16/12/2022 | 09.09
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Il flop di Pesic in Serie A: bomber ovunque tranne che all'Atalanta

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Goleador in ogni dove e completamente all'asciutto in Serie A? E' successo, sì. Di questa cerchia - nemmeno troppo ristretta - fa parte anche Aleksandar Pesic, esponente di lusso della saga delle meteore passate del nostro campionato.



Nell'estate del 2016, infatti, l'Atalanta decide di affidarsi a Gian Piero Gasperini e tra gli innesti operati dal club orobico c'è proprio l'attaccante serbo, acquistato dal Tolosa in prestito oneroso fissato ad un milione di euro.

Il curriculum di Pesic sino a quel momento, oltre al biennio in Francia, annovera anche le esperienze in patria con Radnicki e Jagodina, intervallate dalla parentesi in Grecia con l'OFI Creta e in Moldavia con lo Sheriff.

Avventure nelle quali il classe 1992 si conferma attaccante di comprovata affidabilità e confidenza sotto porta: sono 32, infatti, i goal messi a referto prima dell'approdo nella Città dei Mille.

Un biglietto da visita sicuramente interessante e che spinge i vertici nerazzurri ad inserirlo all'interno di un reparto avanzato che comprende i vari Gomez, Pinilla, Petagna e Paloschi. Pesic, dal canto suo, è pronto a scalare le gerarchie e per farlo decide di appropriarsi della maglia numero 9. Un numero pesante per una sfida altrettanto complessa. I presupposti per dare vita ad un felice connubio ci sono tutti, ma il campo - come spesso accade - racconterà tutta un'altra versione della storia.

L'esperienza a Bergamo inizia nel peggiore dei modi, ossia con un infortunio al piede che lo costringe a saltare le prime quattro partite. Ed è subito salita. Poi il 2 ottobre 2016, l'Atalanta batte il Napoli per 1-0 - partita simbolo che di fatto inaugura il suo ciclo d'oro - e per lui arriva l'esordio, quantificabile in una passerella finale da soli diciassette minuti.

Un evento - quello di vederlo sul campo - decisamente sporadico perché da quel giorno Pesic sparisce dai radar per un altro mese abbondante, ricomparendo soltanto a fine novembre quando gioca un minuto contro il Bologna. Tre giorni dopo, nel match di Coppa Italia contro il Pescara, gioca invece la prima da titolare e rimane in campo sino al triplice fischio finale segnando la rete del definitivo 3-0.

La prima gioia in nerazzurro, dunque. Destinata però a rimanere l'ultima. Da quel momento, infatti, la via che conduce all'anonimato è tracciata. Poco più di mezz'ora contro la Juve, dieci minuti con l'Udinese, diciotto con l'Empoli e tre col Torino. Un bilancio impietoso: Pesic giocherà appena sei gare in Serie A, di cui nessuna da titolare, per un minutaggio ridotto a soli 173', coppa compresa.

 Chiellini PesicTroppo poco per pensare di proseguire il proprio percorso a tinte nerazzurre e così le strade si separano dopo una sola stagione, decisamente avara di soddisfazioni e con la scomoda etichetta di meteora da portarsi inevitabilmente appresso.

E invece, paradossalmente, il buco nell'acqua di Bergamo si rivelerà il punto di svolta della sua carriera, perché dopo aver salutato la Serie A, l'attaccante di Nis diventa implacabile: anche il Tolosa se ne libera e lo cede alla Stella Rossa per una cifra appena inferiore al milione di euro. Ma è proprio in quel di Belgrado che Pesic esplode in maniera fragorosa: nella stagione 2017/18, infatti, segna 29 goal tra campionato, coppa Nazionale e Europa League vincendo il titolo di campione di Serbia, oltre a quello di capocannoniere della Superliga.

I primi segnali di una tanto attesa continuità? Ovviamente no, perché nonostante la miglior annata della sua carriera in estate matura un altro dei suoi repentini addii, fattore costante lungo il suo percorso.

Il tratto distintivo di Pesic è quello di essere, appunto, un girovago del goal. Dalla Serbia alla Grecia, poi Moldavia, Francia, Italia e di nuovo Serbia, fino allo sbarco negli Emirati Arabi Uniti che sfocia nella cessione all'Al-Ittihad.

In riva al Mar Rosso, però, le cose non prendono la giusta piega e dopo appena 1 goal in 11 presenze, viene ceduto in prestito. Prossima fermata? Seoul, Corea del Sud. E per mantenere fede alla propria nomea, nella capitale vi rimane soltanto per un anno, ma quanto basta per toccare la doppia cifra in termini di realizzativi.

Nel 2020 l'Al-Ittihad, detentore del cartellino, lo vende a titolo definitivo e lui sceglie Israele per continuare a segnare con il Maccabi Tel-Aviv. E il ritornello non cambia: 11 goal, una stretta di mano, tanti cari saluti e via a cercare nuovi stimoli e portieri da battere in Turchia, sedotto dal progetto del Fatih Karagumruk. Nel contesto della Superlig non tradisce le aspettative e mette a referto 14 reti nella sua unica stagione vissuta in quel di Istanbul.

Nell'estate del 2022, invece, ha risposto presente al nostalgico richiamo della sua Serbia e della sua Stella Rossa, squadra che l'ha letteralmente consacrato. Il suo habitat naturale. Vedere per credere i numeri che hanno sin qui scandito il suo ritorno in patria: 10 centri in 25 gare dal suo ritorno, sparsi tra campionato, Europa League e preliminari di Champions. Decisamente niente male.

Le fortune e i tanti goal sparsi qua e là per il globo non gli hanno però permesso di entrare nel giro della Nazionale serba, con la quale l'unica presenza è datata 2016 in un'amichevole contro l'Ucraina nella quale è entrato sul terreno di gioco soltanto nella ripresa.

Abbastanza insolito per un calciatore che in carriera può comunque vantare un bottino da oltre 100 goal, destinato inevitabilmente ad essere ritoccato verso l'alto. Con buona pace della parentesi Atalanta e della Serie A, l'unico torneo che non ha avuto modo di conoscere il suo timbro. Roba di sette anni fa. E Pesic deve essersene fatto una ragione.

fonte goal.com

By marcodalmen
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