05/10/2016 | 04.30
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La settima

Sono passate circa centotrentacinque ore tra la partita col Crotone e quella col Napoli, ma si potrebbe pensare che sono passati secoli.

Da un test non particolarmente probante, siamo passati all’incontro con una delle forze reali del campionato italiano: ebbene, i nerazzurri hanno meritato di portare a casa i tre punti anche nel secondo caso. Chi scrive non avrebbe (non ha) puntato un centesimo sulla vittoria nerazzurra, e nemmeno ha puntato su un “over”, come suggerito da alcuni sarcastici amici interisti: quegli stessi amici che da diverse ore non rispondono al telefono…

Da molto tempo non si vedeva giocare da parte dell’Atalanta una partita di questo livello di intensità: il Napoli resta una squadra di caratura superiore, ma a Bergamo non ha saputo trasformare questo valore in un risultato positivo.

Un paio di settimane fa si scriveva di errori, perché tanti se ne erano visti contro il Palermo, una squadra pessima che a Bergamo ha vinto in modo sostanzialmente meritato. La scorsa settimana invece si sottolineava come la vittoria ottenuta contro il Crotone andasse comunque presa con le pinze, a causa del valore di una squadra che non ha saputo impensierire i nostri.

E poi il Napoli. Che sarà anche arrivato a Bergamo senza aver pienamente riassorbito le fatiche che hanno caratterizzato l’incontro infrasettimanale di UCL col Benfica, ma che comunque ha portato nomi importanti sulle maglie ed un progetto tecnico di valore assoluto. Che si è visto schierare contro diversi ragazzi che i campi di calcio li ha frequentati più nelle partite del settore giovanile che non tra i professionisti, e in zone di campo dove gli avversari napoletani giocano nelle rispettive rappresentative nazionali.

Quasi fortunoso il gol di Petagna (bravo e pronto ad insaccare un pallone che ci si poteva aspettare sfilasse via), arrivato grazie ad una fortuita deviazione, sdoganato però da almeno tre altre occasioni nerazzurre. Una difesa apparsa quasi insuperabile (e rimasta insuperata) pur giocando contro il migliore attacco (fino a sabato mattina) della serie A.

Berisha che ha saputo metterci del suo quando è servito. La fase difensiva attenta, anche se alcune volte sotto pressione, la costruzione di gioco apparsa più briosa rispetto agli standard degli ultimi anni. Bene anche davanti, con un Papu Gomez che andrebbe clonato. Ma un “bravo” va detto veramente a tutti.

Tutti hanno sottolineato come questa vittoria sia quella di Gasperini, ed è vero: arrivato alla settima partita di campionato sulla panchina nerazzurra, ha saputo portare a casa la vittoria nella partita più difficile di quelle finora disputate. Ha avuto la forza di tenere in panchina chi per una ragione o per l’altra non gli sta dando quello che serve al suo calcio, inserendo giocatori esordienti o quasi. Ha saputo modellare un modulo (o più di uno) attorno al materiale umano che gli è stato messo a disposizione. Ha saputo tenere duro quando l’ambiente si è surriscaldato, e Bergamo sotto questo aspetto non è certamente una piazza facile da digerire.
Arrivati ad ottobre, stiamo vedendo la vera Atalanta. Che non è quella che ha vinto contro il Napoli e non è nemmeno quella che ha perso contro il Palermo, ma che giocoforza avrà a che fare con entrambe le versioni: perderemo alcune partite, magari anche male, e ne vinceremo altre, magari anche in modo indimenticabile, perché nello sport ci sta.

Chi saprà mettersi in discussione, con Gasperini, potrà fare un salto di qualità. Se ciò accadrà, anche tutta la squadra saprà crescere: questa è la realtà. Chi scrive pensa che nessuno possa ancora prevedere a quale livello potrà esprimersi questa squadra: certamente c’è un interessante potenziale, ma bisognerà vedere con quale continuità lo si potrà manifestare. Come sempre gli episodi avranno un peso fondamentale sotto questo aspetto.

Ma l’aspetto principale di questo campionato nerazzurro riguarderà il fatto che il gruppo condivida il credo calcistico di Gasperini: il mister che non è un guru, ma nemmeno un sopravvalutato.

 

BY GOALIE

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