Guida all’Atalanta 2021/22
Da ultimouomo.com
L’Atalanta riparte da dove aveva finito.
Chi in più: Musso (Udinese), Pezzella (Parma), Lovato (Verona), Demiral (Juventus)
Chi in meno: Gollini (Tottenham), Lammers (Genoa/Verona), Romero (Tottenham), Kovalenko (Spezia)
Una statistica interessante della scorsa stagione: Nello scorso campionato l’Atalanta è stata la squadra con la miglior percentuale di azioni di pressing vinte, il 32,2%.
Nel corso dell’ultima stagione Gasperini si è ritrovato a dover far a meno dei due giocatori più importanti del suo ciclo, Alejandro Gomez e Josip Ilicic. Tra il capitano e l’allenatore c’era stato un brutto litigio e un seguito di chiacchiere ancora peggiori che aveva spinto la società a una cessione quasi carbonara a gennaio; mentre il trequartista sloveno aveva avuto problemi personali e, quando erano sembrati risolti, una condizione fisica deficitaria gli aveva impedito di contribuire, se non in un paio di partite.
Era sembrato quello il momento in cui la favola Atalanta, come si dice, si sarebbe potuta trasformata in un brutto incubo, ma la quasi esoterica capacità della squadra di Gasperini di sostituire gli addendi senza cambiare il risultato aveva funzionato ancora una volta. All’abilità di cucire il gioco a tutto campo di Gomez è subentrata l’intensità di Pessina; alla qualità sopraffina di Ilicic quella sconquassante di Malinovsky. Appena Zapata è calato, Muriel è diventato il miglior attaccante del campionato. Il terzo posto finale, un punto dietro al Milan, ha confermato la solidità della squadra (è il terzo consecutivo in Serie A, il secondo di seguito con 78 punti totali), ma forse non rende giustizia al momento storico dell’Atalanta. Per diversi tratti della stagione la “Dea” è sembrata l’unica rivale (più o meno) credibile dell’Inter, il segno forse che la distanza dal primo posto si è assottigliata ancora di più.
Ci sono diversi motivi per cui l’Atalanta può affrontare con fiducia questa stagione: una gestione economica che viaggia a gonfie vele anche dentro una pandemia, una proprietà affidabile e un progetto tecnico consolidato e riconoscibile. Delle squadre di vertice è l’unica, insieme al Milan, a non aver cambiato allenatore. La continuità tattica, con Gasperini arrivato alla sesta stagione in panchina, sembra quel “qualcosa in più” che l’Atalanta può vantare rispetto alle rivali e che fa pensare che questa stagione “può essere quella buona”. Se l’Inter deve riassestarsi e la Juventus capire come andrà il nuovo matrimonio con Allegri, i bergamaschi viaggiano con il pilota automatico sia in campo che fuori.
Cambiare il giusto
In continuità con quanto visto negli ultimi anni, anche in questo calciomercato l’Atalanta si sta muovendo in maniera oculata. Quindi niente grande colpo per inseguire un sogno, ma neanche una ricerca spasmodica della plusvalenza finendo per smembrare la squadra. Al momento le cessioni importanti sono state due: Romero e Gollini, entrambi passati al Tottenham. Per sostituirli sono arrivati Musso, Demiral e Lovato. Un ricambio che andrà valutato attentamente: la tendenza è quella di credere che, come al solito, gli interpreti contano relativamente, ma sia Gollini che Romero avevano caratteristiche ideali per il gioco di Gasperini, anche se la cessione del portiere è stata necessaria non per un’offerta irrinunciabile – come per Romero – ma per incomprensioni proprio tra il portiere e l’allenatore.
Nel suo post di addio all’Atalanta, Gollini ha ringraziato tutti tranne l’allenatore. Con Gasperini non esistono le mezze misure.
Musso tra i pali dovrebbe garantire un rendimento simile a quello del suo predecessore (anzi le statistiche premiano il nuovo arrivato: 72,9% a 65,7% nella percentuale di parate nella scorsa stagione, anche se è una statistica affidabile fino a un certo punto), ma al portiere dell’Atalanta è richiesta piuttosto grande modernità nel difendere tutta l’area di rigore, anche uscendo in maniera decisa o affrontando diversi uno contro uno con gli attaccanti avversari. In questo Gollini era tra i migliori del campionato, bisognerà vedere se Musso saprà adattarsi alla nuova realtà.
La perdita di Romero è forse anche più difficile da sostituire. Il difensore argentino ha avuto una stagione mostruosa per rendimento, tanto da vincere il premio di miglior difensore della Serie A. Con la sua fisicità, il senso per l’anticipo, oltre alla capacità di difendere in zone di campo dove solitamente i difensori non sono a loro agio sembrava nato per Gasperini. Demiral ha caratteristiche simili, ma dopo l’infortunio al legamento del ginocchio ha giocato poco e il suo impatto andrà valutato. L’acquisto di Lovato è sicuramente intelligente – ha già i rudimenti richiesti per la difesa di Gasperini avendo giocato con Juric e di certo non gli manca la fisicità o la spregiudicatezza – ma ha 20 anni e servirà più ad allungare le rotazioni che non a prendersi le responsabilità che aveva Romero.
Per il resto il tentativo sembra quello di preservare la rosa. Gli assalti dell’Inter per Zapata sono stati (per il momento) respinti; Ilicic è tornato a far parte del progetto; il grande Europeo di Pessina, Maehle e Gosens non li ha spediti sul mercato. Effettivamente è difficile pensare ci sia bisogno di correzioni in una squadra che nell’ultima stagione ha segnato 90 gol. Gasperini ripartirà da dove aveva finito: Gosens e Hateboer torneranno a spazzare le fasce come uragani, con Maehle pronto a sostituirli (e servirà a inizio stagione, dato che Hateboer dovrà operarsi a un piede); al centro Freuler e de Roon riprenderanno quel lavoro occulto tra interdizione e gestione dell’equilibrio della squadra. Davanti forse ci sono le incognite maggiori. Pessina sembrerebbe essersi guadagnato i gradi di titolare grazie a qualità di incursore che non hanno i suoi compagni, accanto a lui ci sarà una staffetta tra Malinovskij e Ilicic. Difficile pensare che lo sloveno torni quello della stagione 2019/20, ma è anche difficile rinunciare a quei giorni in cui sembra il miglior giocatore al mondo. In attacco Zapata dovrebbe essere il titolare e possiamo chiederci se Muriel potrà fare un’altra volta 26 gol partendo dalla panchina, ma sappiamo già la risposta.
Dopo appena 3 minuti dall’inizio dell’amichevole con la Juventus, Robin Gosens calciava in porta con i piedi ben piantati nell’area di rigore. Bentornata Atalanta.
Non cambiare nulla
Gasperini non cambierà una virgola del suo gioco, almeno nell’identità. Nel 3-4-2-1 si potrebbe invertire il triangolo avanzato, con l’inserimento di Muriel accanto a Zapata, Demiral potrebbe seguire più o meno l’azione rispetto a Romero, ma sono dettagli. I principi cardine sono sempre gli stessi: pressing aggressivo in fase di non possesso con duelli individuali in ogni zona del campo, una fase offensiva più varia – tra attacchi più diretti e più elaborati – con lo scopo di portare quanti più giocatori possibile nell’area di rigore avversaria. Un piano che finora ha funzionato alla grande e da cui è difficile discostarsi.
Certo è un piano che si regge sull’integrità dei suoi interpreti e sulla capacità di giocare un calcio senza cali di forma. Anche questa non è una novità, e finora l’Atalanta è riuscita a limitare i suoi momenti di non brillantezza durante il corso di una stagione, ma i giocatori arrivano a questa nuova stagione dopo un anno durissimo. Tra il recupero della stagione interrotta per il Covid, la contrazione in un periodo più breve della scorsa e l’Europeo, molti dei titolari non si sono mai fermati negli ultimi 12 mesi. Per Gasperini sarà importante coinvolgere tutta la rosa, anche i nuovi arrivati.
Nel primo gol subito in amichevole dalla Juventus basta una minima incertezza di Freuler, indeciso tra uscire forte su Chiesa e scappare indietro, per creare un buco che a cascata mette Dybala davanti alla porta.
L’Atalanta si trova inoltre dover avere a che fare con l’infortunio di Hateboer, che sta avendo più problemi del previsto nel tornare in campo. Maehle dovrebbe essere il sostituto, anche se con la Danimarca ha dimostrato di trovarsi più a suo agio a sinistra, e dal mercato è arrivato Pezzella, sempre nella speranza di poter trasformare dei terzini fisicamente debordanti in “esterni dell’Atalanta”. Non dovesse riuscire a recuperare al 100% l’olandese, Gasperini dovrà trovare una soluzione ottimale per non diminuire la spinta sulle fasce, fondamentale per il suo gioco.
Si può fare di più?
L’allenatore dell’Atalanta non vuole neanche sentir parlare di scudetto. Ma più che scaramanzia, sembra strategia: Gasperini non vuole cambiare di una virgola l’identità della squadra per adattarsi all’ideale di squadra cinica che vince i campionati. In questo c’è perfetta comunione d’intenti con la società: l’Atalanta pur avendo ormai stabilito il suo status di squadra “da Champions League” non sente il bisogno di conservarlo cercando giocatori di grande spessore (e costo).
Dovesse partire Zapata, che la società vorrebbe tenere, il nome più gettonato per sostituirlo è Matheus Cunha dell’Herta Berlino, un profilo interessante ma che insomma lascerebbe più di un’incognita. Di Koopmeiners, che qualche settimana fa sembrava vicino, non si parla quasi più. Spesso Sartori agisce lontano dai riflettori e magari sta trattando il centrocampista perfetto senza che nessuno lo sappia. Difficile capire però perché non si è (ancora) cercato di fare uno sforzo per l’olandese dell’AZ: de Roon e Freuler non possono garantire 45 partite a testa ogni stagione e in rosa le alternative sono tutte adattate, come Pasalic – che però non ha mai offerto garanzie a centrocampo – e Pessina, che però perde molto della sua capacità di giocare un calcio verticale spostato più indietro.
Senza la forza o la volontà di poter piazzare un colpo di primissimo livello, quindi, la possibilità dell’Atalanta di lottare per il primo posto passerà da ogni piccola decisione. Come Gasperini gestirà Ilicic, l’arrivo di un centrocampista, il rendimento di Demiral. Non basterà guardare i problemi degli altri per vincere la Serie A.
Giocatore chiave
Difficile stabilire un giocatore chiave in un sistema come quello dell’Atalanta che si regge su un rispetto quasi marziale dei propri compiti. Tuttavia tra i molti elementi fondamentali, quello che può fare “un passo in avanti” è Matteo Pessina. Investito del ruolo di titolare e dopo un folgorante Europeo che l’ha visto fare più che bene anche a livello internazionale, il trequartista/incursore dell’Atalanta può raccogliere l’eredità di Gomez. Non ha il talento dell’argentino, ma ha dimostrato di avere un’intensità fuori dal comune e di sapersi muovere in avanti come pochi.
Da battuta dal centro, Pessina aggredisce Ramsey andando avanti, recuperando palla e mandando Muriel all’uno contro uno al limite dell’area. Con lui in campo la squadra di Gasperini può essere ancora più diretta e aggressiva.
Giocatore di cui avere la maglia
Se non l’avete già presa quando era il sinistro più infallibile della città, è arrivato il momento di rendere onore a Josip Ilicic. Non posso promettervi che tra dieci anni mostrerete la maglia agli amici ricordando la stagione in cui Ilicic tornò a volare come una fenice, ma un atto di fede è quello che ci vuole.
Miglior scenario possibile
L’Atalanta riesce a invertire la tendenza che la vede partire a rilento in campionato e nelle prime 13 giornate si dimostra quasi ingiocabile per tutti, alternando risultati rotondi a prestazioni più mature da “grande squadra” e si guadagna un piccolo vantaggio sulle inseguitrici. Dopo un leggero calo prima della sosta natalizia che fa temere il peggio, da gennaio la squadra di Gasperini mette la quinta: come in una perfetta sinfonia tutti i giocatori chiamati in causa danno il loro contributo. La ciliegina sulla torta è una seconda parte di stagione da dominatore di Ilicic. Dopo più di vent’anni il domino di Juventus, Milan e Inter è spezzato e l’Atalanta vince il primo Scudetto della sua storia.
Peggior scenario possibile
La cessione di Zapata negli ultimi giorni di mercato non viene rimpiazzata adeguatamente, Muriel non riesce a garantire lo stesso numero di gol della scorsa stagione. Spuntata in attacco, il delicato equilibrio del gioco di Gasperini si spezza. In assenza di una fase offensiva devastante i problemi della difesa risaltano in maniera evidente. L’allenatore scarica le colpe sulla squadra e la squadra invece di ritrovarsi scivola verso il basso. A fine stagione arriva un posto in Conference League.
By marcodalmen