizioni, sino a quando l’assetto dei fondi, riproponga le antiche possibilità.
Di questo passo e con l’andazzo in auge, verrà il giorno in cui si dovranno rispettare le quadrature dei conti e per tante società blasonate, saranno pianti e stridor di denti, prevedibili e meritati.
Costoro sono assimilabili a coloro che sono succubi del demone del gioco, senza criteri e regole che si avventurano in rischi che li possono inghiottire, senza scampo alcuno.
Grazie all’avvedutezza ed alla preparazione della nostra dirigenza, dietro alla valida acquisizione di pedine di grande rilievo, si allinea la più sana delle amministrazioni, quella che non sacrifica il tutto, all’acquisto di stelle, talvolta sul viale del tramonto, per poi ritrovarsi nel buio assoluto, lasciando la concretezza di debiti insoluti.
Di scommessa in scommessa, il debito di dilata, nella prospettiva di risultati che, non sempre si raggiungono, aprendo il ciclo delle fibrillazioni.
Il tempo, come sempre, riesce a scompaginare i piani predisposti e la defezione di Caldara, accende
una nuova problematica, nella gestione del gruppo, ma, per certo,chi di dovere saprà come risolvere il problema, visto che, da sempre, nel calcio necessita l’acume che risolva anche non prevedibili difficoltà.
Qualcuno richiama al ricordo del ‘da dove veniamo’, aprendo squarci di incredibile veridicità. I limiti anagrafici, che non consentono a qualcuno di guardare al passato, riallertano seriamente, nei meno giovani, ricordi di altri tempi, avvezzi, d’abitudine, a celebrare nozze con i fichi secchi.
Vicissitudini ed arrangiamenti vissuti al meglio possibile, quando il meglio significava scarsezza di mezzi ed impossibilità di investimenti, che, comunque non ci hanno precluso di essere qui, in un momento trionfante, da tutti i punti di vista.
Rendersene conto significa poter guardare, con malcelato orgoglio, a chi vuole apparire grande, a dispetto di impalcature, comunque scricchiolanti, che ne governano la infausta conduzione.
Diamo valore all’insieme dei valori che appartengono alla nostra Atalanta, perché consentono una gestione tranquilla, serena ed equilibrata, in grado di avvicinare grandi ambizioni.
Altre realtà, che non fanno i queste considerazioni, in quanto non gli appartengono, in fondo ,in fondo ce le invidiano: a buon motivo e ragione.
Stiamo sereni e positivi: l’Atalanta è grande, grande, grande.
ReMo
By staff