Il Bocia torna a parlare: "E' finito un ciclo, ma la Curva Nord ci sarà sempre"
Mi son messo a piangere, quando il Cavalier Randazzo con parole di stima mi ha telefonato dopo che avevo comunicato la mia decisione..."
"Siamo arrivati a una decisione importante, ma giusta. Era il momento di chiudere un ciclo e credo che lo abbiamo fatto con consapevolezza". Claudio Galimberti, il Bocia dei tifosi nerazzurrri, in un lunga intervista a SeiLaTV durante la trasmissione "DodicesimoUomo", ha spiegato la scelta degli Ultras e rivela: "Tornerò a Bergamo solo se potrò tornare all'Atalanta. Era il momento di chiudere, ho fatto degli errori che ho pagato, forse fin troppo".
Il Bocia, che si trova da alcuni anni nelle Marche, dove lavora in mare a bordo di un peschereccio in cerca del secondo tempo della sua vita personale, ha voluto apertamente e liberamente così spiegare le motivazioni per le quali i Supporters sono stati sciolti. "In 23 anni di servizio alla Curva Nord si è lasciato un grande segno - racconta -, mi son confrontato con tutti gli amici e quando vedi che passione, impegno e sacrificio viene meno, era inevitabile prendere comunque una decisione".
GLI EFFETTI DELLA DECISIONE - "Non seguo i Social, quello che posso dire è che ho la coscienza a posto, l'amico vero credo che faccia sempre una telefonata e il Cavalier Randazzo lo ha fatto commuovendosi - confida il Bocia -, la cosa che più mi ha fatto piacere e che lo stesso mi ha detto che ero l'unico giocatore da tenere: è stato emozionante, mi son messo a piangere".
IL BOCIA E L'ATALANTA - "Ho dato tutto per la mia città, per Bergamo e per l'Atalanta, perchè l'Atalanta è la mia vita e l'avrò sempre nel mio Dna. Nonostante le gravi difficoltà che ho passato, dopo che era mi era stato tolto praticamente tutto, casa, lavoro, patente e dove ho sempre cercato di resistere, posso solo dire che tornerò nella mia Bergamo, solo quando potrò tornare a vivere l'Atalanta. Ci ho messo tutto il cuore in quello che ho fatto per la Dea, nei miei errori talvolta ho anche trascurato la mia famiglia e penso che in quindici edizioni della Festa della Dea vi è racchiuso tutto quel grande valore e senso di raggruppamento che solo gli Ultras riescono a trasmettere".
IL PRESENTE E IL FUTURO - "Se qualcuno fa male all’Atalanta, l’ultras se ne accorge, ho sempre cercato di collocare le persone più adatte sempre nel posto giusto - conclude Galimberti -, ho sempre comunque pensato all'unione dei gruppi e della tifoseria perchè il muro di Bergamo con 14mila mani alzate è veramente unico, quanto speciale".
fonte tmw.com
By marcodalmen