La Figc si avvicina alla riforma dello statuto, ma la Serie A resta divisa: si tratta
La FIGC spinge verso la riforma dello statuto federale, ma la Serie A, pur apprezzando alcuni progressi, non si mostra ancora del tutto convinta. Il nodo della questione ruota attorno alla rappresentanza delle diverse leghe all'interno della struttura federale, e nella giornata di ieri la montagna non ha partorito il topolino.
I richiami domenicali di Giorgio Mulé, ideatore della normativa che richiede una riforma della rappresentanza delle leghe in base al loro peso economico, non hanno sortito grandi effetti: anche perché, si ragiona in FIGC, la norma è passata solo quando è stata svuotata del suo significato originale, complici gli avvisi ai naviganti di FIFA e UEFA.
La proposta attuale, come delineata da Gabriele Gravina, punta a rendere il sistema calcistico italiano "più funzionale e moderno", per usare le parole del presidente federale, rispettando i principi statutari, le leggi e l'articolo 33 della Costituzione, che riconosce "la funzione educativa e sociale dello sport, svolta dalla Lega Nazionale Dilettanti". Nella bozza discussa finora, la Serie A vedrebbe un incremento del proprio peso elettorale dal 12% al 18% e passerebbe da tre a quattro consiglieri. La Serie B vedrebbe il proprio peso elettorale crescere dal 5% al 6%, con due consiglieri. Al contrario, la Serie C perderebbe rappresentanza, scendendo dal 17% al 12% e riducendosi a due consiglieri. I rappresentanti degli arbitri verrebbero esclusi dal voto politico, mentre rimarrebbe invariata la rappresentanti
Un punto cruciale è l’autonomia concessa alla Serie A, che Gravina definisce “epocale”, ritenendola superiore a quella della Premier League. Tra le novità vi è l’eliminazione della clausola anti-stallo, che prevedeva l’intervento del CONI in caso di disaccordo: la Serie A resta l'unica con potere di veto su questioni che la riguardino. Ed è autonoma su (quasi) tutti i temi di propria pertinenza: rimane un possibile veto incrociato federale su alcune materie e il punto è proprio questo.
Concluso il consiglio federale, in A si è tenuta un'assemblea - in videocall - dai toni accesi. Alcuni club, Inter, Juventus e Atalanta su tutti, sono favorevoli a questa bozza, mentre l'ala guidata da Claudio Lotito e Aurelio De Laurentiis spinge per ottenere ulteriori concessioni, arrivando a ipotizzare un incremento del numero di consiglieri e persino un’impugnazione del regolamento dell'assemblea straordinaria. Idea, quest'ultima, scartata dal resto dei presidenti.
Alla fine è passata la linea già delineata da Casini a margine del consiglio federale e suggerito da Adriano Galliani, il più grande negoziatore del calcio italiano: continuare le interlocuzioni con Gravina fino all’ultimo giorno utile, il 30 ottobre alle 19. La questione cruciale è una: se il compromesso non soddisferà pienamente la Serie A, sarà necessario trovare una posizione chiara e definitiva entro il 4 novembre, data di votazione dei delegati. Altrimenti la massima serie rischia di arrivarci come venti cani sciolti e non come lega compatta. La riforma, peraltro, potrebbe essere approvata anche senza il consenso della Serie A, ma sarebbe un controsenso.
Quanto alle altre componenti, la Serie B apprezza la riforma e difende il consigliere aggiuntivo. La Serie C ha rinnovato la propria disponibilità a rinunciare a qualcosa, a patto di strappare una promessa futura su contributi economici da versare nella riforma Zola. Gli arbitri, che spariscono dall'arco "costituzionale" del calcio italiano, sono stati sempre una parte neutra e apprezzano l'autonomia gestionale, che li porterebbe a disporre con maggior agilità delle proprie risorse. Soddisfatta la Serie D, che si conferma la singola lega più rappresentativa, favorevoli sin dall'inizio del processo di revisione i calciatori e gli allenatori.
fonte tmw.com