20/03/2021 | 18.20
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Le tre maglie di Glenn - by ReMo

Noto che sempre più frequentemente viene enfatizzato, all’inizio di racconti o di films, la precisazione del fatto che la vicenda narrata si ispira ad avvenimenti reali.

Non per accodarmi all’andazzo, ma anch’io posso sostenere che il mio racconto è realtà vissuta, anche se certamente di dimensione tale da narrarsi sottotono.

Non sto a ricordare chi sia Glenn, il grande paladino nerazzurro del nord Europa, arrivato da noi dopo militanze europee prestigiose e stabilitosi, a fine carriera tra noi, dopo aver condiviso tante avventure sportive.

Per coloro che non hanno avuto il privilegio di vederlo sul campo, riassumo che Glenn Peter Stromberg è stato il capitano che ci ha regalato il prototipo delle qualità per esserlo, con autorità, eleganza ed orgoglio

Il suo carisma nel tempo, ha superato le sue qualità sportive e tuttora resta, non solo per noi bergamaschi, l’immagine sportiva di riferimento, il Capitano impeccabile e valoroso a cui il pensiero corre ancora con ammirazione e riconoscenza.

In seguito ne avremmo avuti altri, ma l’onore che Glenn ha apportato alla sua fascia resta davvero unico, inattaccabile ed esclusivo: da reale Signor Capitano, allora, adesso e sempre.

Il suo arrivo a Bergamo si impose anzitutto per l’immagine, atletica, affascinante e signorile con lungo trine biondo che affascinò inesorabilmente grandi schiere di fanciulle.

Tra le tante debbo annoverare anche una mia figlia, allora dodicenne, che prese ad avviare serie di pellegrinaggi verso lo stadio, non perdendosi alcuna seduta di allenamento, ma addirittura facendosi accompagnare a Zingonia per gli sparuti allenamenti che si tenevano laggiù.

Pur nella timidezza della sua età la ragazza seppe intrattenere uno splendido rapporto, impostato su cortesia e signorilità, che io stesso potei condividere, con scambi musicali che Glenn ricambiò regalandole ben tre maglie, di cui due con i colori atalantini ed una della nazionale svedese, di cui Glenn era alfiere.

Orgogliosa dei suoi trofei, per anni Grazia custodì con cura omaggi tanto graditi e significativi, finché, il trascorrere del tempo, computato in anni, ne attenuò l’emozione.

Il giorno in cui provvide a recuperare i suoi preziosi cimeli, fu mossa da uno spirito nuovo: i veicoli di tante lontane emozioni, avrebbero potuto riprendere l’antico pregio, tramutandolo in un gesto di solidarietà che colui che ebbe ad indossarle avrebbe plaudito e condiviso.

Nella bergamasca valle Brembilla, un movimento franoso seguito a copiose piogge, aveva causato il crollo di alcune abitazioni, ponendo in grandissima precarietà la vita di diverse persone.

L’emittente locale bergamasca, la cui conduttrice era la signora Elisa, poi passata in nerazzurro, era stata fautrice di un’asta benefica impostata sulla messa in vendita di cimeli nerazzurri.

Le tre maglie di Glenn tornarono in campo per la partita più importante della loro già gloriosa storia, raccogliendo un importo in denaro di una certa consistenza.

Ripensando a questo episodio ho il piacere di constatare come le casacche nerazzurre abbiano sempre saputo distribuire emozioni, supporto morale ed economico: in una parola il meglio del vivere, interpretato in chiave bergamasca, con generosità illimitata e senza calcoli.

Non ho mai domandato a mia figlia con quale animo abbia potuto privarsi di quelle favolose mappe di storia atalantina, anche perché, in quel gesto ella aveva espresso il massimo della sua maturità e del suo spirito di sacrificio, speso tuttora verso chiunque ne abbia bisogno.

L’Atalanta è davvero scuola di vita, talvolta espressa in maniera ridotta e solo accennata, ma che matura dentro di noi, tutti i suoi frutti, senza alcun dubbio.

Aggiungendo alle qualità bergamasche il sigillo dello sport atalantino.

Grazie Atalanta !

 

ReMo
By staff
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