17/07/2023 | 09.09
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La Serie A tra i club che vendono i migliori ma vogliono cifre monstre dalle tv e il mal di sponsor



L’esito della partita per i diritti tv della Serie A a partire dalla stagione 2024/25 è tutt’altro che scontato e presenta molti aspetti da considerare. E sul tema, così come sulle difficoltà legate agli sponsor, pesano anche gli addii dei big sul mercato.

Magari avrà ragione Urbano Cairo e le negoziazioni con i broadcaster per i diritti televisivi per il mercato italiano riveleranno sorprese positive in termini incassi. Ma certamente ciò che si può dire è che per il momento i presidenti di Serie A in quanto proprietari dei singoli club non stanno facendo un piacere agli stessi presidenti di Serie A nella loro seconda veste di membri della Lega e quindi percettori pro quota degli incassi della vendita dei diritti tv.

Nello specifico, la trattativa tra l’amministratore delegato della Lega Luigi De Siervo, la commissione dei dirigenti e i tre broadcaster in corsa (DAZNMediaset e Sky) è entrata nel vivo e questa testata non esclude di pubblicare aggiornamenti importanti già a inizio della prossima settimana.









Secondo quanto trapela intanto la Lega Serie A, che aveva sbandierato un obiettivo ufficiale di 1,2 miliardi come cifra minima per essere obbligata ad accettare le offerte (quantomeno sui tre anni, mentre sul quadriennio e sul quinquennio il corrispettivo minimo è più alto), in realtà avrebbe invece come target “reale” quello di avvicinarsi ai 927,5 milioni di euro incassati in media ogni stagione nel ciclo 2021-2024, quando DAZN offrì 840 milioni – di cui 340 milioni dall’accordo con TIM – e Sky una media di 87,5 milioni di euro a stagione.

In questo senso non è impossibile che questo obiettivo “reale” possa essere raggiunto. Anche perché la trattativa, lasciando la possibilità di modulare le offerte nella fase delle negoziazioni one-to-one e quindi non essendo legata necessariamente a uno dei  24 pacchetti iscritti nel bando lascia possibilità di ottenere delle soluzioni su misura in cambio di una offerta maggiorata. Di qui il leggero ottimismo di Cairo. Per quanto bisogna notare che ora si ragiona su una tempistica di cinque anni e quindi anche pareggiando gli incassi, l’eventuale accordo avrebbe meno valore di quello precedente da tre stagioni.

IL VALORE DELLA SERIE A DEL FUTURO


Ma proprio qui sta il punto. Siamo sicuri che il valore del nostro maggiore campionato vada a crescere negli anni? Come si diceva in precedenza, se è vero che i presidenti di Serie A nella loro qualità di gestori delle proprie società stanno realizzando grandi incassi vendendo molti giocatori, soprattutto all’estero portando beneficio alle casse dei propri club, è altrettanto vero che questo atteggiamento non può far piacere a chi come i manager della Lega hanno il mandato di incassare il massimo dai diritti tv proprio per conto di questi stessi presidenti. Visto che molti tra i giocatori più talentuosi stanno lasciando l’Italia.

Sia chiaro, in questo momento si stanno trattando i diritti interni e la passione dei italiani per i derby d’Italia, per quelli di MilanoRomaTorino e per le grandi classiche del nostro torneo è sempre alta indipendentemente dai giocatori nelle varie rose. San Siro era pieno come ai bei tempi per il derby Inter-Milan anche quando il centrocampo era guidato dal modesto Yann M’Vila e non dal compianto Luisito Suarez (scomparso in settimana) e il trequartista del Milan era Jeremy Menez e non Gianni Rivera. E così anche nelle altre città o in occasione dei grandi scontri tra le big. Però non è detto che il calo della qualità possa impattare sulla domanda. Soprattutto per quei tifosi “televisivi” non tanto caldi da andare allo stadio ogni domenica e che preferiscono vedere i match in televisione.

Soprattutto però, quasi sicuramente l’esodo di molti talenti potrebbe farsi sentire quando, nei prossimi mesi, la stessa Lega Serie A dovrà negoziare alcuni contratti per i diritti tv internazionali (per fare un esempio, quello con Medio Oriente e Nord Africa è valido fino al 2025). I tifosi stranieri sono per lo più “neutri”, non tifano per le nostre squadre nella maggioranza dei casi e sono più votati a vedere uno spettacolo. Sono più clienti che tifosi e i grandi nomi servono per poter attirare offerte sostanziose.

DA TONALI A BROZOVIC, I BIG DELLA SERIE A IN USCITA


Entrando nello specifico nel breve volgere di due settimane dall’inizio del mercato la Serie A ha perso TonaliBrozovic e Milinkovic Savic – annunciato dall’Al-Hilal ma non ancora dalla Lazio –, e con tutta probabilità tra poco lascerà anche Onana. Senza dimenticarne altri che potrebbero salutare come gli juventini PogbaVlahovic e Chiesa, con questi ultimi nel mirino della Premier League. Mentre il percorso inverso sinora è stato intrapreso o da giovani di belle speranze quali Marcus Thuram e Timothy Weah oppure giocatori in cerca di rilancio quali Loftus-Cheek o Pulisic.

Insomma, se negli anni scorsi i vertici della Lega Serie A potevano esibire top player riconosciuti, come ad esempio Cristiano Ronaldo, oggi le negoziazioni dovranno basarsi su OsimhenLautaro MartinezLeaoKvaratskhelia e magari Lukaku. Nomi che infiammano i tifosi italiani e che per quanto possano aver fatto bene nell’ultima Champions League sono però stati profili complementari nell’ultimo Mondiale, che agli occhi dei grandi mercati internazionali (soprattutto quelli più ignoranti calcisticamente, ma anche più ricchi) rappresentano la vetrina principale a livello globale.

Per la cronaca Osimhen e Kvaratskhelia erano assenti, Lautaro Martinez ha fatto per lo più la riserva di Julian Alvarez (che per altro non è un titolare del Manchester City), Leao ha fatto più panchina che altro nella selezione portoghese, e Lukaku, che però aveva l’alibi di essersi infortunato, si è contraddistinto per i gol sbagliati nell’ultima partita.

Per quel che conta per altro, viste le mancate qualificazioni alle kermesse iridate, il reparto più pregiato della Nazionale italiana (che è pure sempre campione d’Europa in carica), ovvero il centrocampo, vede soltanto tre dei suoi principali elementi – BarellaFrattesi e Pellegrini – giocare in Italia mentre ai due che già da tempo sono Oltralpe – Jorginho e Verratti– si è ora aggiunto anche Tonali.

LA SERIE A E IL “MAL DI SPONSOR” DELLE SOCIETÀ


In questo quadro non ci si può stupire se la Serie A inizia a soffrire di mal di sponsor. La stagione della presentazione delle nuove divise per il campionato 2023/24 è iniziata, ma molti club della Serie A sono ancora alla ricerca di nuovi sponsor per le maglie. Mentre alcuni accordi sembrano essere in fase di conclusione, altri richiederanno più tempo.

Attualmente, stando agli annunci ufficiali, solo BolognaCagliariFiorentinaJuventusSassuolo (queste quattro hanno come sponsor società correlate), InterMilanMonzaNapoliTorino e Verona hanno contratti firmati per la prossima stagione, per un totale di undici club su 20. Ed è ovvio che i club stiano valutando attentamente le proposte dopo quanto accaduto a Inter e Roma nella scorsa stagione con il problema Digitalbits.

La piattaforma di criptovalute infatti non ha versato quanto dovuto ai due club – oltre 30 milioni per i nerazzurri e intorno ai 12 milioni per i giallorossi – e le società nelle ultime partite della passata annata hanno deciso di scendere in campo senza sponsor sul petto, fatta eccezione per l’Inter nell’ultima gara di campionato col Torino e la finale di Champions col Manchester City in cui c’era il logo Paramount+, ora confermato come main sponsor anche per la prossima stagione. E un caso simile c’è anche in casa Lazio, che dovrà sostituire Binance come sponsor a causa della scadenza del contratto e delle difficoltà della piattaforma. Anche Atalanta e Udinese (dopo la chiusura della partnership durata 17 anni con Dacia, azienda del gruppo Renault che dava anche il nome allo stadio friulano) sono alla ricerca di nuovi sponsor così come anche due delle tre squadre promosse in Serie A, ovverosia Genoa e Frosinone.

fonte calcioefinanza.it

 
By marcodalmen
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