La Gazza dedica un'intera pagina a Martino
Bell'articolo sulla Gazzetta dello sport cartacea odierna a nome di Andrea Elefante
Nostra rielaborazione
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Marten de Roon, l’anima dell’Atalanta: un decennio di fedeltà e nuove responsabilità
Quando tra il 13 e il 14 luglio la famiglia Atalanta farà ritorno a Zingonia per preparare la nuova stagione, nessuno più di Marten de Roon potrà dire di conoscere ogni angolo di quei muri, ogni odore, ogni silenzio e ogni suono. Nessuno meglio di lui sa cosa significhi indossare – e onorare – la maglia nerazzurra, soprattutto quando è bagnata di sudore, come impone da anni la scritta sul colletto: “Deve esserlo sempre”.
De Roon sarà il punto di riferimento assoluto, ora che Rafael Toloi seguirà la Dea dal Brasile e Gian Piero Gasperini sarà sì un avversario, ma mai un nemico. La fascia da capitano troverà stabilmente posto sul braccio della maglia numero 15: quel braccio che per anni l’ha portata con orgoglio ogni volta che il brasiliano non era in campo. Succederà dalla prima amichevole in poi, nel decimo anno di Marten in nerazzurro.
Una sfida infinita, iniziata nell’estate del 2015, interrotta solo per una stagione – quella 2016/17 – trascorsa in Inghilterra, al Middlesbrough. Un’esperienza breve, ma utile, prima di tornare a Bergamo con una voglia sottile, quasi inconscia, di casa. All’epoca l’Atalanta non lo era ancora del tutto, ma forse lui già sentiva che lo sarebbe diventata. Alta fedeltà, si chiama. E De Roon è pronto a celebrarla ancora una volta.
Nel prossimo campionato di Serie A ritroverà anche Domenico Berardi: l’unico giocatore che può vantare più presenze con la stessa maglia nel massimo campionato italiano. L’attaccante del Sassuolo è a quota 314 gare, De Roon lo insegue a 306. E conoscendolo, sta già pensando al sorpasso, pur sapendo di avere tre anni in più. Zielinski, terzo in questa speciale classifica, non li raggiungerà: ha cambiato maglia, dal Napoli all’Inter. Una testimonianza, questa, di quanto siano rare le connessioni basate sulla fedeltà e sulla devozione a un solo club. Nel caso di Marten, si tratta di una scelta di vita, non solo di carriera.
Un nuovo inizio, una nuova missione
Il legame tra De Roon e l’Atalanta è ormai materia da romanzo in continua scrittura. Ma la realtà bussa alla porta: la stagione che sta per iniziare lo chiama a una nuova sfida. Non solo sarà capitano, ma avrà anche un compito delicato: aiutare Ivan Juric a inserirsi in un mondo che pochi conoscono quanto lui. Dentro uno spogliatoio abituato per anni a interagire con un altro tipo di guida, sarà Marten a fare da ponte.
In campo, i suoi polmoni, le sue gambe – da sempre insensibili ai chilometri – e la sua intelligenza tattica continueranno a essere risorse fondamentali, per la squadra e per il nuovo allenatore. Forse giocherà qualche partita in meno rispetto al passato, complice anche l’età che avanza. Ma De Roon ha sempre considerato la partita il miglior allenamento possibile, e faticherà a digerire l’idea di restare a guardare.
Conosce però il proprio corpo meglio di chiunque, e sa che restare fedele alla Dea significa anche offrirle il meglio di sé in termini di qualità, non necessariamente di quantità. Le 40 presenze che lo separano da Gianpaolo Bellini nella classifica all-time dell’Atalanta in tutte le competizioni non dovranno per forza essere tutte da 90 minuti. Ma saranno vissute con la stessa intensità di sempre.
E poi, sì, la sfida con Berardi continuerà. Come accade da dieci anni, ormai.
By staff
