02/02/2023 | 23.50
103

L’ALLENATORE ULTRÀ (dell’Atalanta) - By GianLuca Savoldi

Originale dall'account FB dell'autore e per autorizzazione dello stesso

 

CARO MISTER TI SCRIVO, COSÌ MI DISTRAGGO UN PO’

Ciao mister, oggi vorrei tanto prendere il telefono e chiamarti, ma so perfettamente che non è il momento.
Provo a scriverti; chissà che prima o poi, tra l’infinità di cose a cui devi pensare e la miriade di roba che hai da fare, le mie parole arrivino a destinazione.

Ogni tanto ripenso a quando ho iniziato ad allenare e mi rendo conto che non sapevo un proprio un cazzo.
Ti confesso che mi imbarazzo quando mi rivedo lì, al mio primo giorno da mister.
Quando mi sono presentato ai ragazzi ero più timido io di loro.
A posteriori ho capito tantissime cose sul ruolo dell’allenatore e chissà quante ne scoprirò ancora.
Più tempo passa, sul campo, negli spogliatoi, sul pullman, più trovo impacciato, ignorante, inadeguato l’allenatore che ero all’inizio.

Eppure in giro è pieno di gente che pretende di spiegare ad allenatori come te (con più di 500 panchine in serie A, un centinaio tra B e C, una decina d’anni di settore giovanile alla Juventus) come si gestisce un calciatore, uno spogliatoio.
Incredibile ma vero, c’è una fila interminabile di persone pronte a dirti chi e come mettere in campo, senza aver mai provato a guidare una seduta di allenamento nella loro vita.
Sono pronti a dirti che scelte avresti dovuto fare ma sempre dopo la partita, mai prima.
Prima della partita, in settimana, non c’è mai nessuno che si mette in coda, nessuno che bussa alla tua porta.

Sei riuscito in un’impresa eroica ma è diventata un arma a doppio taglio.
Siamo arrivati al punto che l’Atalanta non può più perdere 1 a 0 a San Siro contro l’Inter (con 2/3 occasioni per parte) che ti saltano addosso.
Non importa se questa Inter negli ultimi due anni ha vinto 1 Scudetto, 2 Supercoppe, 1 Coppa Italia, perderci è una tragedia.

Parlo di pubblico ma non parlo di tifosi, altrimenti dovrei evidenziare una situazione ben più grave.
Faccio parte da sempre e con orgoglio di una tifoseria che si è sempre distinta dalle altre, seppur blasonate, con grande sostegno a prescindere. Ultimamente pare che siamo diventati come le tifoserie sopracitate, tifosi del risultato.
In questa nuova versione della nostra tifoseria io non mi riconosco più.

È brutto da dire ma la scorsa estate ho sperato in un sostanziale ridimensionamento, un ritorno alle origini, con la valorizzazione dei giovani come priorità assoluta e un naturale obiettivo minimo della salvezza.
Me lo sono augurato, per poter tornare tutti con i piedi per terra, per ripulire gli spalti di tutta quella gente inutile di cui sopra.
Che poi, di fatto, un grande ridimensionamento c’è stato, ma come sempre, caro mister, sei riuscito a tirare fuori il meglio e pure di più.
Siamo ancora lì al 3^ posto, con club che spendono e spandono e poi vanno in malora, mentre noi restiamo un esempio virtuoso come gestione sortiva.

Lo vedi? La colpa è tua.
Ci hai portato a fare (e ormai ad aspettarci) l’impossibile e quella volta che accade il probabile, la normalità, non la accettiamo più.
Ci hai fatto ubriacare al punto che noi tifosi atalantini non capiamo più un cazzo.
È brutto da dire ma mi auguro che tu vada ad allenare altrove, perchè un bel risveglio nella realtà vera è ciò che ci meritiamo.

Non voglio annoiarti mister, ma prima di chiudere vorrei ringraziarti, non da tifoso ma da “giovane” mister quale sono.
Sei stato e sarai sempre per me (con qualsiasi colore) un importantissimo riferimento, una preziosa fonte di ispirazione, un grandissimo esempio da seguire.

Con affetto

Gianluca
By staff
103 commenti