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Il calvario di Vorlicky: “Il crociato più corto, poi stagioni di sofferenze. Ora sono un nuovo Lukas”


L’ex fantasista della Primavera dell’Atalanta, arrivato fino alla prima squadra, gioca nello Slavia, prossimo avversario nerazzurro: “Il mister ha deciso di escludermi dalla lista Uefa. Vedrò la partita allo stadio? No, fa troppo male. Era destino”. L’ultimo intervento risolutorio: “Il peggio è alle spalle, voglio dimostrare le mie qualità. E sogno di tornare un giorno”

Quando si parla di Atalanta, Lukas Vorlicky si emoziona ancora. D’altronde ha vissuto a Bergamo 7 anni della sua vita da calciatore. Ha vissuto gioie e dolori, si è tolto soddisfazioni, conosciuto il dolore fisico e sportivo, ha imparato a rialzarsi. “Sono diventato uomo”, afferma a Bergamonews ricordando la sua esperienza. L’attaccante classe 2002, fantasista che in Primavera e in Under 17 aveva regalato magie, è riuscito a conquistarsi il meritato esordio in prima squadra: tre partite agli ordini di Gasperini tra febbraio e marzo 2023.

Poi, un altro stop. Un’altra operazione. È finito sotto i ferri cinque volte in sei anni. L’ultima, nell’ottobre 2024, da giocatore dello Slavia Praga, dove si è trasferito cercando quel rilancio che finalmente sta arrivando. “Ho risolto i miei problemi, finalmente”: anni e anni a cercare un problema che risiedeva nella lunghezza del crociato nel suo ginocchio sinistro. 12 millimetri non fanno la differenza solo tra un gol e un non-gol: a volte determinano carriere.

Quella di Lukas è stata condizionata per anni. Ora vive un nuovo principio. Sognava di giocare Atalanta-Slavia di mercoledì 22 ottobre da protagonista in campo, sentendo la musichetta della Champions League: non lo potrà fare essendo stato escluso dalla lista Uefa della sua squadra. Ma il suo legame con Bergamo resta profondo. Tanto che non verrà allo stadio: "Troppo dolore, non me la sento".

D’altronde, tutto è iniziato a Bergamo…

“Quando sono arrivato avevo 15 anni. Era il 2017. Ho iniziato in Under 16. Ero nelle giovanili dello Zbrojovka Brno, che oggi è una delle potenze della seconda divisione ceca e punta alla promozione. Un osservatore mi ha visto, mi ha suggerito all’Atalanta: Roberto Marta, capo scout di allora, venne a vedermi insieme al procuratore che mi aveva scoperto e che mi ha seguito nel corso degli anni. Dopo 10 minuti erano convinti di me. Io avevo 14-15 anni, potevo andare in tante squadre europee e italiane. Anche l’Inter e la Juve mi volevano”.

Cosa ti ha convinto a scegliere l’Atalanta?

“Il fatto che puntasse sulla crescita della persona, del ragazzo. Lì non è solo calcio. Quello è importante, ma prima di tutto vogliono formare degli uomini. Ed è quello che ho capito sin dall’inizio: la scuola, lo studio, sono tutti aspetti importanti. Anche quello dell’italiano: l’ho imparato davvero presto. Ci sono allenatori preparatissimi: io avevo mister Marco Zanchi in Under 16, per me lui è come un secondo padre. Mi ha trasmesso le sue esperienze, ha giocato tanto in Serie A. E con me parlava un po’ di inglese. In tutto il settore giovanile ci sono tanti ex calciatori, ma anche allenatori esperti. Ricordo bene il lavoro con mister Giovanni Bosi in Under 17, che è stato importantissimo per me”.

Generico ottobre 2022
Vorlicky primo da destra con la Supercoppa conquistata nel 2021

 

E poi quell’esordio in Prima Squadra contro il Lecce, che in qualche modo ha completato il percorso.

“È stato un grande onore coronare quei 7 anni di vita con quella giornata. Ma se ci penso, sento tanto vuoto”.

Ti riferisci agli infortuni?

“Sì. In tanti mi chiedono: ma cosa sarebbe successo se non ti fossi mai fatto male? Posso dire, sempre con umiltà ma con consapevolezza, che la storia sarebbe stata molto diversa. Ho la reputazione di giocatore, forte, di talento, che può fare una grande carriera, ma dall’altra parte mi hanno detto che sono debole mentalmente, fragile per gli infortuni”.

È qualcosa che ti infastidisce?

“Sì, perché uno che è mentalmente debole non si sottopone a cinque interventi e continua a giocare. In Under 17 con mister Bosi nella stagione 2018/19 ho giocato 16 partite e segnato 13 gol. Avevo l’offerta del Salisburgo che mi voleva già in prima squadra, avevo 17 anni. La trattativa non è neanche iniziata perché a un mese dalla fine del campionato mi sono rotto il legamento crociato in un allenamento. Capita. L’Atalanta ha fatto tutto il possibile, mi ha curato al meglio. Poi ogni anno ho fatto un intervento dietro l’altro. Sentivo dolori incredibili, ma nessuno capiva quale fosse il problema. Erano problemi continui al ginocchio: tendine rotuleo, menisco, cartilagine che si rompeva. Tutto senza spiegazioni”.

Mentalmente come hai gestito quel momento?

“Sentivo di dover tornare a casa. Ero grato all’Atalanta. Però avevo problemi in continuazione, sentivo il bisogno di ricominciare da zero. Di sentire parlare la mia lingua, sentire vicino la mia famiglia. Ma non è stato facile: il capitano dello Slavia Praga, Jan Boril, un anno prima, si era sottoposto ad un intervento sulla cartilagine del ginocchio. Gli avevano detto che non poteva più giocare. E dopo la risonanza hanno detto anche a me una cosa molto simile. Io avevo già fatto un intervento di ricostruzione. Ho fatto comunque qualche partita con lo Slavia, poi mi sono tornati i dolori”.

Lukas Vorlicky

 

E poi è arrivata una nuova operazione.

“Sì, a ottobre del 2024. Ed è stata la vera svolta. Sono andato in Germania, dallo stesso dottore che aveva operato anche Boril e lo aveva praticamente rimesso a nuovo. Mi dice una cosa sconvolgente: il crociato ricostruito nell’operazione svolta quando avevo 17 anni, era più corto e inserito in una posizione sbagliata sull’osso. Non era nella giusta direzione. E questo ha creato una pressione fortissima dentro al ginocchio sulla cartilagine”.

Cosa hai pensato quando te lo sei sentito dire?

“Ho pensato tanto se continuare, se smettere, se ce la potessi fare. Lo Slavia mi ha sempre sostenuto, mi ha dato fiducia, mi ha detto che voleva puntare forte su di me. Come ha sempre fatto anche l’Atalanta. ‘Se ce la fai mentalmente, noi ti aspettiamo’. Il dottore con me era stato chiaro: se volevo fare il restart della mia carriera, dovevo fare il restart di tutto il ginocchio. Altrimenti ogni anno la situazione si sarebbe protratta ancora. Era un problema che non aveva capito nessuno, nonostante tutti all’Atalanta mi abbiano aiutato al massimo delle loro forze, dal dottor Del Vescovo a Luca Percassi, e per questo sarò sempre grato a tutti”.

Stiamo vedendo un nuovo Lukas?

“Sì. Qualche fastidio a volte lo sento, è normale, ma finalmente posso dire di aver superato i miei problemi. Ho iniziato la preparazione da solo, poi sono entrato in gruppo. Finora ho fatto sei partite in prima squadra quest’anno, segnato due gol entrando dalla panchina. Ne ho giocate anche quattro con la seconda squadra, con altri due gol. Sto riuscendo a esprimere le mie qualità e sto iniziando a trovare continuità”.

L’esclusione dalla lista per la Champions ti ha deluso?

“Io so che il club punta molto su di me, ha fatto di tutto per farmi rientrare. Ho accettato la decisione perché è l’allenatore chi sceglie, anche se non è stato semplice. È stata una scelta tecnica, io mi sento bene, come sto dimostrando in campionato e credo di poter aiutare la squadra anche in Champions, ma bisogna accettarlo e guardare avanti. Sto cercando ogni giorno di lavorare al massimo e concentrarmi sul quello che posso fare io in campo”.

Quanto ti dispiace non poter essere in campo proprio contro l’Atalanta?

“Lo sentivo come un segnale del destino: io guardo sempre avanti e non vivo nel passato, ma Bergamo e l'Atalanta sono stati casa mia per 7 anni. Sento che c'è un rapporto incredibile, lì sono cresciuto e quando ero lì sognavo di giocare la Champions League. E sentivo di esserci vicino, se non fosse successo tutto quello che ti ho raccontato. Poi capita il sorteggio, Atalanta-Slavia Praga, e non ci puoi essere per una scelta. Sono occasioni che possono capitare una volta sola nella vita”.

Vorlicky

 

Verrai comunque allo stadio?

“No, non me la sento. Guardarla mi farebbe stare male. L’ho scritto nel mio post d’addio sui social nel gennaio 2024: in tanti, molto più importanti di me, hanno fatto la storia all’Atalanta, io sono solo un piccolo pezzo del percorso. Ma la cosa più importante per me è che la gente mi voleva bene. Dentro la società e anche fuori. Quello per me è il ricordo più bello, sento di aver lasciato qualcosa. Per questo penso di soffrire se torno solo per vedere la partita”.

Provocazione: potresti tornare da avversario, se un giorno ti rivedremo a giocare in Italia…

“Prima di tutto voglio essere un giocatore migliore e avere i miei spazi con lo Slavia. Poi certo, sognare non costa nulla. Io ora per la prima volta sento che il peggio è passato, voglio far vedere tutto ciò che non ho fatto emergere in questi anni. Ho 23 anni, ho tante esperienze alle spalle, mi sento uomo, ma ho ancora diversi anni davanti. E tornare in Italia sarebbe un sogno realizzato, perché sento sempre quel vuoto che non si è riempito. Sarebbe la prima destinazione che sceglierei in un futuro. Ora però il mio pensiero è soltanto allo Slavia, che è una squadra storica. Penso a fare bene, a ripagarli della fiducia che mi hanno dato quando ancora non stavo bene. Siamo secondi in campionato e vogliamo vincere ancora, come abbiamo fatto l’anno scorso, e tornare a giocare in Champions League”.

Ti stai ritagliando il ruolo di “dodicesimo uomo”.

“Sì, entro spesso dalla panchina per giocare l’ultima mezz’ora. Qui in Repubblica Ceca il campionato è molto fisico, ci sono pochi spazi all’inizio delle partite, poi le squadre si aprono. Si tratta di una scelta anche tattica, perché Mister Trpisovsky mi vede meglio in quei momenti, in cui posso esprimere le mie qualità partendo da sinistra, nel ruolo in cui mi trovo meglio. Sto riuscendo a trovare creatività, ho segnato anche due gol contro il Karviná: entrato sull’1-1, abbiamo vinto 3-1. Sento che presto potrà arrivare anche il mio momento”.

Segui ancora l’Atalanta?

“Guardo tutte le partite. Gasperini in quei pochi mesi che ho fatto con lui mi ha insegnato tantissimo: l’attenzione al dettaglio, al passaggio preciso, la tecnica… Sono cresciuto con lui. Quest’anno infatti sto guardando tante volte anche la Roma, perché sono rimasto legato”.

Hai dato qualche suggerimento ai tuoi compagni?

“Con l’arrivo di Juric c'è stato una novità importante: è uno dei più forti allenatori in Italia. Rispetto alla ‘mia’ Atalanta ora è cambiato tanto, ci sono tanti giocatori nuovi. Però vedo principi di gioco molto simili, le connessioni sono rimaste”.

Che partita ti aspetti?

“A settembre siamo stati a San Siro contro l’Inter e abbiamo perso 3-0. Stavolta sarà diverso, non saremo davanti a 80mila persone, anche se il clima sarà infernale lo stesso. Andiamo a Bergamo con l’obiettivo di fare un risultato: si vedranno due stili veramente diversi di gioco, vincerà chi riuscirà a influenzare maggiormente l’idea dell’altro. Noi possiamo essere molto fastidiosi”.

fonte bergamonews.it

By marcodalmen
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