La Savoldata: io a Brescia non ci sarò
Ultras fermati sulla strada per Brescia
Chi intende proseguire?
Eravamo rimasti a Firenze. Eravamo rimasti sul Varlungo.
Nessuna presenza di tifosi viola, nessun contatto in tutto il tragitto, andata e ritorno. Non c’erano nel parco dove alcuni bergamaschi sono entrati con cattive intenzioni (a detta della questura), non c’erano al famoso Mc Donald come confermano tutte le testimonianze di chi lavora in quella stazione di servizio.
Eravamo rimasti alle immagini di un pullman assaltato dalle forze dell’ordine, dal quale pullman non era sceso nessuno.
Eravamo rimasti alla testimonianza degli autisti che raccontavano un aggressione all’interno del mezzo di trasporto, quando "un auto in servizio li aveva bloccati in corsa con una manovra azzardata e, dopo aver divelto la porta che lentamente si apriva e hanno frollato manganelli in modo vergognoso e disgustoso contro ragazzi inermi che stavano viaggiando tranquilli.”
Era stato un vero e proprio fulmine a ciel sereno dopo 4 anni in cui i tifosi dell’Atalanta non si erano mai resi protagonisti, nemmeno indirettamente, di episodi di violenza in senso lato.
Stavamo tutti aspettando risposte su quanto accaduto da nove mesi, come un parto.
Nella giornata di lunedì, proprio il giorno prima della partita di Champions contro la Dinamo Zagabria, arrivano 28 DASPO da Firenze, 4 da Ferrara e 8 articolo 9.
Una punizione sommaria con il chiaro intento di colpire i più rappresentativi del tifo organizzato: i ragazzi che dalla balconata dirigono cori e coreografia per sostenere la loro squadra del cuore. Gli stessi ragazzi che che per anni hanno collaborato con la società per creare un clima idilliaco.
Dopo questa batosta la loro reazione è più che comprensibile.
Il giorno dopo i ragazzi non se la sentono di portare allo stadio tamburi e striscioni e cantare come se niente fosse.
Non c’era nessuno sciopero, nessuna richiesta da parte della Curva Nord. Ne consegue comunque un silenzio surreale, un po’ perché in moltissimi si sono uniti per solidarietà, un po’ perché (speriamo ne siano accorti tutti finalmente), senza organizzazione e senza qualcuno che prende delle decisioni non si può creare una bella atmosfera.
È un duro colpo ma con grande maturità la Curva decide di reagire nel modo più pacifico, non abboccando così alla provocazione.
Nel frattempo, chissà come mai, a 4 giorni dalla trasferta di Brescia non ci sono notizie sui biglietti.
Il giorno successivo, il giorno della partita, arrivo a San Siro molto presto, un po’ per evitare il traffico e un po’ per godermi quella che potrebbe essere l’ultima partita casalinga in Champions.
Parcheggio molto vicino allo stadio, proprio dietro l’ingresso del parcheggio sotterraneo e cerco qualche amico già in zona.
È bastato pochissimo per rendermi conto dell’aria che tirava.
La presenza di molti gruppetti spavaldi dei tifosi della Dinamo da una parte, indisturbati; le forze dell’ordine minacciose con qualche vecchio esponente della Curva dall’altra.
Al telefono con un amico, dando la mia posizione, commento: oggi finisce male.
Arriva il momento del classico "pà e strinù”.
Dal centro città sta arrivando il corteo dei tifosi croati, accompagnati da un elicottero che perlustra la zona circostante lo stadio.
Improvvisamente l’elicottero punta verso l’ippodromo e si allontana dal percorso predefinito.
Proprio mentre mi lamento dello scarso grado alcolico e del bicchiere di plastica della mia birretta sento il rumore del vetro frantumarsi sull’asfalto del piazzale, a pochi passi da me.
Al lancio di bottiglie seguono torce e poi comincia l’assalto di un centinaio di tifosi che si dirigono verso i presenti. Essendo chiuso il passaggio in prossimità dell'ingresso degli “ospiti” transitavano sul piazzale uomini e donne di tutte le età compresi moltissimi bambini; bambini che ho visto piangere e scappare dalla paura.
Molti tra di loro erano lontani dall’ingresso del proprio settore e non c’era modo di scappare dentro.
Non c’era l’ombra di un agente.
Come mai non c’era nessun agente proprio nello stesso posto dove poco prima cacciava minacciosa i volti noti dei tifosi di casa?
Come mai un gruppo così numeroso di tifosi avversari era arrivato lì?
All’andata hanno perquisito i nostri pullman come se portassero narcotrafficanti, fermi in dogana per ore, scortati fino allo stadio a partita iniziata da mezz’ora.
Dove erano le forza dell’ordine ora che c’era da difendere donne e bambini dall’assalto di gente armata?
Quando sono arrivati, un paio di squadre di agenti, mi sono parse parecchio disorientate, impacciate.
Con mia grande sorpresa noto che si defilano per mettersi addirittura alle spalle del meccanismo di difesa nostrana che inevitabilmente era scattato.
Dove erano finiti quegli agenti spavaldi ed impietosi che a Firenze picchiavano gente inerme? Dove erano questa volta pattuglie e telecamere che segnalano qualsiasi tipo di pericolo potenziale?
Per fortuna c’erano gli ULTRAS a fare da scudo alla nostra gente, per fortuna che ci hanno pensato i nostri ULTRAS ad "accompagnare” i visitatori al loro ingresso, facendoli prima indietreggiare e poi scappare.
E gli uomini in divisa? Incredibile ma vero, dopo tutto questo, dopo aver fatto gli spettatori, una vola scampato il pericolo hanno pensato bene di manganellare qualcuno dei nostri eroi.
I film americani ci fanno un baffo.
Oggi è arrivata la notizia che la trasferta di Brescia sarà aperta solo per i tesserati.
È arrivato il momento di essere coerenti, anche e soprattutto per chi si è lamentato del silenzio di martedì.
È davvero importante per voi il sostegno degli ULTRAS? L’avete detto voi con le vostre prediche fino a ieri sera.
Se il tifo organizzato è importante per voi, avete l’occasione di dimostrarlo. Lasciamo quei gradoni vuoti.
Io a Brescia non ci sarò.
Gianluca Savoldi