L'albero della vita by Ombra
L’inizio di campionato, sulla scia del girone di ritorno scorso e della campagna di Europa League, ha confermato una Dea diversa da quella cui il mister di Grugliasco ci aveva deliziato nei suoi primi anni di regno. Meno asfissiante, meno arrembante e iperaggressiva, meno scriteriata e scellerata. Più guardinga e prudente, più consapevole e matura, più controllata e riflessiva. Pro e contro sono sotto gli occhi di tutti. Può essere un’Atalanta meno eccitante e attraente, ma ciò non significa meno forte. Almeno nell’immediato. La carta d’identità del nucleo storico, tuttavia, inizia ad accumulare primavere su primavere. E se la mente può non necessariamente perdere colpi man mano che si aggiungono candeline sulla torta, gambe e polmoni presentano inevitabilmente il conto.
Sarà bieco aziendalismo? Sarà un’illusione inconcepibile, sobillata da una realtà sociale e personale troppo brutta per guardare il lato negativo anche di questa amena medaglia? Sarà questo e altro, ma le fiches scommesse da Pagliuca, Percassi, D’Amico e Congerton sono nelle mani del mazziere più controverso della Serie A. Il messaggio potrebbe suonare così: “Caro Gian Piero, tutti sappiamo quanto sei geniale e visionario. Senti, siamo arrivati da poco e, prima di fare passi più lunghi delle gambe, vogliamo piazzare un minimo di radici. In soldoni: Gomez e Ilicic sono insostituibili per il nostro pur cospicuo conto in banca. Insostituibili, nell’immediato. Per tornare a quei livelli in futuro, serve un minimo di tempo per recuperare quella forza e quell’appeal. Nessuno dice di trovare esattamente quei due lì, ma magari, in altri ruoli e zone di campo, qualcuno che possa ambire a quel risultato. Per quest’anno va così: contiamo su di te, sulla capacità di massimizzare gli stimoli residui dei “vecchi” e tornare in Europa. Inizia a capire come lavorare la materia prima appena arrivata tra le tue mani, quale ramo stralciare e quale frutto cogliere nel pieno della maturazione.”
Il tronco mostra sempre più anelli. Affinché sia quello di un sempreverde e non quello di una canna scossa dal vento, le radici devono stabilizzarsi. Pazienza, tanta pazienza. E torneremo a illuderci come nelle notti di San Siro o di Lisbona. Sarà aziendalismo, saranno illusioni. Ma lasciateci credere che le future fronde saranno di nuovo le più invidiate d’Italia.
0mbra
By staff