30/09/2023 | 09.09
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La solidarietà dei tifosi atalantini

 



L'affetto e il «tifo» nei confronti del titolare del Bicerì, malato. Un gruppo di clienti della Curva atalantina sta gestendo il suo locale ora che lui non ce la fa. Vedovo, si è risposato anche per dare una mamma al suo bambino

Ci sono tanti modi per fare il tifo. E ci sono persone per le quali vale tantissimo farlo. Con parole piene d’affetto, con un incitamento, una preghiera urlata contro il cielo o semplicemente dicendo «eccoci, noi siamo qui. Per te, come sempre». Tutte cose, impastate con sentimenti limpidi e sensibilità cristallina, finiti nello striscione, pensato e realizzato dal Gruppo «17 ottobre 1907», una ventina di tifosi atalantini, per l’amico Massimo Zanelli, conosciuto come «Mussi». Che, con grande coraggio da qualche mese, sta giocando una partita durissima. Dietro quello che poteva sembrare un malessere banale, si è rivelata la diagnosi di una malattia seria e grave, con un’evoluzione rapidamente ingravescente.





Su un lenzuolo, usando il blu e nero dell’ordinanza cromatica atalantina, ci hanno messo una scritta, appendendolo lo scorso giovedì allo stadio e domenica, in occasione della partita contro il Cagliari, fuori dal suo wine bar «il Bicerì», il bicchierino in bergamasco. Una parola, ma anche un modo di dire perché, oltre a brindare alle cose buone della vita, il Bicchierino, con la B maiuscola, sta ad indicare l’ultimo sorso che si beve prima di tornare a casa. E, in un certo senso, il locale in Borgo Santa Caterina, aperto nel 2017 dal Mussi e salutato con gioia da tutti gli esercenti del Borgo d’Oro (come ricorda la Rosy che ha un bar poco più su «veniva da me a bere il caffè e quando mi ha detto che avrebbe aperto un suo locale, gli ho fatti i complimenti per il suo entusiasmo») un po’ casa lo è diventato per tantissimi, soprattutto per i tifosi dell’Atalanta. Che al «Bicerì» vanno prima della partita e ci tornano dopo, per contarsela su e commentare quello che è successo in campo. Il posto perfetto per festeggiare la vittoria o consolarsi se la Dea perde e tirare tardi. Ecco allora spiegato il senso ultimo della frase sul lenzuolo «Mussi, stasera chiudiamo noi».















«È il nostro modo di dire, glielo abbiamo sempre detto, ogni volta. Chiudiamo noi perché siamo gli ultimi ad andare via. E siamo ancora qui, anche se adesso lui non c’è — spiega un tifoso —. Lui lo sa cosa vogliamo dire e avrà capito». Già, Mussi lo sa e quell’abbraccio, scritto a grandi caratteri che i tifosi gli hanno mandato, se l’è preso tutto. Gli è arrivato con i pensieri affettuosi di chi sa che persona è, un uomo coraggioso e altruista, padre per scelta di un bambino speciale, vedovo di un amore scomparso tempo fa per un male bastardo, ma che nel dolore della perdita della donna amata ha saputo trovare, in un nuovo amore, una moglie e una mamma per il suo piccolo cucciolo.





Scelte forti, guerriere, che gli fanno onore in questo campo di lotta che è la vita. Scelte da campione. E ai campioni gli striscioni piacciono. Li fanno sentire amati e «sempre presenti» sugli spalti dell’Atalanta o davanti al bancone di un locale che è sì un bar, ma anche un nido di passioni e sentimenti veri.


fonte bergamonews.it

By marcodalmen
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