Katarsis
Il pezzo qui sotto è stato trovato e poi speditoci dall'amico Nicoslo.
E' un pezzo pubblicato a fine anno da uno dei maggiori quotidiani norvegesi che si chiama Aftenposten e la firma è quella del giornalista Lars Tjernås che era presente a Dublino il 22 maggio e che ancora, sue parole, conserva impresso nella mente e nel cuore quella serata.
Il nostro titolo non è il loro ma nostro ed è solo la parola "Catarsi" scritta in norvegese. Ecco il pezzo (nostra traduzione)
L'arbitro Istvan Kovacs mette in bocca il fischietto ed emette il triplice fischio finale in una fredda serata di maggio a Dublino decretando la fine delle ostilitá. I giocatori del Bayer Leverkusen chinano la testa per la delusione mentre i giocatori dell'Atalanta si gettano al collo l'uno all'altro e si stringono in un grande abbraccio, esultando. A bordo campo c'è un uomo dai capelli bianchi con lacrime che fanno capolino ai suoi occhi. Sembra il set di un film romantico.
Assumere un manager è un po' come provare un vestito. Forse è così che si è sentita la dirigenza dell'Atalanta quando assunse Gian Piero Gasperini nel giugno 2016. Molti suoi predecessori non erano duranti tantissimo, in coerenza col vizio del calcio italiano dell'esonero repentino del Mister anche se Bergamo si e' sempre mostrata meglio di altre piazze.
Quel giorno ci fu la combinazione astrale, come in un film romantico appunto, del primo incontro tra amanti perfetti anche se, a prima vista, non lo si sarebbe mai detto incrociando un club che da piu' di 50 anni non vinceva niente con un allenatore che aveva vinto altrettanto in tutta la sua carriera.
Otto anni dopo, al termine di un crescendo continuo, Mister e dirigenza si sono regalati la finale di Europa League, all'Aviva Stadium di Dublino non prima di aver battuto ad Anfield il Liverpool nei quarti di finale e aver schiantato il Marsiglia in semifinale.
Con la premessa di dover battagliare il trofeo contro un avversario formidabile. Il Bayer Leverkusen proveniente da una stagione miracolosa: 51 partite senza perderne nemmeno una. Poteva sembrare un´impresa impossibile.
Io c'ero
Insieme al collega Roar Stokke sono arrivato presto allo stadio. Così presto che per gli ultimi chilometri ci siamo ritrovati in mezzo a un flusso infinito di tifosi tedeschi. Cantanti, sorridenti e fiduciosi della vittoria mentre i tifosi dell'Atalanta erano un po' più cauti , probabilmente preparati al fatto che difficilmente si sarebbe riuscito a vincere il trofeo. Ma forse, soprattutto, avevano una prospettiva diversa del calcio e della vita.
L'Atalanta e Bergamo non sono un´entitá qualsiasi nella storia recente dell'Europa. In un capitolo che la maggior parte di noi vorrebbe dimenticare, la pandemia, la città fu l'epicentro dell'infezione. Nel 2020, l'Atalanta aveva raggiunto gli ottavi di finale di Champions League, un risultato enorme. In un mondo sul punto di chiudere tutti gli eventi, la partita in casa contro il Valencia venne giocata a Milano, con lo stadio bergamasco in corso di rifacimento. A posteriori, quella partita, e i tifosi in trasferta di entrambi i club, furono indicati come la ragione principale per cui Bergamo in particolare fu colpita con una violenza inimmaginabile: il bilancio ufficiale fu di 16.824 morti in una città di poco più di 100.000 persone. In mezzo a tutto questo dolore, c'è stata una luce splendente per i residenti duramente colpiti: la loro squadra di calcio.
Nel percorso verso la finale, sia Gasperini che molti dei giocatori dissero di aver giocato le partite per coloro che avevano perso i loro cari. Bergamo è una città operaia e il club è sempre stato il simbolo di quanto si possa andare lontano se si lavora un po' più duramente di tutti gli altri. Quattro parole sono cucite sulla casacca del club: “La maglia sempre sudata”. E questi tifosi ora si trovavano a Dublino con il loro club.
Il piano di Gasperini
La partita in sé si trasformò in una marcia trionfale. Come previsto. Cio´che non era stato previsto fu il fatto che la marcia trionfale venne eseguita dalla squadra "sbagliata" con il Leverkusen finito dritto nelle numerose trappole di Gasperini e incapace di trovar la strada verso la porta avversaria.
Ademola Lookman nella storia per la tripletta che gli è poi valso il titolo di miglior giocatore africano dell'anno.
3-0 gioco, set, partita. Il brillante piano di Gasperini aveva funzionato. Ancora
Per un club di una città così piccola esibirsi a un livello così alto per un periodo di tempo così lungo è la testimonianza di un lavoro straordinariamente impegnativo. Ecco perché gli abbracci di tutta la panchina erano così forti alla fine della partita. Ecco perché è stato così naturale per tutta la squadra dare al proprio capo le coccole piú affettuose dopo le prime scene di giubilo.
I tifosi non hanno mai smesso di cantare per tutto il match. E anche i giocatori sono stati all'altezza. La città e il club erano ancora una volta un'unità, ma questa volta nella gioia. Ecco perché la cerimonia del sollevamento del trofeo è stata ritardata, ma tutto è sembrato assolutamente giusto e si è svolto come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Fiumi di lacrime
Era ormai notte quando noi e qualche migliaio di italiani uscimmo dallo stadio. è stato mentre scendevamo verso il centro della città che li abbiamo visti: uno arrivava da destra, l'altro proveniva dalla parte opposta. Entrambi probabilmente sulla settantina, addobbati con le strisce blu e nere dell'Atalanta. Si sono visti e riconosciuti in mezzo alla folla. Si sono gettati fra le braccia l'uno dell'altro mentre le lacrime scorrevano a fiumi.
Forse avevano in comune la storia di chi ha perso qualcuno. Forse erano tra i tanti bergamaschi che hanno raccontato quanto fosse traumatizzante stare in casa ad ascoltare il suono delle sirene durante la pandemia. O forse erano solo immensamente felici. Mai come in questa serata è stato dimostrato che il calcio è la più importante delle cose meno importanti.
Lars Tjærnäs