"I sogni sono le nostre pietre di paragone"
Un bell'articolo di Andrea Bosco da sport olimpico it
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Se la Dea è la squadra del momento, candidata allo scudetto, deve tutto a Gian Piero Gasperini: l’uomo ha un brutto carattere ma ha anche le sue idee, e su quelle non transige. Lo sanno tutti, soprattutto i suoi giocatori.
Andrea Bosco
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Atalanta è un personaggio della mitologia greca: una grandissima cacciatrice. Anche l'Atalanta che gioca a calcio è a caccia: del primo scudetto della sua storia. E per come stanno andando le cose, in questa stagione, reduce pochi mesi fa dalla vittoria in Europa League, l'Atalanta guidata da Gian Piero Gasperini potrebbe finalmente iscrivere il suo nome nell'albo doro del campionato. A sorpresa, come fecero il Verona di Bagnoli e il Cagliari di Scopigno.
L'Atalanta ha ottimi giocatori: non i migliori in assoluto, ma una qualità media eccellente. Gioca un calcio meraviglioso: certamente il migliore d'Italia, in questo momento. E probabilmente il migliore d' Europa, ergo il migliore del pianeta. A breve incrocerà i tacchetti con il Real Madrid di Ancelotti, pluricampione d'Europa. E' già accaduto qualche mese fa in occasione della finale che vide sfidarsi appunto i vincitori della Champion's con quelli che hanno trionfato in Europa League. Vinse il Real, ma se il passato illustra qualche cosa, Gian Piero Gasperini è uno che difficilmente commette i medesimi errori per due volte di fila.
Gasperini, da Grugliasco, 66 anni, sposato, due figli, cavaliere dello Sport (nel 2011), cittadino onorario di Bergamo (2019) e di Sauze d'Oulx in provincia di Torino. Due volte miglior allenatore AIC (2019 e 2020), ha vinto nelle medesime stagioni due Panchine d'oro. Nel 2007 aveva vinto una panchina di argento. Ex discreto centrocampista della Primavera della Juventus, ex allenatore (dal 1994 al 2003) delle giovanili della Juve, poi del Crotone, del Genoa, dell'Inter, del Palermo, ancora del Genoa e dal 2016 dell'Atalanta è il vero segreto della società bergamasca.
Gasperini ha un brutto carattere. All'Inter durò lo spazio di un aperitivo e il suo licenziamento fu probabilmente uno degli errori più clamorosi della presidenza di Massimo Moratti. Stranamente, alla Juventus (ambiente che pure conosce benissimo) Gasperini è mai stato chiamato. Io l'ho visto allenare a Zingonia: diciamo che paragonato a lui, Antonio Conte (che pure è un tipo tosto con giocatori, tifosi, dirigenti) sembra Madre Teresa di Calcutta. Raccontano che persino la famiglia Percassi, nume tutelare della Dea (come è chiamata l'Atalanta), si accosti a Gasperini in punta di piedi.
L'uomo ha le sue idee. E su quelle non transige. A Bergamo è diventato una sorta di Mida: i giocatori di Gasperini, con Gasperini sono fuoriclasse che non infrequentemente lontano da Bergamo si rivelano di qualità inferiore. L'Atalanta, che storicamente ha uno dei vivai più floridi del paese, è una società sana, con i bilanci in ordine, con uno stadio rinnovato e molto bello: compra relativamente a poco e vende a tantissimo. Oggi giocatori come Lookman e Ederson, Scalvini o Carnesecchi, rappresentano una miniera d'oro. Caso clamoroso, quel Koopmeiners ceduto alla Juventus per 58 milioni di euro che con Thiago Motta, sotto alla Mole, sta stentando.
Duro di carattere, duro come allenatore, Gasperini non è un integralista. Ha modificato, nel corso degli anni, svariate volte lo stile di gioco delle sue squadre. I tecnici gli attribuiscono moduli che vanno dal 3-4-3 al 3-4-2-1, al 3-4-1-2, al 4-2-3-1: numerazioni che fanno felici i cronisti che ma che in realtà dicono poco. La “filosofia“ di Gasperini ha radici antiche, vale a dire la difesa a “uomo“, adattata al calcio totale inventato dagli olandesi: pressing asfissiante e giocatori che si smarcano in perpetuo movimento, palleggio “di prima“, mai giocate statiche, mai dribbling insistiti.
L’Atalanta è un collettivo: una sorta di fisarmonica che Gasperini sa suonare a meraviglia. Chiunque incroci l'Atalanta, incrocia una rogna. Per l'Atalanta, che giochi tra le mura amiche o giochi fuori casa, anche negli stadi europei più prestigiosi tende a fare sempre la sua partita e ad imporre il “suo“ gioco. Può vincere o perdere, come accade a tutti (nello sport non ci sono squadre imbattibili), ma è comunque sempre uscita tra gli applausi, anche del pubblico avversario.
Rimasto a lungo in “locazione“, da pochi anni Gasperini ha comprato un prestigioso attico in Città Alta a Bergamo. E la città (120.000 abitanti, alto tenore di vita e altissima qualità della vita, amministrata per un decennio, fino al giugno del 2024 da Giorgio Gori (apprezzato dirigente Pd ed ex dirigente Fininvest), è uno dei segreti della “scalata“ dell'Atalanta. Società che non ha mai fatto il passo più lungo della gamba. Che in passato “foraggiava“ i grandi club, con un paio di eccellenti cessioni ogni stagione. Dall' Atalanta sono transitati i Domenghini e gli Scirea, i Donadoni, i Bobo Vieri e i Filippo Inzaghi. Tra gli stranieri, Karl Hansen, il genio Humberto Maschio, lo svedese Lingskog, Paolo Montero e, ancora, Caniggia. Per l'Atalanta, giocò anche l'inglese Gerry Hitchens, che assieme a Dennis Law incantava il pubblico granata del Torino.
Bergamo è città d'arte, la Cappella Colleoni affrescata da Tiepolo è un capolavoro. Colleoni era un capitano di ventura abilissimo. Era bergamasco: non avendo eredi lasciò l'intero suo importante patrimonio alla Repubblica di Venezia che all'epoca estendeva il suo dominio fino a Bergamo. I veneziani per onorarlo fecero quanto non avevano fatto neppure per i dogi (a Venezia i monumenti della città sono tutti, da Vittorio Emanuele a Nicolò Tommaseo a Daniele Manin all'idraulico Paleocopa, successivi alla fine della Repubblica, quello a Paolo Sarpi è del 1892): commissionarono ad Andrea del Verrocchio un monumento equestre. Che oggi, magnifico, ancora domina il Campo San Zanipolo ad un passo dall'Ospedale della città. Ne scrisse in modo sobrio un cronista dell'epoca, impiegando solo due parole: “El piase”. Era Marin Sanudo, autore dei celebri “Diari“ della città.
Bergamo ha musei, impressionanti mura veneziane, eccellenze culinarie, musicali e teatrali. Il tifo è caldo ma non ossessivo. Ha rivalità storiche (con Brescia soprattutto) ma raramente accadono a Bergamo fatti teppistici. La città, come tutte, risente della diffusa immigrazione. Ma ha uno spirito solidale che dai tempi di Angelo Roncalli, futuro patriarca di Venezia e futuro Papa, è diventata proverbiale. Durante la pandemia da Covid registrò un alto numero di vittime a causa di un piano sanitario nazionale inesistente, che penalizzò Bergamo al pari di altri centri del Nord Italia.
Vivere a Bergamo è un sogno: il celebre architetto Le Courbusier, che visitò la Città Alta nel 1949, dopo averla definita “città a misura di uomo“, prese un cartoncino, tracciò le linee essenziali del luogo e aggiunse: “Qui niente auto. Qui la splendida città senza ruote“. Ancora oggi i limiti per circolare in Città Alta sono, per le automobili, numerosi. Bergamo Alta non è solo bella: è una identità. La medesima che hanno i tifosi della Dea. Molti club calcistici ce l'hanno. L'identità dei tifosi della Dea è paragonabile a quella dei tifosi di Torino, Genoa, Fiorentina. Lontana da quella meticcia della Juventus, “bausciona“ dell'Inter, “berlusconiana“ del Milan, “caciarona“ della Roma, “immaginifica“ del Napoli.
E' questa identità, rivendicata ma non esibita (Vittorio Feltri, tifoso della Dea, ne parla sempre con affetto e misura, alla sua maniera: senza peli sulla lingua) che ha trovato in Gian Piero Gasperini il collante per dare la scalata ai sogni. Il sogno del tricolore. Ha detto Gasperini dei tifosi che allo stadio cantano “vinceremo il tricolor“ di “lasciali sognare“. In fondo: se non sognano loro che oggi hanno la squadra migliore, meritatamente in vetta alla classifica (e senza aiutini arbitrali), chi dovrebbe farlo?. “I sogni sono le pietre di paragone del nostro carattere“ ha scritto in “Una settimana sui fiumi Concord e Merrimack“, il visionario Thoreau, l'uomo che si rintanò nei boschi alla ricerca della vita selvaggia.
I bergamaschi sono sempre stati ottimi muratori. Lavorano bene e lavorano sodo. Gente di carattere. Sanno come si costruisce un edificio. Pare che adesso abbiano costruito anche una squadra di calcio: bella e vincente