06/10/2016 | 04.17
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“Quo Vadis Dea?” – La nuova linfa

CORAGGIO E APPLICAZIONE

Eravamo stati buoni profeti: Gasperini aveva ancora qualcosa da dire, non poteva rimanere nell’anonimato di una normale lotta per la salvezza senza squilli. E questa serie di partite senza storia, per un’Atalanta apparsa fragile e deludente, poteva essere il giusto trampolino per capovolgere le carte in tavola.
Un incontro con la società c’è stato eccome, ma Gasperini lì ha cercato l’appoggio per effettuare scelte coraggiose, che nessun tifoso e nessun giornalista poteva immaginare, ma che i giocatori e tutto l’ambiente nerazzurro conoscevano da metà settimana: dentro i giovani, approfittando anche di qualche problema di formazione, e vada come vada.
Per molti è quasi sembrata una mossa disperata, quasi un modo per dire addio lasciando almeno un segno, dopo uno scontro con la società a causa della sua cocciutaggine nel proporre lo stesso modulo e non tornare a una più cauta e classica difesa a quattro. Invece la sua difesa a tre, stavolta con un incredibile Caldara in mezzo a Masiello e Toloi, rinforzata dalle scorribande di Conti e Dramè, ha funzionato alla perfezione.
Una grande svolta in realtà c’è stata anche a centrocampo, dove Freuler e Gagliardini hanno fornito una gran prestazione e Kurtic ha regalato ancora una volta quell’equilibrio che consente a Gomez di svariare da esterno verso il centro dell’area, risultando micidiale per chi lo marca. Tutti e tre, per chi non se ne fosse accorto, hanno effettuato marcatura a uomo tutta la partita sui giocatori nevralgici della manovra partenopea: Jorginho, Hamsik e Zielinski.
Il Napoli, che allo stesso modo aveva stupito per i tanti titolari schierati in campo anche dopo le fatiche europee, è rimasto imbrigliato, sorpreso a suo modo e incapace di organizzare una manovra o sfondare le barricate. Certo, il gol di Petagna in avvio di gara ha dato una bella mano ai nerazzurri, ma segnare presto contro una grande può essere anche una arma a doppio taglio, anzi spesso queste partite finiscono con una goleada dell’avversario, spronato nell’orgoglio a reagire, vedi il Milan con il Sassuolo ad esempio, o le rimonte a  Bergamo della Juve negli anni passati.
Invece stavolta l’Atalanta, ordinata e attenta per tutti i 90 minuti, senza pressing ossessivo e stancante ma un continuo raddoppio sul portatore di palla, ha svolto una partita di contenimento ma non di assedio, lasciando magari molto possesso palla a un avversario costretto a fare la partita, poiché in svantaggio. Ma guai a chi prova a dire che l’Atalanta non abbia meritato di portare a casa la vittoria: le occasioni del Napoli sono state frutto di giocate di singoli, con grandi parate di Berisha, inoltre numericamente pari a quelle dei nerazzurri.


ATTENZIONE AGLI EQUILIBRI IN CAMPO

Ora Gasperini avrà due settimane per lavorare sul proprio organico in tutta tranquillità, con una classifica che a conti fatti sorride e un piede fuori dalla tempesta: se saremo ancora in questa posizione dopo la partita con l’Inter potremo vivere questa stagione con maggior fiducia. Certo sarà interessante capire se davvero il mister ha trovato la chiave di volta di questa squadra e riuscirà a trovare continuità, indipendentemente dall’avversario e dell’ambiente in cui si giochi, o l’assetto del Napoli e il suo modo di giocare abbiano agevolato molto il compito della squadra.
In effetti i titoloni si sprecano: Petagna è per tutti l’uomo da un gol all’ora e il nuovo Vieri, Freuler il nuovo Rincon o De Roon, Caldara il nuovo Carrera, Gasperini l’allenatore che lancia i giovani senza paura, l’Atalanta la scoperta della settimana. Normale quando sei la prima a battere il Napoli, da molti considerata l’unica avversaria della Juve al titolo.
Bene, aggiungiamo una chicca allora, per gli amanti delle statistiche: Petagna ha sempre segnato nei primi dieci minuti in cui è stato impiegato, segno di quanto mangi il campo dalla grinta che ci metta.
L’entusiasmo fa bene e aiuta l’ambiente, ma può anche creare troppe aspettative e distrarre i giovani, basti pensare alle prime partite di Kessie e all’espulsione di Crotone. Inoltre bisogna verificare come reagiranno i ragazzi al clima da trasferta, dove anche i più esperti a volte non riescono ad entrare in partita, visto che loro stessi confessano quanto il tifo del Bortolotti li abbia trascinati per gran parte del match di domenica.
In queste settimane di lavoro vedremo anche la reazione di chi di fatto rischia di perdere il posto, magari per mettere in crisi Gasperini. Se Sportiello potrà difficilmente scalzare un Berisha fortissimo dalla porta, Zukanovic, Konko, Carmona e Paloschi ambiranno giustamente a tornare in corsa per un posto, in un organico che da questi allenamenti troverà anche Latte e Bastoni tra le file, come annunciato dal mister ancora prima di domenica. Anche Kessie, che sembrava imprescindibile prima del Napoli, non potrà cullarsi troppo sugli allori.
Parliamo del giocatore della Costa d’Avorio: il problema più grosso all’inizio di questo campionato sembrava immaginare questa squadra mentre lui sarà impegnato nella Coppa d’Africa. In teoria dopo la sosta dovremmo ritrovarlo in campo, al posto di Gagliardini direbbe la logica, ma sicuramente questo cambierà non poco gli equilibri in campo, perché il ragazzo ha capacità più offensive di chi lo ha abilmente sostituito: se hai Kurtic in avanti come trequartista e Freuler che è stato eletto dal mister come regista della squadra, Kessie non può spingersi in avanti come è abituato, altrimenti il rischio di lasciare dei buchi è enorme. Vedremo se il mister arretrerà Kurtic e metterà lui al suo posto o cambierà il modulo in un 3-5-2 più netto, con i due sulla stessa linea a fare legna e ripartire.
Parliamo anche di Pesic: il mister lo ha buttato nella mischia nei minuti finali, dopo aver destato preoccupazione per la rinuncia ad una punta con il cambio precedente, rialzando di fatto il baricentro in un momento delicato del match. Non avrà fatto molto, ma sicuramente la sua mole ha fatto capire che è lui il cambio ideale per Petagna e se la giocherà con Pinilla. E Paloschi? Oltre a lavorare in allenamento non ha le caratteristiche né i movimenti per fare la punta centrale, ma può risultare l’arma in più a partita in corso o contro squadre di seconda fascia. Il 3-4-1-2 non è mai stato utilizzato finora, ma nella mente del mister esiste da questa estate: bisogna capire se comporta l’esclusione di Gomez e se è applicabile, ma prima o poi lo vedremo.
Inutile bruciare un giocatore in un ruolo che non gli appartiene, e questo il mister lo ha capito. Come ha capito molte cose da inizio campionato, dimostrandosi cocciuto nei concetti ma non nella sua applicazione. E ora ha due settimane per ribadirlo ai giocatori.
Che sia la volta buona per farli viola?

 

BY MACCIU

By staff
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