Il merito
Il merito
Ieri sera una provincia ha sognato e lo ha fatto ancora una volta grazie ad un fantastico gruppo che fa parte ormai della storia. Ieri sera, al cospetto di una squadra di “campioni” ha fornito con umiltà e determinazione un’autentica lezione di calcio.
Mai disunita, senza scorrettezze, con assoluta volontà, ha sfiorato un’impresa che tutti attendevamo da trent’anni. Allora fu la zampata di Caniggia a rompere l’assedio juventino, ieri sera l’assedio lo ha portato l’intera squadra di Gasperini ed un confuso Sarri ha dovuto mettere mano pesantemente alla panchina di “titolari” per rimettere insieme i cocci.
Il gioco dell’Atalanta è una delizia per il palato, una gioia per gli occhi e questo è confermato dai tifosi di calcio di buona parte dell’Italia. Solo un regolamento demente ha deciso di rimettere in discussione il bello di questo sport (e questo vale per tutte le squadre) che sembra più un tiro a segno a colpire gli arti superiori che a mostrare tattiche e capacità tecniche dei singoli giocatori.
La nostra non è una squadra di “patinati” ma di gente che offre ogni stilla di energia per la causa, che ha un Capitano che passa da un assist-gol ad un recupero difensivo al limite della nostra area. E’ una squadra dove un titolare come Gosens, forzatamente fuori, applaude a scena aperta il gol del compagno.
E’ una squadra dove vedi un giocatore, che in pochi minuti aveva quasi deciso la partita, uscire al triplice fischio quasi in lacrime e costernato per essere stato protagonista sfortunato di una deviazione che la dea bendata ha trasformato nel pareggio per gli avversari. E’ una squadra che non si fa condizionare da chi a inizio stagione sentenziava la vergogna per l’ammissione della Dea alla Champions League e che ieri sera alla fine della gara esultava come un bambino viziato per lo scampato pericolo.
Forse non vinceremo un titolo ma dei titoli vinti senza aver dimostrato tutte queste cose Bergamo non se ne fa niente. Successe nel giugno 2019 contro una Lazio beffarda al banchetto dei festeggiamenti per una coppa che sapeva di non aver pienamente meritato, succederà a Torino dove si festeggerà un titolo espressione di un disegno di gioco non all’altezza della Dea. Il nostro popolo è uso rialzarsi ad ogni scoppola (soprattutto non calcistica) con quell’umiltà e determinazione che i ragazzi di Gasperini incarnano ormai pienamente.
Nel 2017 rientrarono a Zingonia circondati dai nostri tifosi ed accolti con pacche sulle spalle e cori dopo un 1-7 con l’Inter: da quella sera l’Atalanta costruì l’attuale realtà europea. Questa è Bergamo, questa è l’Atalanta ed il suo seguito. Non saranno i due punti persi a fermare questi ragazzi, che porteranno ad agosto il nome dell’Italia calcistica nei vertici del calcio europeo. Questa squadra merita di più ma, come è sempre stato, lo farà per gradi, perché nessuno qui vorrebbe vincere senza merito sul campo, solo per fregiarsi di un titolo.
Questa attività la lasciamo ai “titolifici”(ndr libera interpretazione del sostantivo di “azienda che produce titoli”). Il titolo del bel gioco lo abbiamo già vinto e questa Atalanta se la ricorderanno in tanti per anni.
Giuseppe De Carli
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