02/12/2025 | 20.54
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Il non facile mestiere del neoacquisto atalantino

Cristiano Comelli ci racconta, in esclusiva, tutti i pro e contro che hanno coinvolto 4 tra i piu' importanti neoacquisti di quest'anno


Prima un avvio promettente, poi una fase discendente. Vi è un fattore che accomuna i rendimenti di Honest Ahanor, Nikola Krstovic, Kamaldeen Sulemana e Nicola Zalewski che, impiegati in diverse occasioni da Ivan Juric, sotto la gestione di Raffaele Palladino sembrano invece scendere in campo con il contagocce. Il solo Ahanor è stato impiegato dall’ex tecnico di Monza e Fiorentina dall’inizio nella sfida con il Napoli ma il suo rendimento è stato ampiamente deficitario. Da dove nasce quindi la loro flessione di prestazione? Si può tentare di riavvolgere il nastro e di trarre alcune conclusioni.
 
HONEST AHANOR
In campionato  
Di origine nigeriana, è arrivato nella Città dei Mille dopo sole sei esperienze con il Genoa accreditato di una certa duttilità di impiego nel reparto difensivo come terzino o come esterno di centrocampo, di capacità di fare valere la sua fisicità e di saper dire la sua in fatto di dribbling e controllo della sfera . Ivan Juric, però, ha prima voluto studiarlo un po’ e sarà per questo che con Pisa, Parma e Lecce è stato tenuto in panchina. Una discreta prestazione con il Torino dove, dal minuto 27 del primo tempo, ha rilevato Hien ha convinto il tecnico croato a dargli un po’ di fiducia ripagata nelle sfide con Juventus e Como dove se la è cavata egregiamente. Di nuovo in panchina con la Cremonese, con il Milan è stato rimesso nella mischia dall’avvio per poi ritornare in panchina con l’Udinese. Le occasioni avute con Sassuolo e Napoli dove è entrato in campo dal fischio di inizio si sono tradotte in un  paio di fiaschi fino a indurre Palladino a metterlo in panchina nella gara vinta dagli orobici contro la Fiorentina. Il suo bilancio è sinora di sette partite disputate, sei in panchina e 482 minuti di gioco. Il nigeriano sembra avere un po’ le pile scariche non riuscendo a garantire l’ideale continuità di rendimento e, con un Sead Kolasinac che picchia alla porta per giocare, ha una concorrenza agguerrita di cui tenere conto.
In Champions League
In campo europeo, il suo nome nel tabellino finale è emerso in tre partite su cinque. Entrato per soli cinque minuti contro il Paris Saint Germain senza lasciare il segno, con il Bruges è stato schierato dall’inizio fornendo una prestazione convincente, poi con lo Slavia Praga è stato tenuto in panchina. Dopo una prestazione di buon rilievo nella vittoriosa spedizione orobica contro l’Olympique Marsiglia in terra transalpina dove è sceso in campo dall’avvio, contro l’Eintracht Francoforte è finito di nuovo a guardare la sfida dalla panchina. Complessivamente è sceso in campo per 185’  per un totale con il campionato di 667.      
 
NIKOLA KRSTOVIC
In campionato
Per l’ex Stella Rossa avevano parlato, prima dell’approdo a Bergamo, le 72 presenze condite da diciotto reti con cui si era messo in evidenza in un Lecce con i radar sempre ben puntati a scovare nuovi talenti. Anche per lui, Juric si è prima riservato un momento di riflessione tecnico- tattica per spenderlo per scampoli di minuti contro Pisa e Parma. Un rodaggio azzeccato, dato che poi con Lecce e Torino ha avuto la sua esplosione di rendimento andando a bersaglio per ben due volte con i granata. Un po’ più in ombra, invece, la sfida con la Juventus dove è stato tirato fuori dalla mischia sia pure nei minuti finali, poco convincente la sua prestazione con il Como. Dopo un frammento finale di partita contro la Lazio dove non ha incantato, il montenegrino sembra avere imboccato la parabola discendente steccando contro la Cremonese, finendo addirittura in panchina con il Milan, non impressionando favorevolmente nelle uscite con Udinese e Sassuolo dove ha pagato, ed è stato al contempo concausa, delle debacle della squadra, e con il Napoli Raffale Palladino lo ha relegato in panchina per poi farlo scendere in campo nel finale della gara contro la Fiorentina. Totale, undici partite disputate, due in panchina e 545 minuti in campo. Su di lui , incombe lo spettro di un Gianjuca Scamacca che, al netto di infortuni e prestazioni un po’ sottotono, può davvero fare la differenza con una media voto da inizio stagione che si avvicina al sette.         
In Champions League
Dall’avvio della competizione, il calciatore montenegrino è stato sempre impiegato ma in un solo caso dall’inizio al novantesimo, ovvero nella sfida contro l’Olympique Marsiglia dove si è procurato un rigore poi fallito da De Ketelaere ma non ha poi lasciato l’autografo su giocate degne di nota. Anche con Bruges e Slavia Praga è sceso in campo dall’avvio, ma è stato sostituito durante la ripresa dopo una prova non brillante. Contro il Paris Saint Germain  è sceso sul terreno di gioco solo nei secondi quarantacinque minuti regalandosi una sufficienza e nella sfida in riva al Meno contro l’Eintracht Francoforte è stato utilizzato per soli ventuno minuti della ripresa. Totale dell’impiego in Champions: 306 minuti. Nel complesso, il suo minutaggio tra campionato e Champions ammonta quindi a 851 giri d’orologio.      
 
KAMALDEEN SULEMANA
In campionato
L’attaccante ghanese è arrivato dal Southampton con la voglia di riscattare una stagione nera tinta nel nero culminata con la retrocessione con il Southampton di Ivan Juric a cui lo accomunava appunto questo desiderio di tornare a percorrere il sentiero verso l’alto e non verso il basso. Nonostante lo conoscesse bene per averlo allenato, il tecnico croato, prima di impiegarlo dall’inizio e forse per farlo familiarizzare prima con il calcio (e con il reparto difensivo avversario) italiano lo ha mandato in campo per qualche briciola di partita con Pisa e Parma. Presente dall’avvio con Lecce e Torino, però, ha fatto vedere di che pasta fosse fatto e specialmente con i granata dove ci ha messo la ciliegina sulla torta del gol. Bene con la Juventus, con cui ha segnato anche una rete, con la Lazio è andato più al piccolo trotto e, dopo aver raggranellato qualche minuto finale con Como e  Cremonese, con il Milan è finito in panchina. Ininfluente con Udinese ( in campo sino al 59’) , Sassuolo e Fiorentina dove è entrato in corso d’opera, con il Napoli è rimasto a seguire la partita dalla panchina. Undici le partite da lui giocate, due in panchina, 505 i minuti messi in archivio.  Trequartista con De Ketelaere che però, rispetto a lui, sta dimostrando maggiore affidabilità, rischia anch’egli di essere messo in ombra da Lookman il ritrovato che, nel ruolo di distributore di palloni oltrechè di cecchinatore, ha dimostrato ormai urbi et orbi di possedere il giusto mestiere.  
In Champions League
Nella massima espressione del calcio continentale, Sulemana è stato impiegato in tre partite su cinque. Dopo avere fatto panchina al Parco dei Principi contro il Paris Saint Germain, con il Bruges è entrato in campo per 29 minuti della ripresa fornendo una discreta prestazione, con lo Slavia Praga ha avuto più o meno lo stesso impiego ma si è rivelato più in ombra e, vista da bordocampo la sfida con l’Olympique Marsiglia senza entrare, ha poi vissuto qualche scampolo di gara (otto minuti) contro l’Eintracht Francoforte. Totale dell’impiego, soltanto 64 minuti, praticamente poco meno di un tempo e mezzo.  Complessivamente ha quindi contribuito alla causa atalantina per 569’.   
 
NICOLA ZALEWSKI
In campionato
Vero è che il centrocampista polacco ex Roma e Inter ha dovuto fare i conti con un infortunio muscolare per il quale ha dovuto disertare il rettangolo verde per ventidue giorni. Questo, però, non può bastare a giustificare il suo rendimento in fase discendente in una fascia di centrocampo nella quale, ultimamente, ha “abdicato” in favore di Zappacosta. Con Pisa, Parma e  Lecce entra dal fischio d’avvio riuscendo a brillare in modo particolare contro i salentini, a Torino l’infortunio gli si para davanti e gli impone lo stop forzato con Juventus e Como. Con la Lazio finisce in panchina precauzionalmente ma con la Cremonese è rimesso nella mischia senza rivelare lo smalto dei giorni migliori. Con il Milan finisce di nuovo tra le riserve, con l’Udinese è reimpiegato ma anche in questo caso senza luccicare di brillantezza. Un po’ meglio nei minuti finali con  Sassuolo,  Napoli e Fiorentina, non sembra però all’altezza di qualche apprezzabile prestazione di inizio stagione.  Totale partite disputate 9, cui si aggiungono le due in panchina e le altrettante in assenza forzata. Minuti trascorsi in campo: 505. .  Impiegato sempre sulla fascia sinistra, è ora praticamente chiuso da Davide Zappacosta. Per lui la vita sarebbe dura anche in caso di un impiego sulla corsia destra chiusa in cassaforte sul piano della titolarità da Raoul Bellanova. La soluzione a sinistra fu sperimentata per lui da Josè Mourinho ma non è dato sapere se anche Raffaele Palladino, che ha già buone disponibilità su ambo i lati, deciderà di fare lo stesso.
 
In Champions League
Il calciatore ex Roma e Inter e nativo di Tivoli è partito facendo panchina con il Paris Saint Germain, saltando per infortunio la sfida con il Bruges e poi esordendo nella competizione contro lo Slavia Praga dove è stato messo nella mischia nei secondi quarantacinque minuti con una discreta prova. Tornato in panchina contro l’Olympique Marsiglia, è stato reimpiegato per soli 21 giri d’orologio contro l’Eintracht Francoforte non distinguendosi in modo particolare. Ha quindi giocato due partite su cinque per un totale di 66 minuti che, aggiunti ai  505 di campionato, fanno 571.        

E’ del tutto evidente che, ai quattro calciatori, talento e visione del gioco non facciano difetto. Lo è però altrettanto che, sinora, lo hanno rivelato a corrente abbastanza alternata pur se le opportunità per mostrarlo non sono loro mancate. Ma il campionato ha ancora parecchie giornate da mandare in archivio e Palladino appare tecnico disponibile ad assecondare le voglie di ripresa in termini di concessione di minutaggio. Certo, sarà però determinante che i quattro giocatori citati non lascino il tavolo da gioco senza aver portato a casa il carico dell’affidabilità che a loro si chiede.
 
Cristiano Comelli  
By staff
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