Intervista di Luca Percassi oggi sulla Gazzetta
Luca Percassi, dove arriverà questa Atalanta?
"E’ un momento fantastico, la nostra è una squadra giovane e di talento che sta divertendo. Con i ragazzi tutto è possibile ed è difficile dire se abbiano raggiunto già il top. Spero di no, ma siamo curiosi anche noi di scoprirlo. Sognare non costa nulla, consapevoli che stiamo già facendo qualcosa di straordinario. La A è un torneo difficile, è il sesto anno di fila e vogliamo soprattutto consolidarci".
L’inizio di stagione ha spostato l’obiettivo dalla salvezza all’Europa?
"Con Gasperini avevamo parlato di salvezza tranquilla, con il bel gioco e valorizzando il più possibile il settore giovanile: siamo a buon punto con tutto. I 40 punti sono il nostro traguardo, poi chissà cosa potrà succedere...".
L’Atalanta ora è una macchina perfetta, ma dopo la sconfitta in-terna col Palermo nell’ambiente c’era una sfiducia totale. La stessa panchina di Gasperini non sembrava così solida.
"L’avvio è stato difficile anche per episodi andati male: contro Lazio e Samp meritavamo di più. Gasperini era stato confermato davanti alla squadra da mio padre dopo il k.o. di Cagliari: nel calcio i risultati hanno un peso notevole ma lui aveva la nostra piena fiducia. Magari c’era solo un problema di conoscenza reciproca. Ha avuto coraggio, e con i giovani ha accentuato quel processo di identificazione totale tra l’Atalanta e il suo territorio. E’ l’uomo giusto nel posto giusto".
Un passo indietro. A fine mercato l’operato suo e del d.s. Sartori era stato criticato. Se le avessero detto che dopo 14 turni l’Atalanta sarebbe stata quarta ci avrebbe creduto?
"Fino a questo punto no. Sembrava che avessimo smantellato tutto cedendo Cigarini e De Roon. Invece eravamo convinti di aver costruito una squadra adeguata al progetto, competitiva, tenendo d’occhio il bilancio che è la priorità. Noi non portiamo a casa utili ma investiamo ogni anno. E i risultati del settore giovanile non arrivano per caso: Gasperini ha fatto maturare velocemente i frutti del grande lavoro di scouting di Sartori e Costanzi. Ogni anno 6 milioni vengono destinati ai giovani e alle strutture che verranno ampliate: finora abbiamo speso quasi 50 milioni. In Coppa Italia col Pescara il nostro allenatore ha lanciato Bastoni, Capone e Latte. Presto ne vedremo altri: per tutti cito Melegoni, è un 1999".
E’ la più bella Atalanta della se-conda gestione targata Percassi?
"Si. Anche quella del 6 di partenza (2011/12, ndr), con Denis che fa 16 gol e Colantuono in panchina, era una bella squadra. Ma quella attuale ha qualcosa in più: è spettacolare, sbarazzina, sempre viva. La nostra famiglia e i tifosi si divertono nel vederla giocare. Il secondo tempo con la Roma è stato emozionante".
Ora dopo le 6 sei vittorie di fila (7 con il successo col Pescara in Coppa Italia) c’è la Juve.
"La Juve è fuori portata. C’è una differenza di valori notevole e vincerà lo scudetto ma ho due rimpianti: l’assenza di Gagliardini e il non giocare a Bergamo. A Torino sarà durissima ma non partiamo battuti: vorrei un’Atalanta da battaglia, che giochi con la spensieratezza di chi non ha nulla da perdere. Provarci non costa nulla. La Juve è l’unica big contro cui non abbiamo mai fatto punti: sarebbe un bel regalo di Natale da parte dei nostri giocatori".
Due sfide con i bianconeri: tra il passaggio del turno in Coppa Italia e una vittoria domani cosa sceglie?
"Un risultato positivo in una delle due e sarei felicissimo".
Si profila un mercato di gennaio difficile. Per i suoi giovani c’è la ila. Con la Roma c’erano osservatori di 20 squadre diverse.
"Siamo sempre più convinti di non voler toccare il giocattolo a gennaio. I nostri giovani sono già pronti per giocare nelle big ma abbiamo la forza per dire no e rimandare certi discorsi a giugno. O magari possiamo avviarli adesso, ma trattenendo tutti fino al termine del torneo. Con il mercato nulla va escluso ma se verrà fatto un sacrificio sarà per migliorarci.
Kessie e la Juve?
"Straordinario, ha una forza incredibile ma vuole restare da noi".
Gagliardini?
"Fisico e tecnica, l’esplosione è merito di Gasperini".
L’Atalanta cos’è per i Percassi? Azienda o passione?
"Pura passione. Sia io che mio papà abbiamo fatto il settore giovanile dell’Atalanta, lui poi ha giocato anche in Serie A. A casa il primo argomento è l’Atalanta, la prima telefonata alle 8 del mattino è sulla squadra. Lui è più passionale, io sono tifoso ma devo stare attento ai conti: ci completiamo. Il paragone con Achille e Cesare Bortolotti? Due grandissimi presidenti. Fa piacere sentirsi avvicinati a loro".
Lei è stato anche calciatore. Più bravo da terzino o come dirigente?
"Credo dietro la scrivania...(ride). Ero nel settore giovanile dell’Atalanta e nel 1998 decisi di fare un’esperienza all’estero. Era il Chelsea di Vialli allenatore con Zola, Desailly, Terry, Leboeuf e Dalla Bona. Debuttai in FA Cup e in Coppa di Lega. In Premier no, lo rimprovero ancora a Vialli... Però forse aveva ragione lui. Poi sono tornato in Italia ma ormai avevo deciso di dedicarmi allo studio e alle aziende di famiglia. Poi l’amore per l’Atalanta mi ha riportato nel calcio".
I paragoni tra Atalanta e Leice-ster si sprecano. Ma è vero che a casa Percassi è vietato pronunciare la parola Europa?
"L’accostamento al Leicester fa piacere ma noi non vendiamo sogni irrealizzabili. Dire a inizio anno: “Andiamo in Europa” sarebbe una follia. L’accordo sui diritti tv non ha accorciato le distanze tra le grandi e le mediopiccole. Noi quindi possiamo garantire stabilità e bilanci a posto. Se verrà l’Europa saremo in grado di sostenere un impegno del genere: non ci tireremo indietro".
Progetti. Entro fine giugno ci sarà il bando per l’assegnazione dello stadio.
"E’ un passaggio importante ma noi intanto lo abbiamo già rifatto per metà investendo 6 milioni. Aspettiamo il bando del Comune. Se lo stadio sarà nostro potremo sviluppare altre idee: un Museo dell’Atalanta lì ci starebbe bene".
Una curiosità. Lei realizza la maglia dell’Atalanta ma è anche un super collezionista.
"Vero, a casa c’è una stanza dedicata al mio hobby: ne ho seimila. Quella cui sono più affezionato è una dell’Atalanta di mio papà. Se daremo vita al Museo atalantino sarà il mio primo regalo".
"E’ un momento fantastico, la nostra è una squadra giovane e di talento che sta divertendo. Con i ragazzi tutto è possibile ed è difficile dire se abbiano raggiunto già il top. Spero di no, ma siamo curiosi anche noi di scoprirlo. Sognare non costa nulla, consapevoli che stiamo già facendo qualcosa di straordinario. La A è un torneo difficile, è il sesto anno di fila e vogliamo soprattutto consolidarci".
L’inizio di stagione ha spostato l’obiettivo dalla salvezza all’Europa?
"Con Gasperini avevamo parlato di salvezza tranquilla, con il bel gioco e valorizzando il più possibile il settore giovanile: siamo a buon punto con tutto. I 40 punti sono il nostro traguardo, poi chissà cosa potrà succedere...".
L’Atalanta ora è una macchina perfetta, ma dopo la sconfitta in-terna col Palermo nell’ambiente c’era una sfiducia totale. La stessa panchina di Gasperini non sembrava così solida.
"L’avvio è stato difficile anche per episodi andati male: contro Lazio e Samp meritavamo di più. Gasperini era stato confermato davanti alla squadra da mio padre dopo il k.o. di Cagliari: nel calcio i risultati hanno un peso notevole ma lui aveva la nostra piena fiducia. Magari c’era solo un problema di conoscenza reciproca. Ha avuto coraggio, e con i giovani ha accentuato quel processo di identificazione totale tra l’Atalanta e il suo territorio. E’ l’uomo giusto nel posto giusto".
Un passo indietro. A fine mercato l’operato suo e del d.s. Sartori era stato criticato. Se le avessero detto che dopo 14 turni l’Atalanta sarebbe stata quarta ci avrebbe creduto?
"Fino a questo punto no. Sembrava che avessimo smantellato tutto cedendo Cigarini e De Roon. Invece eravamo convinti di aver costruito una squadra adeguata al progetto, competitiva, tenendo d’occhio il bilancio che è la priorità. Noi non portiamo a casa utili ma investiamo ogni anno. E i risultati del settore giovanile non arrivano per caso: Gasperini ha fatto maturare velocemente i frutti del grande lavoro di scouting di Sartori e Costanzi. Ogni anno 6 milioni vengono destinati ai giovani e alle strutture che verranno ampliate: finora abbiamo speso quasi 50 milioni. In Coppa Italia col Pescara il nostro allenatore ha lanciato Bastoni, Capone e Latte. Presto ne vedremo altri: per tutti cito Melegoni, è un 1999".
E’ la più bella Atalanta della se-conda gestione targata Percassi?
"Si. Anche quella del 6 di partenza (2011/12, ndr), con Denis che fa 16 gol e Colantuono in panchina, era una bella squadra. Ma quella attuale ha qualcosa in più: è spettacolare, sbarazzina, sempre viva. La nostra famiglia e i tifosi si divertono nel vederla giocare. Il secondo tempo con la Roma è stato emozionante".
Ora dopo le 6 sei vittorie di fila (7 con il successo col Pescara in Coppa Italia) c’è la Juve.
"La Juve è fuori portata. C’è una differenza di valori notevole e vincerà lo scudetto ma ho due rimpianti: l’assenza di Gagliardini e il non giocare a Bergamo. A Torino sarà durissima ma non partiamo battuti: vorrei un’Atalanta da battaglia, che giochi con la spensieratezza di chi non ha nulla da perdere. Provarci non costa nulla. La Juve è l’unica big contro cui non abbiamo mai fatto punti: sarebbe un bel regalo di Natale da parte dei nostri giocatori".
Due sfide con i bianconeri: tra il passaggio del turno in Coppa Italia e una vittoria domani cosa sceglie?
"Un risultato positivo in una delle due e sarei felicissimo".
Si profila un mercato di gennaio difficile. Per i suoi giovani c’è la ila. Con la Roma c’erano osservatori di 20 squadre diverse.
"Siamo sempre più convinti di non voler toccare il giocattolo a gennaio. I nostri giovani sono già pronti per giocare nelle big ma abbiamo la forza per dire no e rimandare certi discorsi a giugno. O magari possiamo avviarli adesso, ma trattenendo tutti fino al termine del torneo. Con il mercato nulla va escluso ma se verrà fatto un sacrificio sarà per migliorarci.
Kessie e la Juve?
"Straordinario, ha una forza incredibile ma vuole restare da noi".
Gagliardini?
"Fisico e tecnica, l’esplosione è merito di Gasperini".
L’Atalanta cos’è per i Percassi? Azienda o passione?
"Pura passione. Sia io che mio papà abbiamo fatto il settore giovanile dell’Atalanta, lui poi ha giocato anche in Serie A. A casa il primo argomento è l’Atalanta, la prima telefonata alle 8 del mattino è sulla squadra. Lui è più passionale, io sono tifoso ma devo stare attento ai conti: ci completiamo. Il paragone con Achille e Cesare Bortolotti? Due grandissimi presidenti. Fa piacere sentirsi avvicinati a loro".
Lei è stato anche calciatore. Più bravo da terzino o come dirigente?
"Credo dietro la scrivania...(ride). Ero nel settore giovanile dell’Atalanta e nel 1998 decisi di fare un’esperienza all’estero. Era il Chelsea di Vialli allenatore con Zola, Desailly, Terry, Leboeuf e Dalla Bona. Debuttai in FA Cup e in Coppa di Lega. In Premier no, lo rimprovero ancora a Vialli... Però forse aveva ragione lui. Poi sono tornato in Italia ma ormai avevo deciso di dedicarmi allo studio e alle aziende di famiglia. Poi l’amore per l’Atalanta mi ha riportato nel calcio".
I paragoni tra Atalanta e Leice-ster si sprecano. Ma è vero che a casa Percassi è vietato pronunciare la parola Europa?
"L’accostamento al Leicester fa piacere ma noi non vendiamo sogni irrealizzabili. Dire a inizio anno: “Andiamo in Europa” sarebbe una follia. L’accordo sui diritti tv non ha accorciato le distanze tra le grandi e le mediopiccole. Noi quindi possiamo garantire stabilità e bilanci a posto. Se verrà l’Europa saremo in grado di sostenere un impegno del genere: non ci tireremo indietro".
Progetti. Entro fine giugno ci sarà il bando per l’assegnazione dello stadio.
"E’ un passaggio importante ma noi intanto lo abbiamo già rifatto per metà investendo 6 milioni. Aspettiamo il bando del Comune. Se lo stadio sarà nostro potremo sviluppare altre idee: un Museo dell’Atalanta lì ci starebbe bene".
Una curiosità. Lei realizza la maglia dell’Atalanta ma è anche un super collezionista.
"Vero, a casa c’è una stanza dedicata al mio hobby: ne ho seimila. Quella cui sono più affezionato è una dell’Atalanta di mio papà. Se daremo vita al Museo atalantino sarà il mio primo regalo".
BY LUCKYLU
By staff