19/12/2022 | 18.45
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La pagliuzza nell'occhio altrui e la trave nel proprio

Prendo spunto da articolo uscito su SKY (di cui riporto ampi tratti) riguardo il gesto osceno sul palco della premiazione nel quale si e' prodotto il portiere argentino Martinez, campione in campo ma non certo un gentleman e che e' ben visibile nella foto che riproduciamo.

Nei milioni di post in Rete il gesto di Martinez e' stato massacrato. Posso essere d'accordo visto il momento e la solennita' necessaria. Purtroppo gli argentini non si sono mai distinti per educazione e bon ton basta vedere i casini che hanno messo in piedi nei turni che hanno preceduto la finale, soprattutto con gli olandesi (per le due squadre c'e' in corso un'inchiesta della FIFA). Come qualcuno ha scritto la finale era tra i piu' antipatici d'Europa e i piu' antipatici del Sudamerica. Detto questo è stato e restera', nei ricordi, uno spettacolo, una partita epica che entra a pieno merito nella grande storia del calcio mondiale.

La finale Argentina-Francia la prendiamo la impacchettiamo, la infiocchettiamo e ce la regaliamo. Il dono più prezioso che il calcio potesse fare a se stesso e a noi. Una partita memorabile, piena di tutto.

A me personalmente, e non solo a me a dire il vero, non e' pero' nemmeno piaciuta la pretesa dell'emiro presente sul palco in rappresentanza del suo paese, di voler imporre, ed ottenere, la vestizione di Leo Messi con la bisht, la sopravveste celebrativa qatarina, prima di alzare il trofeo davanti al mondo intero.

Leggo che quel vestito nel mondo arabo è emblema di vicinanza, amicizia e onore. È stato quindi un dono gentile. Bene, eppure non era mai successo in 92 anni di storia del mondiale, che pure si è giocato in molti luoghi in cui tradizioni e usi avrebbero potuto essere evidenziati nel momento della celebrazione della vittoria, che lo stato ospite volesse imporre qualcosa nel momento, assolutamente sacro, dell'alzata della coppa del Mondo.
Semmai succedeva dopo, spontaneamente durante i festeggiamenti (celebre il sombrero di Pelé nel giro di campo di Messico 70). Ciò ha alimentato il mito di quel momento “puro”.

Stavolta, invece, è stata la Fifa stessa a incentivare, a rendere plastica, evidente, manifesta la connessione tra quell’istante e il Paese ospitante. Era necessario? No. Era opportuno? No. È la fine di tutto quello che abbiamo visto finora, è un’inaccettabile intromissione, ultimo e piccolo tassello di una storia non bella, che parte da ciò che abbiamo saputo tutti dell’assegnazione di questo mondiale. Perché un pezzo di questa Coppa era stata giocata già molto prima di cominciare, prima dell’assegnazione da parte della Fifa al Qatar, poi durante quei giorni e negli anni che hanno seguito. L’entusiasmo iniziale per la prima Coppa in Medio Oriente, per un Paese del nuovo mondo ultra ricco e ultra efficiente, per l’apertura del calcio a un nuovo mercato che in più di un senso ha cambiato il calcio degli ultimi 20 anni. Poi i dubbi: sulle modalità dell’assegnazione, sulle ombre che proprio la vittoria del Qatar ha portato nel sistema FIFA con la fine dell’era Blatter, sul clima che ha reso necessario giocare in inverno condizionando una stagione. Poi le polemiche: per un Paese che è ultra ricco e ultra efficiente sì, ma che si è macchiato di accuse di sfruttamento e di neo schiavismo e che non ha dato risposte sulle migliaia di morti di lavoratori che stavano costruendo le infrastrutture del Mondiale (dei 6500 deceduti l'èlite qatariota ne ha ammessi tre), un Paese in cui i diritti umani e civili non sono rispettati.

Tutto questo è stato evidenziato all’inizio della competizione, con la Fifa che si è prima giustificata e poi ha addirittura accusato di ipocrisia tutto il resto del mondo tirando in ballo addirittura il CIO che pure aveva accordato nel 2008 le Olimpiadi alla Cina, altro paese con serissimi problemi relativamente ai diritti umani. Ridicolo.

Indossare una veste non lede la sensibilità di nessuno, ma lascia in questo caso il dubbio che su un palcoscenico così sia stato il dettaglio finale di una autoaffermazione: su quel palco c’era chi ha pagato tutto questo spettacolo, colui che ne ha beneficiato (la Fifa), il vincitore che deve alzare la coppa e che incidentalmente è anche dipendente del signore che ha pagato tutto (Messi). Sarebbe stato più bello lasciare a Messi quel momento tutto per sé, per la sua storia, per l’Argentina, per gli argentini.

Il portiere Martinez, peraltro ottimo e decisivo lungo tutto il torneo, resta un cafone maleducato (convinto bestemmiatore in campo e antisportivo nei confronti degli avversari) che si e' espresso in un gesto scorretto e totalmente inappropriato vista la solennita' del momento ma sinceramente è un fastidio trascurabile al cospetto della coscienza sporca di chi, nella foto in questione, lo guarda con fare attonito (e sinceramente spassoso...).

 

Calep

By staff
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