17/06/2021 | 15.30
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Le illogiche del ‘politicamente corretto’. - by ReMo

ei lontanissimi giorni in cui frequentavo la scuola materna, capitò che il lattaio sotto casa mia venisse a mancare, ponendomi un grave interrogativo che sorprese ed innescò, in una certa qual maniera, il mio primissimo dubbio sul politicamente corretto. Sino ad allora avevo dato credito ad una mia candida supposizione per cui, i commercianti alimentari in primis, sarebbero stati esentati dalla morte, proprio a causa della loro importante funzione. I miei dubbi sul chi ci avrebbe fornito il latte sfumarono con l’insorgere di certezze amare, quale la morte, che insidia pervicacemente ogni essere in vita. Non espando logiche meditative trappistiche nel soffermarmi su questa  realtà, ma vorrei richiamare alla mente, quanti siano i fatti luttuosi cui soccombono le vite di tante persone, in mille diverse maniere che si spengono ogni giorno, a tutte le latitudini. Non rivelo nulla di nuovo nel sostenere la sacralità della vita e tutte le giuste attenzioni per salvaguardarla e proteggerla, ma credo vada sottolineato che la ‘livella’, come ebbe a chiamarla Totò, colpisce con equità e giustizia, senza favoritismi di sorta, ogni uomo, ricodificando la loro pari valenza teorica.

Purtroppo la divisione introdotta da noi stessi, con l’assegnazione di plusvalori a talune categorie, ha cancellato il concetto di equivalenza, depennando importanza e rispetto, cui ogni persona ha pieno diritto.

I calciatori, in particolare, oltre ai trattamenti di estremo favore che vengono loro ammanniti, sono spesso considerati vittime sacrificali di uno sport che li logora oltre misura e spesso si spendono voti al fine di preservarne l’integrità fisica ed intellettuale degli eroi del terzo millennio. Inutile illustrare quanti e quali lavori siano realmente usuranti e quale sia il misero corrispettivo economico che viene loro riconosciuto, rispetto a questi previlegiati.

Il fatto che, dopo la positiva risoluzione del caso Eriksen, sia stata ripresa la partita, ha diffuso un grande stupore e molte disapprovazioni, che personalmente, mi lasciano molto perplesso.

Giusto porre l’attenzione sullo stato di salute del giocatore e felicissimo del fatto che abbia potuto superare il gravissimo incidente, ma il fatto resta al di fuori di ogni efferata violenza imputabile ad alcuno e pertanto va accettato con la giusta attenzione, che, fortunatamente non è mancata ed ha dato riscontri di grande conforto.

Superato questo risvolto, credo sia stato logico riprendere la partita, calcistica e della vita.

Non rammento che catene produttive venissero bloccate dal verificarsi di uno dei tanti, certamente troppi incidenti che mietono vittime sul lavoro, che comunque deve andare avanti, proprio come la vita che prosegue malgrado tutto.

Non mi è mai piaciuta la frase che prevede il proseguimento dello show, comunque vadano le cose, ma debbo ammettere che rispecchia la cruda realtà della vita, che ci allinea tutti ad accettarla, con i suoi pregi ma anche con i suoi inconvenienti.

Solo fatti delittuosi o tragicamente rilevanti possono e debbono sospendere i ritmi del vivere, ma la quotidiana routine deve trovare la dovuta, prevista accettazione, senza discriminare classi di merito o di appartenenza.

Quando il campionato di calcio riprese, con la penalizzazione degli accessi, in un clima di terribile sopravvivenza, qualcuno storse il naso, ma ora, in vista del possibile ritorno alla normalità ammette che quello è stato il primo passo di riapertura alla vita.

Con l’accettazione senza resa, di tutto ciò che rientra nelle possibili eventualità.

Buona estate a tutti gli atalantini.

 

Remo

 

Il "politically correct" è politicamente corretto? - Ermes
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