La caduta della Dea: ora però un po’ di orgoglio e dignità - by Albo
La scommessa europea persa dal Gasp (tra l’altro in malo modo), le tre sconfitte consecutive in campionato contro Napoli, Sassuolo e Verona, e un Europa che di giornata in giornata si sta sempre più allontanando all’orizzonte.
Questa è la realtà dei fatti per chi vuole crederci, perché parlarne non significa screditare l’abnorme lavoro/miracolo compiuto nell’ultimo lustro dal tecnico di Grugliasco e da questa squadra, ma semplicemente significa aver a cuore il presente e il futuro della Dea che verrà.
Non è il pensiero di un tifoso frustrato o finto illuminato, ma di un tifoso realista che pensa al bene della sua squadra, e così come nelle relazioni capita di dover appuntare qualche critica (a volte anche aspra) alle persone alle quali vogliamo bene, non possiamo esimerci da fare qualche commento piccato ma intelligente sulla caduta in picchiata dei nerazzurri in campionato.
In realtà non ce ne sarebbe neanche bisogno di parlarne perché le difficoltà si sono palesate davanti a tutti noi: il gioco langue, di tiri in porta nemmeno con il binocolo, la squadra rimane prevedibile, la condizione psicofisica precaria, le avversarie ormai hanno imparato a memoria i nostri movimenti, pregi e difetti e puntualmente quando vengono a Bergamo sacrificano qualcosa pur di ottenere la vittoria.
Certamente altri fattori meno di “campo” come gli infortuni, gli errori arbitrali e la sfortuna hanno inciso, ma attaccarsi solo a questi fattori esterni non sarebbe giusto, corretto e soprattutto da tifosi coscienzosi.
Come diceva Battisti in una sua canzone, forse la Dea è davvero un po’ stanca, apatica, un sacco svuotato di ogni energia psicofisica e purtroppo di obiettivi.
E allora sempre per citare Battisti, dov’ è finito “quel mistero affascinante che eccitava la mente della Dea”?
Di sicuro non è scomparso, è solo nascosto, e forse avrà bisogno di un cambiamento deciso e decisivo per poter riaffiorare. Questo però riguarda il futuro, ma il presente ha ancora da offrire un Europa lontana sì, ma non troppo, e quindi finiamo questa stagione con un po’ di orgoglio e dignità, ma soprattutto con serietà, perché così come i tifosi non hanno mai smesso di supportare i ragazzi e la squadra nei momenti bui, cosi la Dea non deve assolutamente smettere di correre.
Albo
Questa è la realtà dei fatti per chi vuole crederci, perché parlarne non significa screditare l’abnorme lavoro/miracolo compiuto nell’ultimo lustro dal tecnico di Grugliasco e da questa squadra, ma semplicemente significa aver a cuore il presente e il futuro della Dea che verrà.
Non è il pensiero di un tifoso frustrato o finto illuminato, ma di un tifoso realista che pensa al bene della sua squadra, e così come nelle relazioni capita di dover appuntare qualche critica (a volte anche aspra) alle persone alle quali vogliamo bene, non possiamo esimerci da fare qualche commento piccato ma intelligente sulla caduta in picchiata dei nerazzurri in campionato.
In realtà non ce ne sarebbe neanche bisogno di parlarne perché le difficoltà si sono palesate davanti a tutti noi: il gioco langue, di tiri in porta nemmeno con il binocolo, la squadra rimane prevedibile, la condizione psicofisica precaria, le avversarie ormai hanno imparato a memoria i nostri movimenti, pregi e difetti e puntualmente quando vengono a Bergamo sacrificano qualcosa pur di ottenere la vittoria.
Certamente altri fattori meno di “campo” come gli infortuni, gli errori arbitrali e la sfortuna hanno inciso, ma attaccarsi solo a questi fattori esterni non sarebbe giusto, corretto e soprattutto da tifosi coscienzosi.
Come diceva Battisti in una sua canzone, forse la Dea è davvero un po’ stanca, apatica, un sacco svuotato di ogni energia psicofisica e purtroppo di obiettivi.
E allora sempre per citare Battisti, dov’ è finito “quel mistero affascinante che eccitava la mente della Dea”?
Di sicuro non è scomparso, è solo nascosto, e forse avrà bisogno di un cambiamento deciso e decisivo per poter riaffiorare. Questo però riguarda il futuro, ma il presente ha ancora da offrire un Europa lontana sì, ma non troppo, e quindi finiamo questa stagione con un po’ di orgoglio e dignità, ma soprattutto con serietà, perché così come i tifosi non hanno mai smesso di supportare i ragazzi e la squadra nei momenti bui, cosi la Dea non deve assolutamente smettere di correre.
Albo
By staff