23/09/2019 | 17.20
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La vacua retorica del razzismo - by Scozia

Scrivo queste righe, sperando di farlo senza risultare stucchevole, dopo il clamore mediatico per i PRESUNTI cori razzisti verso il giocatore viola Dalbert. Premessa, magari superflua, ma chi mi conosce sa come il sottoscritto aborra qualunque anche lieve forma di discriminazione basata sull’appartenenza etnica o sul calore della pelle. Ho vissuto all’estero, giro il mondo per lavoro, le mie discriminanti per giudicare le persone sono l’intelligenza ed, udite udite, la valutazione dei fatti. Se uno svuota il portacenere fuori dal finestrino è uno zotico, se uno ruba è un ladro. Che sia rom, turco, finlandese o bergamasco. Ciò detto, ieri ero presente in curva allo stadio Tardini e NON HO UDITO ALCUN CORO RAZZISTA INDIRIZZATO A DALBERT. Per carità, nessuno può sapere se una singola persona, magari in gradinata bassa vicino al campo, abbia mischiato qualche epiteto a sfondo razzista in mezzo ad altri insulti ricolti al giocatore, e se lo avesse fatto dovrebbe vergognarsi. Ma resterebbe l’azione di un singolo in mezzo alla massa come purtroppo, e sottolineo PURTROPPO, avviene in qualunque stadio; ma anche su qualunque treno, in qualunque piazza. Se c’è un giocatore che può lamentare di aver subito cori da tutto lo stadio quello è CHIESA, e qui mi autoaccuso in quanto sono stato un partecipante attivo, cosciente ed assolutamente non pentito di avere insultato uno dei giocatori più odiosi ed antisportivi del panorama calcistico nazionale. Confesso, l’ho fatto e lo rifarò alla prossima occasione. Ma riguardo al RAZZISMO, TEMA TANTO IMPORTANTE QUANTO “SCIVOLOSO”, è indispensabile avere un approccio fortemente etico, nonché un’ASSOLUTA SCUPOLOSITA’ nella verifica dei fatti, soprattutto da parte dei MEDIA,. Perché ci vuole un nonnulla per affibbiare indelebili ed infamanti etichette ad un’intera tifoseria. IO NON CI STO !!! La vacua retorica del razzismo, un “anti razzismo di facciata”, rischia solo di offendere una marea di persone perbene senza risolvere in alcun modo i problemi reali. I MEDIA, la UEFA, hanno i mezzi per distinguere con chiarezza quando ci si trova di fronte a cori razzisti: espliciti, con una tifoseria che a gran voce insulta un giocatore o una tifoseria rivale con contenuti razzisti o di discriminazione religiosa o territoriale, come avviene eccome in molte parti d’Europa, oppure tramite i famosi “BUUU” … ma qui sta il problema, c’è BUUU e BUUU … da che mondo è mondo questo suono gutturale è stato usato dal pubblico di qualsiasi spettacolo o dall’uditorio di qualsiasi comizio per manifestare malcontento o disapprovazione. Quindi, una cosa è un BUU, misto a fischi ed altri insulti, indirizzato ad un calciatore che magari ha pure provocato o fatto delle sceneggiate (vi ricordate Koulibaly e Mertens a Bergamo ?!?), decisamente un’altra quando settori interi di uno stadio intonano dei “BUU-BUU-BUU” cadenzati ogni volta che un giocatore tocca la palla … Qui servono regole chiare: E’ L’ARBITRO IL SUPREMO GIUDICE, COLUI IL QUALE DEVE COGLIERE (SE LI COGLIE) LE PRESUNTE MANIFESTAZIONI DI RAZZISMO E DECIDERE IL DA FARSI. I GIOCATORI DEVONO GIOCARE ! Un giocatore che fa come Dalbert ieri (comportandosi da pusillanime) andrebbe ammonito, come chi va dall’arbitro chiedendo l’ammonizione di un avversario o sollecitando la consultazione del VAR. Perché l’arbitro non ha sentito niente ? Perché niente era accaduto. Se poi ogni singolo giocatore va a lamentarsi dall’arbitro perché un ubriaco gli ha urlato qualcosa allora chiudiamo la bottega e giochiamo il calcio alla playstation. Il RAZZISMO è un tema talmente delicato che va gestito con grande attenzione ed onestà intellettuale. Un po’ come il forse ancor più delicato tema della violenza sulle donne. La storia dei nostri giorni ci insegna che quando la SACROSANTA difesa degli elementari diritti di ogni persona umana, ad esempio il libero arbitrio di una donna su cosa fare, come e con chi farlo, viene contagiata da una sterile retorica sensazionalistica, c’è chi se ne approfitta ingannando la comunità a discapito di tutte le persone che di violenza o pregiudizio sono state reali vittime. I giocatori che si abbeverano alla fonte del vittimismo, ed i media che cavalcano l’onda per puri fini sensazionalistici, soni i peggiori nemici di una SINCERA e REALE LOTTA A QUALUNQUE FORMA DI RAZZISMO. Poi si sa, uno stadio non è un convento di clausura, e nemmeno un atelier di Vivienne Westwood, e vivaddio ! Si diranno un po’ di parolacce, si insulterà qualche giocatore o tifoseria rivale, ma questo fa parte del gioco, è il bello della passione popolare ! Uno stadio asettico, fatto di tanti damerini impomatati ordinati ed obbedienti, come lo vorrebbero Infantino e le cariatidi della Uefa, farebbe morire questo sport. Poi hai voglia a “vendere il format” …

Paolo (SCOZIA)

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