Chi in più: Marko Arnautovic, Sidney van Hoojidonk, Kevin Bonifazi, Kacper Urbanski, Francesco Bardi.
Chi in meno: Andrea Poli, Danilo, Rodrigo Palacio, Federico Ravaglia, Musa Juwara, Angelo Da Costa, Valentin Antov, Paolo Faragò.
Piazzamento lo scorso anno: 12°
Una statistica interessante dello scorso campionato: Con più di 15 recuperi palla offensivi per partita, solo Sassuolo, Atalanta e Verona hanno fatto meglio del Bologna.
Un anno fa, di questi tempi, i tifosi del Bologna avevano tutto le ragioni per essere ottimisti. La stagione 2019/20, dopo un girone d’andata terribile, aveva visto la squadra crescere e prendere la forma delle idee ambiziose del suo allenatore, Sinisa Mihajlovic, e dell’entusiasmo dei suoi giovani migliori. L’arrivo di Musa Barrow nel mercato di gennaio, aveva dato un’altra dimensione di pericolosità offensiva alla squadra, ma non nel modo che ci si aspettava. Si esprimeva meglio partendo lontano dalla porta. Insomma, non era una prima punta. Per dare continuità a questi risultati, e per dare solidità a una rosa giovane, servivano giusto un paio d’acquisti: un difensore centrale in grado di sostituire l’attempato Danilo e una punta centrale per sostituire l’attempato Rodrigo Palacio.
Un anno fa, di questi tempi, finì per non arrivare nessuno. Danilo aveva ripreso il suo posto al centro della difesa e Palacio aveva ripreso il suo posto al centro dell’attacco. Il Bologna aveva ricominciato col suo calcio ambizioso, ma con la coperta troppo corta. Il pressing offensivo apriva spazi inquietanti per le transizioni avversarie, davanti Palacio era tanto esatto nei suoi movimenti senza palla quanto inaffidabile sul più volgare piano realizzativo. Con 3,3 gol segnati meno del previsto, solo Muriqi e gli artisti dell’errore sotto porta Dzeko e Lasagna hanno fatto peggio (dati Statsbomb). Un problema che però non riguardava solo Palacio, visto che complessivamente il Bologna è stata la squadra, dopo il Verona, con la peggiore performance offensiva tra gol attesi e reali.
Dopo tanto ottimismo, è arrivata un’altra stagione ambigua, chiusa al dodicesimo posto (risultato negativo, per una squadra che per distinguere una stagione dall’altra mette sul bilancino punti e piazzamenti – l’anno prima era stato decimo posto). Tra sbalzi di rendimento e di risultati, il Bologna ha finito per rimanere imprigionata nella sua ambiguità. Quella del suo allenatore, protagonista finora di una carriera indecifrabile, e quella dei suoi giovani, sul cui talento c’è sempre da discutere – un giorno sembrano fenomeni, quello dopo inadeguati. A fine campionato la panchina di Mihajlovic pareva in bilico, ma il primo giugno – dopo un colloquio in cui tutti hanno ricevuto le garanzie richieste – hanno deciso di proseguire assieme. La squadra è stata congelata in una specie di attesa pessimista, tra cattivi presagi e qualche concreto motivo per rimanere ottimisti.
A Bologna nessuno crede più a una qualificazione europea – l’obiettivo sbandierato da Saputo per anni – ma ci si augura per lo meno che la squadra riprenda l’inerzia positiva e divertente imboccata due anni fa. Nelle sue giornate migliori il Bologna è una squadra giovane e ambiziosa, capace di giocare un calcio piacevole e di lanciare giovani interessanti. In quelle peggiori, una barchetta di carta alla deriva.
ARNAUTOVIC!
Un anno dopo, le lacune della rosa del Bologna sono rimaste quello dell’anno prima. Lo ha confermato Mihajlovic: «C’è la volontà di confermare tutti i nostri migliori giocatori e di coprire quelle caselle rimaste un po’ scoperte: il centrale di difesa e il centravanti». Con la fretta dello studente che prova a recuperare gli esami, il Bologna ha chiuso subito il suo colpo offensivo. Marko Arnautovic è arrivato accolto dalla bolgia. Tifosi, fumogeni, striscioni con la sua faccia. Un entusiasmo più legato al suo carisma naturale – quello da attaccante balcanico perennemente arrabbiato, che esulta sempre e solo contro qualcuno – che per le sue qualità tecniche.
In fondo stiamo parlando di un attaccante di 32 anni che viene da due stagioni in Cina. Ma questo è un modo moscio di guardare al suo acquisto. L’altro modo è quello di chi ha negli occhi il centravanti visto all’Europeo: presenza in campo esaltata ai limiti della follia, giocate di classe eterna, un gol di testa difficile che per poco non manda a casa la squadra poi campione. Arnautovic, a 32 anni, sembra tutt’altro che finito e il suo acquisto ha senso anche per rimpiazzare il vuoto carismatico lasciato da Palacio. Difficile immaginare due attaccanti più diversi. Palacio col suo spirito penitenziale a correre di continuo dietro la difesa avversaria; Arnautovic sempre un po’ fermo, capace di accendersi all’improvviso e a trasformare momenti anonimi in momenti d’oro.
Oltre a lui è arrivato anche un giovane che sembra frutto di un delirio hipster, Sidney van Hoojidonk, figlio di Pierre. Centravanti e calciatore di punizioni come il padre. Pare avere buoni doti fisiche e tecniche. Nella sua conferenza di presentazione le sue prime parole sono state: «Sono un centravanti. Gioco numero nove, le mie migliori qualità sono la finalizzazione, il mio piede destro, muovermi in area di rigore. Mi piace segnare, non importa come». A 21 anni, viene da una stagione da più di venti gol in Serie B olandese: difficile crederci per davvero, ma chi non ci crede non ha un cuore. Chissà se troverà spazio Kacper Urbanski, trequartista polacco di 17 anni proveniente dal Leghia Gdanks arrivato per poco meno di un milione di euro. Nel precampionato è entrato nelle rotazioni, ma sembra davvero troppo esile per la Serie A.
È già arrivato anche il difensore centrale. Kevin Bonifazi, costato 6 milioni, che si affianca all’acquisto a titolo definitivo di Adama Soumaoro: arrivato nel mercato di gennaio lo scorso anno dal Lille, ha aggiustato la difesa con un po’ di atletismo in più, ma con sempre intorno un po’ di sospetto che potesse incorrere in qualche errore pazzesco – e qualcuno, a dire il vero, c’è pure stato. In difesa si può forse annoverare come “acquisto” la mancata cessione di Takehiro Tomiyasu, in parte ancora vittima di un’ambiguità di ruolo: terzino sembra sprecato, ma centrale non offre ancora il massimo delle garanzie (detto che fare il centrale nel Bologna è spesso un incubo).
Grosso modo, il mercato è chiuso. Si parla del centrale mancino belga Arthur Theate, promettente nel suo gioco in anticipo ma che a 21 anni è complicato possa tornare subito utile. Per il resto il Bologna resta in attesa che i tantissimi giovani in cerca d’autore riescano finalmente a realizzare le loro promesse. Se non tutti, almeno qualcuno.
Una squadra squilibrata ma promettente
L’eliminazione dalla Coppa Italia in agosto è una piccola tradizione estiva per il Bologna, ma il modo in cui è arrivata la sconfitta contro la divertente Ternana di Lucarelli è inquietante e getta un’ombra oscura sull’inizio di stagione. Il Bologna ha perso 5-4 una partita che stava perdendo anche 5-1, e se una componente mentale è evidente, di approccio sbagliato, va anche detto che il Bologna ha confermato tanti difetti della gestione Mihajlovic. La disattenzione nella costruzione bassa, errori difensivi individuali in sequenza, distanze lunghe tra i reparti, inesperienza dei giovani (in questo caso pagata dal 2002 Annan, terzino sinistro autore di una partita incubo). C’è stata persino l’umiliazione del Panenka calciato dall’ex Cesar Falletti. Il terzo gol subito è uno dei più inquietanti e significativo delle fragilità della squadra di Mihajlovic.
Da rimessa laterale a favore il Bologna perde palla, Dominguez prova la rinconquista veloce ma la Ternana riesce a uscire dalla grande densità dei rossoblù in zona palla.
Saltato il pressing il campo si inclina verso la porta di Skorupski.
Il centrocampo è annullato, la difesa scappa all'indietro.
Poche squadre negli ultimi anni sono sembrate più divertenti ma naif del Bologna. Forse per chi lo ha criticato di essere un allenatore difensivista, poco aggiornato, inconsistente, Mihajlovic a Bologna ha cercato di dare un’impronta tattica marcata e spregiudicata. Una squadra in forte controtendenza in un campionato di moderati. Il Bologna da anni sembra una squadra tedesca per l’aggressività del suo pressing, per l’altezza del suo baricentro. Ha chiuso lo scorso anno al quinto posto nell’indice PPDA, quello che calcola quanti passaggi vengono concessi alla squadra avversaria prima della riconquista, e che è un buon indicatore del gegenpressing di una squadra. È in effetti sulla riconquista immediata del pallone che Mihajlovic ha insistito in modo particolare in questi anni, spingendo meno sul pressing in sé e per sé. Solo Spezia, Verona e Atalanta – il trittico della follia del nostro campionato – hanno più recuperi palla offensivi del Bologna.
Solo per mostrarvi che nel pre-campionato il Bologna ha ricominciato da dove aveva lasciato. In quest’azione linea difensiva a centrocampo e pressing profondo contro il Borussia Dortmund.
Allenare una fase difensiva così ambiziosa, però, non è semplice. E proprio perché non è semplice in Italia non è una strada così battuta. Quando al Bologna riesce il miracolo di tenere insieme le proprie distanze, la squadra offre prestazioni di altissimo livello, con cui mette sotto avversari anche di spessore; quando però queste distanze si perdono, poche squadre sembrano tanto impreparate. Lo spazio che si apre tra difesa e centrocampo, dopo qualche corsa in avanti imprudente e qualcuna all’indietro tremebonda, è quello in cui le transizioni avversarie hanno banchettato in questi anni. Solo Crotone e Benevento, nello scorso campionato, hanno concesso più xG su azione del Bologna.
Una delle peggiori partite dello scorso campionato.
Anche offensivamente la squadra è legata alla sua fase difensiva: più velocemente riconquista palla più è pericolosa. La circolazione della palla dipende dalle conduzioni palla di Tomiyasu, dalle corse degli esterni offensivi – Barrow e Orsolini – e dalle ricezioni sulla trequarti di Roberto Soriano. Giocatore che lo scorso anno è riuscito a compensare la poca produttività offensiva degli attaccanti rossoblù: 9 gol e 6 assist. Soriano è importante anche per due compiti tattici meno visibili ma essenziali: gli inserimenti in area di rigore e il pressing offensivo, aspetti in cui eccelle tra i centrocampisti offensivi del campionato.
Arnautovic, un attaccante che ama venire incontro a cucire il gioco sulla trequarti, lo potrà liberare di un po’ di lavoro spalle alla porta. Se Arnautovic e Soriano, per certi versi sembrano delle certezze, la stagione del Bologna dipenderà molto dalla capacità di alzare il livello dei giovani più promettenti: Orsolini, Barrow, Schouten, Svanberg. Chi più chi meno, hanno tutti deluso nell’ultima stagione.
Orsolini è stato ripreso più volte da Mihajlovic, in modo persino violento. L’allenatore lo ha buttato in panchina puntando su Skov Olsen, ma le cose non sono andate certo meglio (Skov Olsen è un altro incompiuto enigmatico di questa squadra, un altro sempre in bilico tra il fenomeno e l’impresentabile).
Barrow, dopo l’incredibile girone di ritorno nel 2020, è stato caricato forse di troppe aspettative, e ha continuato a essere incostante. La sua migliore qualità è la finalizzazione, ma ha bisogno di partire lontano dalla porta. Arnautovic può aiutarlo a trovare più spazi.
Proprio perché questi due hanno deluso, lo scorso anno ha trovato spesso spazio Emanuele Vignato, ancora acerbo, ma con un talento tecnico molto peculiare, da giocatore cresciuto in Spagna, e diverso da quelli che sono già in rosa. Senza le qualità atletiche di Orsolini e Barrow, Vignato offre meno verticalità e più controllo negli spazi di mezzo, oltre che un talento nell’ultimo passaggio raro. Considerato il rapporto controverso tra Mihajlovic e Orsolini, non è detto che Vignato non possa giocare ancora di più in questa stagione (può mettersi anche a sinistra, nel caso, come ha fatto contro la Ternana).
In particolare nella partita contro la Fiorentina, Vignato ha messo alcuni filtranti da strapparsi gli occhi.
Svanberg e Schouten invece sono parsi in crescita. Lo svedese è un box-to-box con qualità atletiche e tecniche abbastanza intriganti da aver attirato l’interesse dell’Atalanta. L’olandese ha un gioco più lento e cerebrale, ma possiede delle letture difensive d’alta scuola. Per lui a un certo punto si era parlato di un interesse della Lazio. Quest’anno deve provare a limitare certi interventi ruvidi spesso al limite. Dietro di loro Nico Dominguez è stata forse la più grande delusione dello scorso anno. Avrebbe dovuto essere una mezzala intensa e capace di esecuzioni tecniche raffinate, ma ha di fatto perso il posto. La partita contro la Ternana, in cui è stato tra i migliori, ha dato qualche segnale positivo.
Se però negli ultimi anni nessun giovane del Bologna è riuscito a fare un salto definitivo bisognerebbe interrogarsi, più che del valore di quei giovani, della capacità della guida tecnica di costruirgli un contesto efficace attorno. Il Bologna quest’anno dovrà provare a trovare maggiore equilibrio difensivo, senza rinunciare alla propria identità proattiva e coraggiosa. Una sfida complicata.
Sinisa Mihajlovic ai microfoni ha annunciato progetti ed entusiasmo, definendo una parentesi la stagione sottotono appena passata: «Mi piacerebbe chiamarla “La scalata”. Perché l’obiettivo è scalare posizioni, finire nella parte sinistra della classifica, esprimere un buon calcio, far divertire i tifosi e rilanciare le nostre ambizioni, solo parzialmente messe in stand by nell’ultimo campionato segnato dal Covid. Una stagione strana e speriamo irripetibile che poteva costare cara a tanti club importanti, ma che il Bologna invece ha superato senza affanni. Un risultato non scontato, che è passato un po’ sotto silenzio».
Con gli addii di Danilo, Poli e Palacio il Bologna avrà una delle età medie più basse della Serie A e, nonostante tutte le difficoltà dell’ultimo anno, sarà una delle squadre più interessanti da osservare in campo nel prossimo campionato. È difficile capire cosa aspettarsi.
Migliore scenario possibile
Arnautovic, circondato dall’amore dei tifosi, diventa subito un centravanti prolifico e capace di restituire un senso ai giovani intorno a lui. La squadra è sistemata meglio in fase difensiva e subisce meno gol del solito. Si gioca l’ingresso in Conference League fino all’ultima giornata.
Peggior scenario possibile
Dopo i primi risultati negativi, il clima nella piazza si surriscalda, Mihajilovic è autore di varie sfuriate in conferenza e i tifosi ne chiedono la testa dopo aver messo fuori rosa Orsolini e Barrow. Cambio d’allenatore a novembre, dopo la sconfitta 5-1 contro il Venezia di Zanetti. Squadra che dovrà sudarsi la salvezza.
Giocatore chiave
Pochi giocatori in Serie A presentano la forbice più ampia tra successo e fallimento di Marko Arnautovic. Sarà lui a dover garantire al Bologna i gol che sono mancati al Bologna negli ultimi anni per poter davvero aspirare al lato sinistro della classifica.
Giocatore da prendere al Fantacalcio
Come ogni anno, è difficile andare lontani da Roberto Soriano, uno dei centrocampisti con più confidenza con la porta avversaria. Il rischio però è che non riesca a ripetere gli straordinari numeri dello scorso anno, anche perché Arnautovic dovrebbe togliergli qualche tiro. Per il resto: quante volte vi capiterà nella vita di poter chiamare all’asta von Hoojidonk?
fonte ultimouomo.com