09/03/2021 | 17.45
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Il dovere e l’onore di essere se stessi - by Remo

Recensioni della critica Honor and Duty: D-Day (PS4) | LudomediaDopo il termine di una partita giocata contro l’attuale prima in classifica, forse per la grande amarezza di non aver visto premiata una prestazione gagliarda giocata dai nostri, mi è parso doverosa la riesamina dei motivi che, circa centoventi anni or sono, ci hanno condotti ad essere la compagine calcistica che siamo.

La passione di nostri avi, estimatori del gioco del calcio, ha promosso la fondazione gioiosa di un sodalizio sportivo che, negli anni a seguire, ha convogliato l’interesse dei tifosi nostrani a seguirne le gesta. I colori sociali sono divenuti il vessillo  calcistico della città che sul proprio campo e su quello delle avversarie, ha perpetuato la passione per uno sport che ha mirato alla creazione del bel gioco, che ormai affascina il mondo intero.

Nella mente di quei padri fondatori c’era l’amore per il calcio e la volontà di renderlo fascinoso e travolgente, senza mai degradarne i principi di lealtà sportiva che debbono sussistere. La dedizione si è spesa , da allora, nel tentativo di acquisire lustro e sostegno che, nel tempo a seguire, sarebbero diventati industria dello spettacolo,  con grande movimentazione di interessi economici, sempre con un rispetto delle realtà etiche e sportive che ne erano state fondamento.

Oggi le cose sono cambiate e devo ammettere, dopo l’esperienza di stasera, non propriamente in meglio. Il desiderio di vittorie si coniuga con la volontà di mantener la categoria di appartenenza ed oggi tale incombenza ha assunto una prerogativa pressante e primaria. Società, come quella che è stata l’Atalanta sino a qualche anno fa, non disponendo di grosse potenzialità economiche, hanno spesso dovuto rinunciare ai paradigmi del vero gioco del calcio, per trincerarsi in atteggiamenti eversivi delle manovre di gioco, difendendosi nei confronti contro squadre più agguerrite, che ci avrebbero inesorabilmente affossato.

Sacrificando spettacolo e gioco, ho assistito a partite mortificanti e sonoramente fischiate dalla nostra tifoseria, delusa nelle proprie aspettative e nell’amor proprio di ogni appassionato.Il fatto che si fosse rubacchiato un punticino, ottimo ai fini della salvezza non leniva più di tanto un oltraggio arrecato alla propria genuinità sportiva.

Tempi andati, ormai lontani, ma con il persistente senso di disagio per ignavie sportive che il cuore di un tifoso non dimentica, nonostante i tempi delle vacche magre che, anche sportivamente, da noi restavano incombenti.Ieri, a San Siro, ho rivissuto le nefandezze sportive di un tempo remoto, che a Bergamo si sono positivamente evolute in anni di successo, portando nella metropoli, una squadra attrezzata, che ha dato ampio filo da torcere alla attuale bisciona capolista.

Un confronto calcistico di alto livello, atteso come si conviene ad una serata di gala del calcio e che raccoglieva, attorno ai teleschermi, milioni di spettatori, in tutto il mondo. Il nostro Mister attendeva da questo incontro , conferme e stimoli per la trasferta europea della prossima settimana e pertanto aveva progettato una partita di altissimo livello.

Purtroppo, la panchina avversaria allineava un triste personaggio, utilitarista e di basso profilo al punto che, seppur in vista del conseguimento della vittoria scudetto, ha rimestato il miserrimo, trito canovaccio di quel verrou, di lontana memoria, che Bergamo aveva aborrito da parecchi lustri.La vergogna sportiva si è consumata, con la fortuna che talvolta arride ai mentecatti e che ci ha portato a perdere un incontro la cui vittoria, moralmente ci appartiene.

Stride osservare che l’Atalanta di tanti anni fa, povera e miserella, si giocava in tal maniera la salvezza del paiolo, mentre l’opulenza cinnomeneghina, con settecento milioni di capitale umano, ricorre alla miseria di mezzucci sportivi infimi, posti al servizio della sordida conquista di un primato vergognoso.

Immorale anche al cospetto di un conte.

Orgoglioso di essere bergamasco ed atalantino: comunque e soprattutto.

ReMo
By staff
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