Il DG area corporate Fabris su Juric e molto altro - con AUDIO
Andrea Fabris, direttore generale area Corporate dell’Atalanta, è intervenuto oggi a Belluno al panel “La favola Atalanta: un modello di successo e di successi” nell’ambito del festival “Sport Business Forum”, in corso da ieri e fino a domani tra le province di Treviso e Belluno con tanti altri ospiti tra cui gli ex calciatori Javier Zanetti e Billy Costacurta, l’ex pilota di F1 Riccardo Patrese, l’ex coach del basket Dan Peterson e il marciatore Alex Schwazer.
L’incontro, condotto dal giornalista (e amico) Nicola Cesaro, si è svolto a Palazzo dei Rettori, in una sala gremita da una trentina abbondante di persone. Non tifosi dell’Atalanta, ma addetti ai lavori e appassionati di sport molto attenti e partecipi, come dimostrato dalle numerose domande rivolte a Fabris a fine incontro. Assente invece il responsabile del settore giovanile Roberto Samaden, che era annunciato tra i relatori.
Fabris e’ entrato nella famiglia atalantina poco meno di un anno fa, dopo la storica conquista dell’Europa League, lavorando prevalentemente dietro le quinte dopo 15 anni al Vicenza e altri 12 al Sassuolo, ha assunto la direzione dei vari dipartimenti del club, lasciando a Umberto Marino la direzione delle relazioni con Leghe, Figc e Uefa in qualità di direttore generale area Istituzionale.
Fabris ha sottolineato “una missione che va oltre l’aspetto sportivo. Il calcio di vertice è trainante, ma ciò che contraddistingue Sassuolo e Bergamo è la consapevolezza di avere una grande responsabilità nel dare gli strumenti non solo alla prima squadra ma anche al tessuto che c’è attorno. Ci sono degli obblighi sociali che ha un club calcistico, i ragazzi sono molto seguiti. L’Atalanta ha la miglior tradizione di settore giovanile in Italia, è tutto figlio di chi sta al vertice e nelle scelte che vengono fatte nei collaboratori”.
Parlando del centro sportivo di Zingonia, Fabris ha annunciato che “all’inizio della nuova stagione avremo nove campi da gioco di cui tre in erba sintetica di ultima generazione dedicati al settore giovanile, tre della prima squadra, un campo in cui gioca la Primavera e si allena l’Under 23 con l’obiettivo di fare un piccolo stadio. L’ultimo campo che metteremo a disposizione del settore giovanile avrà una tribuna da 500 posti circa. Stiamo convertendo un campo da sintetico ad erba naturale per dare la possibilità al settore giovanile di lavorare su entrambi. Il lavoro che stiamo facendo sulle infrastrutture è rivolto a migliorare la qualità del lavoro della prima squadra ma anche dei ragazzi”.
Interessante anche la panoramica sull’organizzazione societaria: “Tutti gli anni facciamo un incontro con la proprietà italiana e americana, in cui ogni ambito del club espone la propria progettualità. L’Atalanta è una società che sta diventando sempre più articolata, nel contesto di una città che vive di Atalanta, perché nascono tutti atalantini e muoiono tutti atalantini, con le pressioni che potete immaginare, molto più positive che negative per fortuna negli ultimi anni. L’area commerciale fattura più di 35 milioni di euro, è un asset importantissimo su cui stiamo lavorando sempre più. Nel giro di cinque anni l’incremento dei dipendenti è stato circa del 90%, con un aumento delle donne, siamo ancora a un rapporto di 75-25 ma le donne stanno dando una spinta importante in diversi settori. L’età media è di 39,65 anni, la stiamo abbassando sempre di più perché stiamo portando tanti ragazzi preparatissimi soprattutto nell’area commerciale e della comunicazione”.
Dopo aver proiettato il trailer del film “Atalanta. Una vita da Dea”, Fabris ha sottolineato “il senso di responsabilità che ci porta a vivere la società h24. I sacrifici sono stati compensati dai risultati che abbiamo ottenuto e speriamo di continuare a ottenere. Non è mai facile continuare a portare avanti un certo tipo di discorso, ogni anno in più diventa una sfida importante da vincere perché in Italia abbiamo dei competitor che hanno la capacità di sopravanzarci. Siamo stati molto vicini alle prime due per tanto tempo, poi qualche infortunio ci ha condizionato”.
Inevitabile una domanda sul nuovo allenatore. Commentando l’avvicendamento tra Gian Piero Gasperini e Ivan Juric, Fabris afferma che “si chiude una porta e si apre un portone. È una sfida per tutti. Deve esserci riconoscenza per il lavoro fatto da tutte le persone che hanno contribuito al successo dell’Atalanta, ovviamente Gasperini ha contribuito in maniera importantissima, ricordo sempre però che alle spalle c’è una società che ha determinato i successi che sono stati conseguiti. La famiglia Percassi è al centro del progetto, di base c’è la città e la tifoseria, finché il club è strutturato in questo modo avrà sicuramente un futuro, speriamo di continuare ad ambire a determinati risultati però c’è qualcosa che va oltre, degli obblighi che vanno oltre. La nostra proprietà vive il club come una cosa di famiglia, è quella la garanzia per un futuro positivo”. E dopo aver mostrato un breve video incentrato sulla figura del presidente Antonio Percassi, Fabris aggiunge che “abbiamo la fortuna di avere uno dei più bravi direttori sportivi in Italia, Tony D’Amico, che sta facendo un lavoro pazzesco”, anche se “ce ne sono altri che hanno contribuito in modo importante per raggiungere certi risultati”.
Arriva il momento delle domande del pubblico e uno spettatore chiede se l’Atalanta ha mai pensato di programmare una stagione in ottica scudetto: “Quest’anno è stato fatto un percorso di un certo tipo – risponde Fabris –. La squadra ha dimostrato di potersela giocare, c’è stato un momento in cui siamo stati molto vicini alle prime due e abbiamo pensato di essere alla pari. Con l’Inter purtroppo sia all’andata che al ritorno, per un motivo o per l’altro, non siamo arrivati nel momento in cui la squadra stava meglio. Non vanno fatti proclami, bisogna continuare a lavorare per cercare di alzare quello che può essere l’obiettivo del risultato sportivo, però con i piedi ben piantati per terra come dice il presidente. Il concetto è sapere bene che hai un fatturato di un certo tipo e ti confronti con club che hanno alle spalle città e fatturati 8-10 volte migliori dei tuoi. Sbagliare nelle scelte non è possibile, non solo dei calciatori ma anche dei collaboratori”.
La domanda successiva però contesta la scelta di Juric, un profilo giudicato non in linea con il livello raggiunto dall’Atalanta negli ultimi anni. “Non sono d’accordo – ribatte Fabris –. Chi porta avanti le scelte ha fatto tutta una serie di valutazioni. Sono stati visti e ascoltati anche altri allenatori, Juric è una scelta figlia di un esame molto approfondito della persona in primis, il nostro ds lo conosce bene perché ha lavorato con lui a Verona, è una persona che ha idee, un grandissimo lavoratore, ha umiltà, capacità di lavorare con i ragazzi che per noi è fondamentale, tutto questo discorso è stato determinante per arrivare a questa scelta. Bisogna essere molto analitici, capire chi si è, con chi si deve lavorare, quali possono essere le persone giuste per portare avanti un certo tipo di progetto. Io credo che ogni città e ogni club abbia le sue caratteristiche, il senso di responsabilità e la capacità di assumersele porta alla capacità di andare non dico contro, ma comunque ad affrontare le scelte a prescindere dai desiderata della pubblica opinione”.
Le ultime domande del pubblico sono incentrate sull’aspetto societario. “Ho avuto modo di vedere altri modelli a livello internazionale, l’Atalanta mi ricorda un po’ il Bayern Monaco, un club straordinario che però non fa delle cose fuori misura, deve vincere ma il filo conduttore è la sana conduzione della società. Credo che sarà inevitabile anche per i grandissimi club italiani cercare di modellarsi sempre più in questo modo, altrimenti non c’è futuro”. Riguardo alle deludenti prestazioni della Nazionale e dei giovani italiani, Fabris cita Roby Baggio e ritiene che “dobbiamo cercare di rimettere al centro il talento. In questo momento non abbiamo talenti di quel tipo. Non è semplice, bisogna lavorare tanto e bisogna dare ai ragazzi la possibilità di esprimersi di più”. Qualcuno chiede se sia possibile replicare il modello Atalanta: “Spero di no, così noi continuiamo a ottenere risultati – scherza Fabris –. Bisogna copiare quanto di buono viene fatto da ogni singola società, bisogna avere la capacità e l’umiltà di cogliere quali sono gli spunti interessanti. Quando ero al Sassuolo ho visitato il centro sportivo del Bayern Monaco e ho avuto la fortuna di passare un’ora con Carlo Ancelotti. Quando sono andato via mi sono reso conto che ha chiesto più lui a noi che noi a lui. Lui è il miglior allenatore al mondo ma il suo approccio è quello della fame, di conoscere, di portare a casa nuovi input per crescere costantemente. Il segreto è confrontarsi all’esterno e portare a casa nuove esperienze”.
L’incontro si chiude con una carrellata di gol dell’ultima stagione, da Atalanta-Fiorentina 3-2 ad Atalanta-Roma 2-1 (no, il 3-1 del Miccia non è stato inserito). Sipario, applausi.
by Alessandro Macciò (Daidea)
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