L'araba fenice
Riprendiamo questo bel pezzo di Andrea Losapio da tuttomercatoweb.com per dimostrare come, molto spesso, la Dea abbia tramutato la spinta e la rabbia di un momento felice in una rincorsa per altri traguardi. Non e’ detto che capitera’ anche stavolta ma la buona predisposizione mentale e’ gia’ un buon punto di partenza
L'Atalanta di Gian Piero Gasperini è come un'araba fenice. Perché ogni volta è riuscita a risorgere dalle proprie ceneri, anche quando sembrava oramai avviata verso un lento declino. Lo ha fatto il primo anno, dopo una marcia quasi inarrestabile e una difesa di ferro, quando sperava di arrivare in zona Europa. Il 12 marzo del 2017 si giocava Inter-Atalanta, Banega e Icardi sembravano Maradona e Kempes, con i meneghini capaci di rifilare cinque gol in diciassette minuti. Sette a uno finale, con gol dell'ex Gagliardini, una mazzata. Invece poi la marcia è ripresa, fino al quarto posto finale, con 72 punti, nove in più rispetto al Milan, dieci dell'Inter.
L'altro grande bivio è a fine agosto, a Copenaghen, la città della Sirenetta. Dopo un avvio discreto in campionato, ecco il ritorno contro gli scandinavi, con Joronen che all'andata aveva parato tutto. Al ritorno tra pali e rigori sbagliati, ecco l'eliminazione e Gasperini che va in conferenza e lancia il monito. "Ora mi chiederete di qualificarmi per la Champions, eh?", cosa avvenuta quasi con stupore, visto che all'ottava giornata i nerazzurri avevano sei punti in classifica e pensavano di giocarsi la salvezza, altro che il terzo posto.
Infine i tanti infortuni degli attaccanti, da Zapata a Muriel, del 2022. Dall'insidiare il primo posto a novembre a uscire dai primi sette, di fatto non qualificandosi per l'Europa. Sembrava la fine di un ciclo, Gasperini è rimasto e ha vinto il suo primo trofeo, l'Europa League, nello scorso maggio. In quel momento non ci avrebbe creduto nessuno, nemmeno il Pagliuca appena arrivato dagli Stati Uniti.
