18/12/2018 | 20.05
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L’Atalanta vede l’Europa

La Dea la spunta in una partita equilibrata, guadagnando tre punti su una diretta concorrente

Nelle ultime stagioni la sfida tra Atalanta e Lazio è diventato un classico tra squadre in lotta per una qualificazione europea. Quest’anno però, nonostante una classifica che tiene ancora perfettamente in corsa entrambe per un posto in Europa, Atalanta e Lazio hanno dovuto affrontare un periodo di flessione che ne ha modificato in parte equilibri o principi di gioco.

Per la loro sfida diretta i nerazzurri e i biancocelesti avrebbero avuto bisogno delle rispettive versioni tirate a lucido, ma in pochi giorni è difficile poter ritrovare lo smalto dei tempi migliori. Così l’Atalanta, che rispetto alle scorse stagioni non ha forse la stessa brillantezza fisica, ha potuto mettere in atto solo a sprazzi le caratteristiche che la rendono una squadra unica nel nostro panorama calcistico. Allo stesso modo la Lazio ha confermato ancora una volta come, seppur con un piano ben organizzato da Simone Inzaghi almeno sulla lavagna tattica, il suo gioco si sia visibilmente semplificato. La Lazio ha meno soluzioni offensive rispetto allo scorso anno, quando i biancocelesti hanno chiuso il campionato con il miglior attacco con 89 gol in 38 partite – 2,3 reti a partita.

 

Anche e soprattutto per colpa del drastico calo di forma di Milinkovic-Savic e Luis Alberto, partito ancora una volta dalla panchina nella sfida di ieri, la Lazio ha diminuito la qualità del proprio palleggio. Nonostante tutto Simone Inzaghi è riuscito lo stesso a studiare un piano efficace per mettere in difficoltà l’Atalanta, a sua volta reagendo a quello altrettanto efficace di Gasperini, finché le energie fisiche della Dea hanno retto.

Vecchia e nuova Atalanta

Il vantaggio ottenuto a freddo non ha modificato il piano di gioco di Gasperini, che come sempre ha seguito i suoi principi di base adattandoli alla partita specifica. Come anticipato nella nostra preview, il tecnico atalantino ha impostato il pressing offensivo in modo diverso rispetto alla sfida di Bergamo di dodici mesi fa: inizialmente veniva lasciato libero un difensore laziale per garantire un uomo in più in copertura in fase difensiva nell’economia delle marcature a uomo dell’Atalanta. Come previsto, il difensore laziale lasciato libero di impostare non è stato il più dotato tecnicamente e il più intraprendente – Radu – ma piuttosto Wallace, individuato come il punto debole della costruzione bassa della Lazio.

 

L’Atalanta, schierata con il suo classico 3-4-1-2, attaccava Acerbi e Radu con Zapata e Ilicic rispettivamente, fin da inizio azione. Lo stesso avveniva con Gomez, piazzato a uomo sul mediano Badelj. Il pressing organizzato da Gasperini prevedeva che il mediano del lato di Wallace, cioè Freuler, abbandonasse la marcatura della mezzala di cui si occupava a inizio azione, Parolo, e si staccasse per andare ad aggredire proprio Wallace dopo la sua ricezione. Freuler a sua volta doveva fidarsi del fatto che, alle sue spalle, il difensore centrale della zona, Mancini, uscisse tempestivo e talvolta anche molto lungo su Parolo.

 

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Gomez insegue a uomo Badelj, mentre Freuler attacca Wallace solo dopo la sua ricezione, ma la scalata molto forte di Mancini su Parolo permette all’Atalanta di riuscire nel pressing asimmetrico.

 

Il piano rispondeva all’idea di bloccare la zona sinistra di attacco della Lazio – di solito la più battuta dai biancocelesti – tramite Radu, spesso impossibilitato a costruire dal basso. A sua volta, il pressing coordinato di Freuler e Mancini, quando ben eseguito sia nel primo che nel secondo tempo, ha messo in difficoltà Wallace. A fine partita il difensore brasiliano ha messo a segno una percentuale di passaggi riusciti del 73.3%, contro l’80.8% di Acerbi e l’89.4% di Radu. La strategia di pressing ha permesso all’Atalanta di recuperare il pallone in zone mediamente più alte rispetto alla Lazio – 37.2 metri contro i 35.9 dei biancocelesti – nonostante un baricentro medio molto più basso rispetto alla squadra di Inzaghi, 43.5 metri contro 51.3.

 

Già attorno al ventesimo, tuttavia, Freuler ha cominciato sempre meno spesso ad attaccare Wallace e questo – unito alla condizione fisica non brillantissima dell’Atalanta – ha impedito alla Dea un atteggiamento aggressivo in fase di recupero palla e nelle marcature a uomo. La squadra di Gasperini si è fisiologicamente abbassata e già nel primo tempo la Lazio ha potuto gestire meglio il pallone. La percentuale di possesso dei biancocelesti è aumentata dal 53.1% al 57% nella ripresa (la media stagionale della squadra di Inzaghi è del 50.8%).

 

Per conservare il possesso e risalire il campo l’Atalanta ha beneficiato della nuova posizione di trequartista del Papu Gomez, non più costretto a formare la catena sinistra ma libero ora di mettersi in appoggio in ogni zona in cui si sviluppa il possesso della Dea. Gomez solo sporadicamente, però, è andato a sovraccaricare la qualità tecnica a destra andando a dialogare con Ilicic, preferendo il più delle volte aiutare la catena sinistra per ridare all’Atalanta le vecchie certezze e poter liberare così Zapata al centro dell’area. Come sempre Gasperini ha dato alle due punte la funzione di legarsi in realtà con le rispettive zone di fascia, ma quando Gomez veniva ad associarsi sul lato sinistro Gasperini ha chiesto a Zapata di accentrarsi per aumentare il peso in area di rigore. Gosens, l’esterno sinistro atalantino, è stato il giocatore che ha effettuato più cross nella partita (8), avvicinato solo da Lulic (7).

 

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La pass-map dell’Atalanta evidenzia il contributo fondamentale di Gomez nella fascia sinistra, nettamente la più utilizzata dalla Dea.

 

In aiuto alla catena sinistra è andata anche la prestazione eccellente di Freuler, forse il migliore in campo. Il suo contributo non è stato fondamentale solo nell’economia della fase difensiva, essendo lui il pressing trigger della squadra, ma Freuler è stato anche il giocatore con più passaggi riusciti nella partita (44). Il suo contributo nel destreggiarsi negli spazi stretti è stato fondamentale per l’Atalanta, soprattutto per risalire il campo nel secondo tempo, quando la formazione bergamasca è andata in sofferenza.

Le mosse di Inzaghi

Conoscendo da un lato le difficoltà della sua squadra e dall’altro le caratteristiche ben definite dei suoi avversari, Simone Inzaghi ha preparato un piano gara semplice ma che avrebbe funzionato, non fosse per il deficit di qualità attualmente patito dalla Lazio. Alcune delle scelte di Inzaghi hanno rappresentato contromosse che hanno complicato il piano difensivo dell’Atalanta, contribuendo a farla abbassare notevolmente di baricentro.

Inzaghi, conscio delle difficoltà nel fraseggiare bene sul lato sinistro come avveniva lo scorso anno, sta ora cercando in maniera sistematica un gioco più verticale verso le punte. Per aggirare le marcature a uomo di Gasperini, Inzaghi ha utilizzato i movimenti di Parolo per due scopi: da un lato ha provato a condizionare i meccanismi di pressing dell’Atalanta, che prevedevano proprio un cambio di marcatura su Parolo da Freuler a Mancini; dall’altro, i movimenti decentrati della mezzala laziale dovevano servire per aprire i corridoi centrali dove poter verticalizzare centralmente, permettendo anche a Wallace ogni tanto di essere efficace nelle verticalizzazioni. I mediani dell’Atalanta non hanno come principio inculcato in mente quello di proteggere la zona davanti alla difesa, ma seguono comunque l’uomo anche decentrandosi a loro volta.

 

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Dalla pass-map della Lazio si vede bene la posizione media di Parolo molto più aperta di quella di Milinkovic-Savic, oltre che la disposizione in verticale delle punte con Immobile alle spalle di Correa.

Il piano di gioco della Lazio, testimoniato dalla mappa dei passaggi e dalle posizioni medie qui sopra, è visibile anche nell’immagine sotto. L’obiettivo di Inzaghi era anche quello di far ricevere spesso Immobile tra le linee approfittando dei movimenti profondi di Correa: una scelta apparentemente in controtendenza, ma che serviva al tecnico laziale per permettere a Immobile di giocare rapidamente di sponda per velocizzare la manovra nella trequarti offensiva. Con 5 sponde effettuate, Immobile è stato il giocatore che ne ha eseguite di più in entrambe le squadre.

 

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Parolo si allarga e si apre il corridoio per Immobile. Correa tiene impegnato Palomino e il centravanti della Nazionale ha molto spazio per ricevere centralmente tra le linee.

Nell’immagine sopra, Correa tiene impegnato Palomino per proteggere la profondità e questo permette a Immobile di avere spazio tra le linee. In altri casi, invece, Immobile in posizione centrale ha usufruito del fatto che proprio Palomino raramente sia uscito a “rompere” la linea per chiudere lo spazio sulla sua ricezione, in linea con l’orientamento all’uomo della sua squadra. Una situazione probabilmente studiata da Inzaghi per dare efficacia al suo attacco, nonostante soprattutto nel primo tempo il tecnico laziale si sia più volte lamentato del fatto che Correa non offrisse la giusta profondità.

La posizione di Milinkovic-Savic, invece, doveva rispondere alla volontà di alimentare la qualità nelle combinazioni centrali e a usufruire dei suoi inserimenti. La partita del serbo tuttavia, nonostante qualche buon tentativo, è stata piuttosto opaca come ormai da abitudine: Milinkovic-Savic ha messo a referto solamente il 73.1% di passaggi riusciti e nessun filtrante riuscito. Accentrando la posizione del serbo, Inzaghi ha anche permesso a Radu di sganciarsi molto spesso per aiutare Lulic nella catena di sinistra: il difensore rumeno, tuttavia, ha messo a referto solamente un cross e nessun passaggio filtrante riuscito.

 

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La posizione accentrata di Milinkovic-Savic incoraggia la sovrapposizione di Radu da difensore centrale, per creare superiorità numerica sul lato sinistro.

Pur disponendo del possesso per la maggioranza del tempo, la partita della Lazio è stata piuttosto sterile. Il calo di Milinkovic-Savic e Luis Alberto hanno tolto contemporaneamente qualità e fisicità nella trequarti offensiva e l’utilizzo sempre più massiccio di Immobile in fase di manovra non è un bel segnale per la Lazio.

L’ingresso di Luis Alberto al posto di Badelj non ha cambiato la sostanza della partita: in circa mezz’ora in cui è stato in campo lo spagnolo ha completato appena 10 passaggi. Con l’Atalanta ormai schiacciata, l’ingresso finale di Caicedo al posto di Wallace ha invece aumentato il peso della squadra sia nelle verticalizzazioni che nei cross. Il gol annullato nel finale ad Acerbi – per un fuorigioco millimetrico – poteva funzionare da tampone per una squadra affetta da problemi strutturali.

La Lazio non vince una partita da quasi un mese e mezzo e deve sopratutto sperare che i suoi giocatori migliori riprendano la condizione, per non far nascere il rimpianto di non averli ceduti in estate. L’Atalanta invece, pur con qualche difficoltà, sta iniziando a trovare una continuità di risultati in un campionato che ora vede il quarto posto a portata di mano. Nonostante forse non sia la versione più brillante degli ultimi anni, l’abbassamento del livello competitivo di alcune squadre del nostro campionato – le squadre romane su tutte – permette alla squadra di Gasperini persino di sognare una qualificazione in Champions League.

fonte ultimouomo.com

By marcodalmen
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