La Savoldata: L'allenatore Ultrà (dell'Atalanta), Shakhtar - Atalanta 0-3
Ci hanno detto che l’Atalanta avrebbe abbassato il ranking eppure oggi, dopo tanti anni, abbiamo 3 squadre agli ottavi di finale in Uefa Champions League. Il precedente risale infatti al 2011/2012 quando passarono “i giorni” Napoli, Milan e Inter.
Ci hanno detto che l’Atalanta avrebbe disonorato San Siro in una competizione così prestigiosa.
Destino vuole però che sia proprio la squadra di Bergamo ad onorare il vecchio Meazza riportando a Milano la prestigiosa “knockout phase” della Champions dopo 6 anni. L’ultima gara ad eliminazione diretta risale infatti al 2014 quando il Milan venne eliminato dall’Atletico Madrid.
Ora che la Dea ha passato il turno "il girone era facile.” Praticamente lo stesso del Napoli di 2 anni fa (con il Feyenord al posto della Dinamo) quando passarono City e Shakthar e non lo stesso Napoli che in campionato fece 91 punti arrivando a 4 dalla Juventus Campione d’Italia.
Pappagalli a parte sono arrivati tanti complimenti.
Tra tutti i messaggi ricevuti mi ha toccato di più quello del mio vecchio amico Cristiano Militello.
"Un premio al lavoro, bravissimi.”
Penso non ci sia gratificazione più grande per un bergamasco.
Questa squadra è riuscita a spingersi oltre i propri limiti grazie alla sua mentalità: coraggio unito a un po’ di follia.
Ecco perchè noi atalantini andiamo molto fieri di questa squadra e ci identifichiamo perfettamente nel nostro allenatore.
Il gioco espresso, che soddisfa anche i gusti dei semplici spettatori, non è che una naturale conseguenza di questo spirito garibaldino, il quale motto accompagna ancora il nome di Bergamo (Città dei Mille).
Tutto questo però non può accadere senza preparazione e competenza, da parte di tutte le componenti di un club. Un lavoro silenzioso, organizzato in ogni dettaglio.
Questa qualificazione agli ottavi di Champions League premia il lavoro di tutti.
Premia il magazziniere, colui il quale si prende cura del kit che il giocatore troverà al suo posto negli spogliatoi; premia l’allenatore del settore giovanile che prepara il campo per suoi allievi; premia il tifoso che "si gioca” tutte le ferie per seguire la squadra ovunque; premia il conducente del pulmino, grazie al quale i giovani neroazzurri sono puntuali sul campo e nello studio; premia la nonna che realizza un drappo per colorare lo stadio; premia il giardiniere che rimette a posto la zolla d’erba; premia i tifosi che non ci sono più ma che hanno lasciato i loro insegnamenti e il loro sorriso su quei gradoni.
Questo successo oggi gratifica Bergamo, ma è una speranza per tutte le squadre provinciali.
È la prova che un progetto serio, portato avanti con pazienza e perseveranza può portare a risultati straordinari.
Gianluca Savoldi