18/11/2024 | 07.27
19

L’Atalanta è finalmente pronta per lo scudetto?


Articolo pubblicato da rivistaundici.con

Il mercato ha dato maggior varietà offensiva e ancora più qualità alla rosa di Gasperini. Che ora, dopo aver vinto l'Europa League, semplicemente non può più nascondersi.


Nel corso della stagione 2024/25, che sia per scelta o per obbligo, l’Atalanta non ha utilizzato per niente – o comunque ha utilizzato in modo insignificante – Giorgio Scalvini, Gianluca Scamacca, Rui Patrício, Rafa Tolói, Ibrahim Sulemana e Ben Godfrey, 26enne difensore proveniente dall’Everton per cui i Toffees, nel 2020, hanno investito 29 milioni di euro. Sono tutti giocatori che, presi in blocco e in valore assoluto, sarebbero titolari in due terzi delle squadre di Serie A. E invece a Bergamo sono fermi a causa di infortuni molto gravi, oppure sono finiti ai margini del progetto di Gasperini. Progetto che, tanto per iniziare a dare un po’ di numeri significativi, ha determinato un rendimento da 11 vittorie, tre pareggi e quattro sconfitte in 18 partite tra campionato e Champions League, con 38 gol fatti e 18 subiti. E se pensiamo che due delle quattro sconfitte sono arrivate contro il Torino e contro il Como, in due partite che devono essere derubricate come dei momenti storti nell’ambito di un avvio a rilento, allora forse bisognerebbe iniziare a pensare che l’Atalanta di Gasperini stia toccando il suo apice assoluto. E che quindi, dopo aver conquistato un bellissimo e meritatissimo trofeo europeo, debba essere considerata una squadra di vertice della Serie A e del panorama europeo. Molto, molto di più di quanto non sia già avvenuto negli ultimi anni.

Non è solo una questione di status e/o di ipotetico swtich mentale dovuto a una grande vittoria. È proprio una questione di censo tecnico, di qualità percettibili e riconosciute. Se i nomi snocciolati in apertura non fossero abbastanza, allora si potrebbe scorrere l’elenco di tutti i giocatori dell’Atalanta che hanno segnato almeno un gol oppure hanno servito almeno un assist decisivo in questa stagione. È un elenco in ordine sparso, compilato senza seguire nessun ordine: Mateo Retegui, Matteo Ruggeri, Éderson, Berat Djimsiti, Ademola Lookman, Davide Zappacosta, Nicolò Zaniolo, Raoul Bellanova, Charles De Ketelaere, Mario Pasalic, Sead Kolasinac, Marten de Roon, Marco Brescianini. Considerando che nella rosa di Gasperini ci sono anche uno dei centrali più potenti e aggressivi ed efficaci della Serie A (Isak Hien), il miglior portiere italiano Under 25 (Marco Carnesecchi), un altro difensore tostissimo (Odilon Kossounou) e persino Juan Cuadrado, forse è il caso di cancellare qualsiasi dubbio: l’Atalanta, oggi, ha uno dei roster più vasti e più completi del campionato italiano.

La chiave di queste valutazioni sul reale valore – e quindi sulle reali ambizioni – dell’Atalanta sta nella sensazione di cambiamento che caratterizza la nuova rosa costruita da Percassi, D’Amico e tutta la dirigenza bergamasca. Nel fatto che, nonostante alcuni colpi in entrata abbiano avuto un impatto prossimo allo zero (i già citati Godfrey e Sulemana, ma anche Zaniolo e Cuadrado), si può dire che la rivoluzione di mercato dell’estate 2024 abbia portato a un’evidente crescita dell’organico.

Gasperini sta indossando la maschera comunicativa dell’allenatore scontento perché «volevamo rinforzarci e poi è andata com’è andata», e quando dice queste parole probabilmente allude alla tormentata cessione di Koopmeiners alla Juventus, ma in realtà i 55 milioni incassati per il centrocampista olandese e gli altri 60 racimolati con le partenze di Okoli, Miranchuk, Cambiaghi, Zapata, Zortea, Hateboer, Colley e Musso hanno portato la sua Atalanta a un livello più alto. O meglio, come anticipato, l’hanno trasformata in una squadra diversa. Che ha più soluzioni rispetto al passato. E che, proprio grazie al lavoro del suo tecnico, sta imparando a usarle nel momento giusto.

Gasperini è arrivato all’Atalanta nell’estate del 2016; da allora, ha guidato la squadra nerazzurra per 404 gare ufficiali in tutte le competizioni, accumulando 211 vittorie, 94 pareggi e 99 sconfitte (Emilio Andreoli/Getty Images)

L’Inter di Simone Inzaghi ha innestato una nuova marcia, dal punto di vista tattico e dei risultati, con lo spostamento di Cahlanoglu nel ruolo di centrocampista centrale e poi con gli arrivi di Sommer, Pavard e Thuram. Il Napoli ha vinto lo scudetto quando ha integrato Osimhen e Lobotka con due giocatori dominanti come Kvaratskhelia e Kim Min-jae. Il Milan di Pioli ha raggiunto il suo picco di rendimento e la vetta della Serie A dopo gli innesti di Maignan e Giroud, e al termine della miglior stagione disputata da Leão e Tonali. Anche all’Atalanta le cose sono cambiate quando la società ha individuato dei profili giusti per il gioco di Gasperini: non è un caso, cioè, che il grande trionfo in Europa League – nonché il primo titolo della seconda era-Percassi – si sia materializzato nell’annata aperta dagli arrivi di De Ketelaere, Scamacca e Kolasinac, un’annata durante la quale anche Lookman, Koopmeiners ed Éderson hanno mostrato il meglio del loro repertorio. Tutto questo discorso serve a dimostrare che gli allenatori e le loro idee sono da considerare l’humus dei successi di una squadra di calcio, su questo non ci sono dubbi, ma molto dipende anche dal materiale che hanno a disposizione. Non a caso, viene da dire, a cavallo tra il 2021 e il 2023 è sembrato che l’Atalanta stesse un po’ ristagnando, come se a Bergamo non riuscissero a trovare i tasselli giusti per evolversi dopo l’epopea di Gómez, Ilicic, Zapata e Muriel. Poi, come detto, è come se l’arrivo di nuovi giocatori abbia aperto una nuova via, abbia sbloccato il livello successivo.

Ecco, quest’anno sta succedendo più o meno la stessa cosa. Di nuovo. È vero che l’Atalanta ha perso la tecnica e il fosforo a tutto campo di Koopmeiners, che Gasperini per il momento non può contare sulla robustezza e sulle intuizioni fulminanti di Scamacca, ma i loro sostituti designati (Samardzic, Brescianini e Retegui, in attesa che Zaniolo recuperi una condizione accettabile) e una nuova profondità dell’organico hanno permesso all’allenatore di lavorare su dinamiche inedite, su varianti tattiche difficilissime da prevedere, per gli avversari. Basti pensare, per esempio, alla mossa che ha mandato in tilt il Napoli capolista: Conte aveva preparato la partita pensando che ci fosse Retegui, e invece l’Atalanta è scesa in campo al Maradona con Pasalic trequartista di movimento alle spalle di due attaccanti anomali come Lookman e De Keteleare. Allo stesso modo, la possibilità di schierare – dall’inizio o a gara in corso – un fantasista raffinatissimo come Samardzic permette a Gasperini di cambiare lo stile della manovra offensiva, di attaccare l’area avversaria in modo anche creativo, non solo contando sull’atletismo esasperato dei suoi uomini. Allo stesso modo, la fisicità atipica di Retegui – che è alto 1,86 metri ma è anche un centravanti dinamico, che sa giocare spalle alla porta ma sa anche allungare il campo aggredendo la profondità – ha trasformato l’Atalanta in una squadra più mutevole in fase di costruzione e di rifinitura.

In virtù di tutte queste evidenze, si potrebbe dire che l’Atalanta stia vivendo un’evoluzione in senso offensivo, un nuovo corso del suo gioco d’attacco. A pensarci bene non è una lettura superficiale, anche perché i principi difensivi del calcio di Gasperini non sono cambiati, la sua squadra continua ad asfissiare gli avversari esasperando il concetto di duello individuale, a torturarli calcisticamente con l’ormai storico pressing uomo su uomo a tutto campo. Infatti, viene da dire, la stragrande maggioranza dei giocatori in organico continua ad avere misure atletiche importanti, grande dinamismo e/o grande muscolarità, e tutti gli ultimi acquisti (Hien a gennaio scorso, Bellanova, Koussonou, Sulemana, Brescianini, Retegui e Zaniolo in estate) rispettano certi requisiti – Samardzic e Cuadrado sono le uniche eccezioni a questa regola, ma in ogni caso non parliamo certo di calciatori esili.

E allora cos’è cambiato e cosa sta cambiando? Il modo di attaccare, come detto. Ma non solo: la verità è che l’Atalanta, nelle ultime due stagioni, ha saputo investire benissimo i suoi soldi e così ha alzato la qualità tecnica – e quindi la qualità assoluta – della sua rosa. Oggi i giocatori di Gasperini non sono soltanto dei freak fisici, ma sanno anche controllare e muovere bene il pallone. Laddove negli anni scorsi c’erano Palomino, Hateboer, Pessina, Boga e Zapata oggi ci sono dei calciatori decisamente più a loro agio quando devono eseguire controlli in corsa, assist delicati, dribbling e altre giocate creative. Insomma, se l’Atalanta di Gasperini è sempre stata bellissima e moderna, e lo è stata, la nuova versione della squadra bergamasca è potenzialmente in grado di fare e quindi essere qualsiasi cosa. Anche una delle candidate più autorevoli, forse addirittura la più autorevole, alla vittoria dello scudetto.


By marcodalmen
19 commenti