In una citta' che si chiama Bergamo
A tempo di record e grazie al contributo di parecchi che hanno prontamente risposto alla nostra richiesta (e che ringraziamo tutti indistintamente) possiamo presentare interamente le pagine de L'Equipe con l'articolo dedicato all'Atalanta che abbiamo anche tradotto sotto
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IN UNA CITTA' CHE SI CHIAMA BERGAMO*
È proprio all'Atalanta, dove Gian Piero Gasperini onora il calcio totale, che si è costruita la nuova mentalità vincente del calcio italiano.
Firenze, Mantova, Pistoia, Ferrara, solo per citare le città che hanno visto evolvere la propria società calcistica in Serie A, sono tra gli emblemi imprescindibili del Rinascimento. Bergamo no, anche se merita una visita la Città Alta, antico borgo medievale circondato da mura veneziane.
D'altra parte, alla citta' è associato a un altro rinascimento, quello del calcio italiano che ha vinto quest'anno il suo primo titolo internazionale (sia di club che nazionali) dal 2010 all'Euro 2020 e che offre uno stile di gioco moderno.
L'Atalanta, con le sue risorse limitate, ha mostrato la strada da seguire: tre terzi posti di fila in campionato, due epiche Champions League (quarti e ottavi), pressing fuoriscala e una valanga di gol.
Così ha scosso lo status quo di un campionato che ha visto le stesse sette o otto formazioni dominare la vetta della classifica per trent'anni.
L'Atalanta non è più la "regina delle provinciali", come veniva soprannominata nello Stivale ancora quando Cristiano Doni, suo capocannoniere con 112 reti, indossava i colori e la fascia:
"Il confronto con adesso è complicato", osserva l'ex nazionale (7 presenze, 1 gol). "Ma ci sono situazioni simili, come entusiasmo, partecipazione, legame con il territorio, senso della tradizione, il nostro presidente di allora, Ivan Ruggeri, anche lui bergamasco (come Antonio Percassi, ex giocatore e proprietario attuale)".
"Sono caratteristiche difficilmente riscontrabili in altri club italiani di questo genere". Durante le sue due permanenze in nerazzuro, dal 1998 al 2003 poi dal 2006 al 2012, la Dea di Doni termino' gia' allora quattro campionati nella parte sinistra della classifica:
“Nel 2000-2001 siamo sbarcati a San Siro, al Milan, a novembre, da capolist, ma il progetto era diverso, si basava su giovani provenienti dalle giovanili. Era più romantico, se vuoi. Ho visto l'arrivo degli attuali proprietari dieci anni fa, con loro noi siamo tornato subito in A, era la mia ultima stagione, il mio canto del cigno. Le basi erano buone, Gian Piero Gasperini è stata la chiave per far combaciare il tutto».
Il tecnico piemontese arriva nel 2016 e proietta il club in quarta posizione finale dalla precedente undicesima piazza.
Il difensore e capitano Rafael Toloi ricorda:
“Ho firmato un anno prima di lui, mi era stato detto 'l'obiettivo è restare in A'. L'allenatore era Edy Reja con la sua classica difesa a quattro, piatta. Gasperini è andato a tre, sistema che avevo già giocato in Brasile. Lì, c'era un testa a testa, giocando alto, cercando di anticipare il nostro avversario".
Molti pensano a un fuoco di paglia, ma questo è solo l'inizio di questo favoloso ciclo ancora in corso.
"Abbiamo sempre mantenuto una buona ossatura di base", continua Toloi, "se qualcuno viene venduto è perche' si e' gia' individuato il successore. Quest'estate Gollini e Romero si sono trasferiti al Tottenham mentre sono arrivati Musso e Demiral. C'è voglia di progredire, non solo sul campo".
Sul campo, Gasperini lavora senza sosta. “Ogni anno cerca di cambiare qualcosa perché gli avversari iniziano a capire come giochiamo. Per due anni siamo stati gli unici a fare pressing cosi' intenso, oggi ritroviamo questa intensità in altre formazioni (...) come ho riscontrato qualcosa di simile nella nazionale di Roberto Mancini. A volte giochiamo in quattro dietro, ci adattiamo all'avversario, cambiamo sistema all'interno della stessa partita, sfruttiamo le caratteristiche dei nostri sostituti".
Doni, lui, mette in evidenza un altro aspetto: “Il 'Gasp' ha sradicato la mentalità provinciale e ha instillato la sua giorno dopo giorno, che è quella di andare a Roma, Milano, Torino a dettare legge, aggredire, giocare alto. Anche un pareggio a San Siro adesso può sembrare deludente".
Questi i principi che hanno contagiato la Serie A e poi la Nazionale, della quale Toloi, brasiliano naturalizzato italiano, ha cominciato a far parte a marzo: “Per due anni siamo stati gli unici a premere così alto, oggi troviamo questa intensità anche in nazionale. Possesso di palla, non aspettare l'avversario, fa parte anche delle indicazioni di Mancini, ma il sistema di gioco è diverso".
Marcatore contro il Galles (1-0) nella fase a gironi e l'Austria (2-1 p.p.) nell'ottava, il centrocampista Matteo Pessina è l'altro Atalantino campione d'Europa. Anche i campioni d'Europa Alessandro Bastoni, Bryan Cristante e Leonardo Spinazzola sono ex giocatori dell'Atalanta di Gasperini. Il club ha quindi superato un traguardo e il nuovissimo Atalanta Store sul lungo viale Papa Giovanni XXIII è ormai una tappa imperdibile per i turisti stranieri di passaggio nella città lombarda.
"Benvenuti a Bergamo, la città dell'Atalanta”, recita un cartello gigantesco all'ingresso sud della città. Alessandro, titolare del bar Fuoriporta, testimonia questa nuova dimensione: "Sono stato recentemente in Thailandia, ho detto che ero di Bergamo, mi hanno detto 'Atalanta!' La gestione ora è degna di un grande club pur mantenendo lo spirito di famiglia. Avevo anche una mezza passione per la Juve, ma devo scegliere guardo l'Atalanta perché voglio vedere un gioco di squadra. Ci sono squadre programmate per vincere lo scudetto, ma se dovessero sbagliare annata..."
Una tale progressione in cinque anni richiama le ambizioni di Dea e Toloi non si nasconde "Continuare a migliorare significa anche fare una grande differenza... Restiamo con i piedi per terra, consapevoli di avere una squadra forte con giocatori che giocano insieme da anni. Ho pensato ai punti persi di fronte a squadre meno forti di noi nelle ultime stagioni, è una cosa che va migliorato".
Doni, invoca il profilo basso: "Fa venire l'acquolina in bocca, ma il Leicester ha fatto questa impresa in Premier League (campione, nel 2016) dove i soldi sono distribuiti in modo più uniforme".
L'ex trequartista sottolinea anche i rischi insiti nella rapida progressione della squadra: "Il club e la rosa si sono consolidati ad altissimo livello, e potrebbe esserci un contraccolpo il giorno in cui Gasperini se ne andra', il dubbio è legittimo."
"La rinascita del calcio italiano quanto durera? Non lo so, non è una scienza esatta, ma forse dovremmo studiare cosa stiamo facendo per prolungare il più possibile questo bel momento”, suggerisce Toloi.
Avvenuta in condizioni quasi drammatiche peraltro. Il dottor Franco Locatelli, bergamasco, che da un anno e mezzo affronta in prima linea l'emergenza sanitaria , in qualità di presidente del Consiglio Superiore della Sanità e coordinatore del comitato tecnico-scientifico: "L'Italia è stato il primo Paese ad affrontare il Covid in modo così drammatico, credo che questo abbia generato un surplus di motivazione per ottenere questo risultato all'Euro 2020 così come ai Giochi Olimpici con il record di medaglie. Questi tempi difficili devono aver attraversato la mente dei nostri giocatori e atleti nei giorni di gara. All'Atalanta è una cosa che abbiamo già visto lo scorso anno, questa voglia di alleviare il dolore, di sanare le ferite ancora sanguinanti nella città italiana più devastata da questa pandemia. Quando usciamo da un grande dolore collettivo, i risultati sportivi favorevoli aiutano a ricostruirsi”
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* - Piccola chicchetta, il titolo e' palesemente ispirato ad una frase di una canzone di successo di parecchi anni fa nel mondo francofono ad opera di una cantante franco canadese. Il video (con il testo) e' questo:
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IN UNA CITTA' CHE SI CHIAMA BERGAMO*
È proprio all'Atalanta, dove Gian Piero Gasperini onora il calcio totale, che si è costruita la nuova mentalità vincente del calcio italiano.
Firenze, Mantova, Pistoia, Ferrara, solo per citare le città che hanno visto evolvere la propria società calcistica in Serie A, sono tra gli emblemi imprescindibili del Rinascimento. Bergamo no, anche se merita una visita la Città Alta, antico borgo medievale circondato da mura veneziane.
D'altra parte, alla citta' è associato a un altro rinascimento, quello del calcio italiano che ha vinto quest'anno il suo primo titolo internazionale (sia di club che nazionali) dal 2010 all'Euro 2020 e che offre uno stile di gioco moderno.
L'Atalanta, con le sue risorse limitate, ha mostrato la strada da seguire: tre terzi posti di fila in campionato, due epiche Champions League (quarti e ottavi), pressing fuoriscala e una valanga di gol.
Così ha scosso lo status quo di un campionato che ha visto le stesse sette o otto formazioni dominare la vetta della classifica per trent'anni.
L'Atalanta non è più la "regina delle provinciali", come veniva soprannominata nello Stivale ancora quando Cristiano Doni, suo capocannoniere con 112 reti, indossava i colori e la fascia:
"Il confronto con adesso è complicato", osserva l'ex nazionale (7 presenze, 1 gol). "Ma ci sono situazioni simili, come entusiasmo, partecipazione, legame con il territorio, senso della tradizione, il nostro presidente di allora, Ivan Ruggeri, anche lui bergamasco (come Antonio Percassi, ex giocatore e proprietario attuale)".
"Sono caratteristiche difficilmente riscontrabili in altri club italiani di questo genere". Durante le sue due permanenze in nerazzuro, dal 1998 al 2003 poi dal 2006 al 2012, la Dea di Doni termino' gia' allora quattro campionati nella parte sinistra della classifica:
“Nel 2000-2001 siamo sbarcati a San Siro, al Milan, a novembre, da capolist, ma il progetto era diverso, si basava su giovani provenienti dalle giovanili. Era più romantico, se vuoi. Ho visto l'arrivo degli attuali proprietari dieci anni fa, con loro noi siamo tornato subito in A, era la mia ultima stagione, il mio canto del cigno. Le basi erano buone, Gian Piero Gasperini è stata la chiave per far combaciare il tutto».
Il tecnico piemontese arriva nel 2016 e proietta il club in quarta posizione finale dalla precedente undicesima piazza.
Il difensore e capitano Rafael Toloi ricorda:
“Ho firmato un anno prima di lui, mi era stato detto 'l'obiettivo è restare in A'. L'allenatore era Edy Reja con la sua classica difesa a quattro, piatta. Gasperini è andato a tre, sistema che avevo già giocato in Brasile. Lì, c'era un testa a testa, giocando alto, cercando di anticipare il nostro avversario".
Molti pensano a un fuoco di paglia, ma questo è solo l'inizio di questo favoloso ciclo ancora in corso.
"Abbiamo sempre mantenuto una buona ossatura di base", continua Toloi, "se qualcuno viene venduto è perche' si e' gia' individuato il successore. Quest'estate Gollini e Romero si sono trasferiti al Tottenham mentre sono arrivati Musso e Demiral. C'è voglia di progredire, non solo sul campo".
Sul campo, Gasperini lavora senza sosta. “Ogni anno cerca di cambiare qualcosa perché gli avversari iniziano a capire come giochiamo. Per due anni siamo stati gli unici a fare pressing cosi' intenso, oggi ritroviamo questa intensità in altre formazioni (...) come ho riscontrato qualcosa di simile nella nazionale di Roberto Mancini. A volte giochiamo in quattro dietro, ci adattiamo all'avversario, cambiamo sistema all'interno della stessa partita, sfruttiamo le caratteristiche dei nostri sostituti".
Doni, lui, mette in evidenza un altro aspetto: “Il 'Gasp' ha sradicato la mentalità provinciale e ha instillato la sua giorno dopo giorno, che è quella di andare a Roma, Milano, Torino a dettare legge, aggredire, giocare alto. Anche un pareggio a San Siro adesso può sembrare deludente".
Questi i principi che hanno contagiato la Serie A e poi la Nazionale, della quale Toloi, brasiliano naturalizzato italiano, ha cominciato a far parte a marzo: “Per due anni siamo stati gli unici a premere così alto, oggi troviamo questa intensità anche in nazionale. Possesso di palla, non aspettare l'avversario, fa parte anche delle indicazioni di Mancini, ma il sistema di gioco è diverso".
Marcatore contro il Galles (1-0) nella fase a gironi e l'Austria (2-1 p.p.) nell'ottava, il centrocampista Matteo Pessina è l'altro Atalantino campione d'Europa. Anche i campioni d'Europa Alessandro Bastoni, Bryan Cristante e Leonardo Spinazzola sono ex giocatori dell'Atalanta di Gasperini. Il club ha quindi superato un traguardo e il nuovissimo Atalanta Store sul lungo viale Papa Giovanni XXIII è ormai una tappa imperdibile per i turisti stranieri di passaggio nella città lombarda.
"Benvenuti a Bergamo, la città dell'Atalanta”, recita un cartello gigantesco all'ingresso sud della città. Alessandro, titolare del bar Fuoriporta, testimonia questa nuova dimensione: "Sono stato recentemente in Thailandia, ho detto che ero di Bergamo, mi hanno detto 'Atalanta!' La gestione ora è degna di un grande club pur mantenendo lo spirito di famiglia. Avevo anche una mezza passione per la Juve, ma devo scegliere guardo l'Atalanta perché voglio vedere un gioco di squadra. Ci sono squadre programmate per vincere lo scudetto, ma se dovessero sbagliare annata..."
Una tale progressione in cinque anni richiama le ambizioni di Dea e Toloi non si nasconde "Continuare a migliorare significa anche fare una grande differenza... Restiamo con i piedi per terra, consapevoli di avere una squadra forte con giocatori che giocano insieme da anni. Ho pensato ai punti persi di fronte a squadre meno forti di noi nelle ultime stagioni, è una cosa che va migliorato".
Doni, invoca il profilo basso: "Fa venire l'acquolina in bocca, ma il Leicester ha fatto questa impresa in Premier League (campione, nel 2016) dove i soldi sono distribuiti in modo più uniforme".
L'ex trequartista sottolinea anche i rischi insiti nella rapida progressione della squadra: "Il club e la rosa si sono consolidati ad altissimo livello, e potrebbe esserci un contraccolpo il giorno in cui Gasperini se ne andra', il dubbio è legittimo."
"La rinascita del calcio italiano quanto durera? Non lo so, non è una scienza esatta, ma forse dovremmo studiare cosa stiamo facendo per prolungare il più possibile questo bel momento”, suggerisce Toloi.
Avvenuta in condizioni quasi drammatiche peraltro. Il dottor Franco Locatelli, bergamasco, che da un anno e mezzo affronta in prima linea l'emergenza sanitaria , in qualità di presidente del Consiglio Superiore della Sanità e coordinatore del comitato tecnico-scientifico: "L'Italia è stato il primo Paese ad affrontare il Covid in modo così drammatico, credo che questo abbia generato un surplus di motivazione per ottenere questo risultato all'Euro 2020 così come ai Giochi Olimpici con il record di medaglie. Questi tempi difficili devono aver attraversato la mente dei nostri giocatori e atleti nei giorni di gara. All'Atalanta è una cosa che abbiamo già visto lo scorso anno, questa voglia di alleviare il dolore, di sanare le ferite ancora sanguinanti nella città italiana più devastata da questa pandemia. Quando usciamo da un grande dolore collettivo, i risultati sportivi favorevoli aiutano a ricostruirsi”
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* - Piccola chicchetta, il titolo e' palesemente ispirato ad una frase di una canzone di successo di parecchi anni fa nel mondo francofono ad opera di una cantante franco canadese. Il video (con il testo) e' questo:
By staff